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sabato 21 luglio 2012

Fissato per domani innanzi all’8° Sezione il Riesame per la libertà di medici e avvocati di Sessa Aurunca In sede di interrogatorio di garanzia quasi tutti, però, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere – Fiducia dei difensori per un esito favorevole – Assenza di riscontri obiettivi alle dichiarazioni del pentito Armando Martucci –



Fissato per domani innanzi all’8° Sezione  il 

Riesame per la libertà di medici e avvocati di 

Sessa Aurunca


In sede di interrogatorio di garanzia quasi  tutti,   

però,  si sono avvalsi della facoltà di non 

rispondere – Fiducia dei difensori per un esito 

favorevole – Assenza di riscontri obiettivi alle 

dichiarazioni del pentito Armando Martucci –


     Sessa Aurunca -  Sono stati fissati per domani, lunedì 23 luglio, innanzi all’Ottava Sezione del Tribunale della Libertà di Napoli,  gli interrogatori per il riesame delle posizioni ( se ricorrono o meno ancora motivi per la detenzione e se sono state osservate le regole processuali ) per tutti gli arrestati della zona di Sessa Aurunca: medici, avvocati, bancari, affaristi,  corrotti e  corruttori.  
     Gravissime sono le imputazioni per tutti gli accusati che vanno dall’associazione a delinquere, al falso, alla truffa, al riciclaggio  e pur tuttavia gli avvocati difensori (Camillo Irace, Luigi Iannettone,  Mario Sciarretta,  Gianluca Di Matteo e Luigi Imperato ) sono fiduciosi specialmente alla stregua di quanto è emerso in sede di Riesame innanzi al  Tribunale Ordinario di Roma – Sezione per il  riesame dei provvedimenti restrittivi della Libertà personale  - nei confronti dei magistrati non togati  - Luigi Gerardo Bagni,   Carlo Papa e Umberto Della Rocca, tratti in arresto l’anno scorso poi scarcerati dal Riesame tutti  in servizio presso l’ufficio del G.d.P. di Sessa Aurunca,  accusati dallo stesso  collaboratore di giustizia della vicenda odierna.
     Il Riesame di Roma, infatti, riscontrò,    nelle  accuse del pentito Armando Martucci,  ( il quale, tra l’altro, ha accusato in altro processo,  anche l’avv. Michele Santonastaso ),   in un caso: “l’assenza di riscontri obiettivi”, e in un altro caso: “risultano però privi di riscontri esterni  riferibili ai fatti ed elementi concreti e specifici”. Insomma  questo Martucci,  nonostante le sue chiamate in correità sembra,  “non attendibile”. 
     Nello specifico l’accusa  prospetta per  Michele  Buono,  Gennaro Pizza,   Giancarlo Filippelli e Luciano   Peluso,  la contestazione di truffa (  perché, al fine di commettere il delitto di truffa in danno di svariate compagnie assicurative - allo stato non procedibili per difetto di querela,  in qualità di medico dell’ospedale civico di Sessa Aurunca ( e quindi di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni), falsamente attestava di avere sottoposto a visita centinaia di persone, fra le quali alcune i cui certificati venivano utilizzati nei seguenti sinistri: Antonio  e Lorenza Brini,  contro  AXA ASSICURAZIONE;  Fernando   Capozio e  Antonio Cortani contro Emanuele Biondino e Fondiaria Sai;  Michelina D’Annolfo, contro Raffaele Bamundo e  Generali Assicurazioni;  Fabrizio Di Tanocontro Vincenzo Nunnari e Generali Assicurazioni;   Salvatore Cutolo contro Massino Noris Avolio  e Zurich Assicurazioni;   Caterina  Ricciardi contro Mauro Corbo e Allianz Toro Assicurazione;  Antonio e  Luciano  Montano  contro  Valentino  Rullo e Generali assicurazione;  Alfredo  Olibano contro  Luigi Esposito e  Llyoid Italico;  Giovanni Fava  e Velia  Fastoso  contro  Francesco Monaco;  Sonia  Zampi contro  Civita Palazzo e   Assicurazione Navale;   Giuseppe  e Mauro Di Cresce   contro  Annunziata  Tartaglione  e  Reale Mutua;  Vito Pimpinella  contro   Walter Forte  e  Augusta Assicurazione;  Carmine  Di Bernardo contro Comune Sessa Aurunca e  Ariscom Assicurazione; Monica  Gheorghe  contro  Dario Giottini Dario e  Nuova Tirrena Assicurazione;  Carmela  Verrengia contro Faiello Giovanni  Faiello e  Generali Assicurazione;  Francesco  Reca  contro  Valentino Rullo  Generali Assicurazione;  Angela Iacobucci contro Comune di Sessa  Auruunca con il concorso, a titolo di istigatori, per il Pizza, il Filippelli ed il Peluso. In Sessa Aurunca, fino al gennaio 2011.
     Ed inoltre per Michele Buono  perché, al fine di commettere il delitto di truffa in danno di svariate compagnie assicurative in qualità  di medico dell’ospedale civico di Sessa Aurunca  (e come tale di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni),  per compiere atti contrari ai suoi doveri di ufficio (costituiti nell’emettere i falsi certificati sopra descritti), riceveva da  Gennaro Pizza, da  Giancarlo Filippelli   e da  Luciano Peluso  somme di denaro pari a 200 euro per certificato oltre a varie regalie, quali gioielli ed orologi. In Sessa Aurunca, fino al gennaio 2011.   Con l’aggravante per  Pizza,  Filippelli  e   Peluso,  per avere  erogato le somme di denaro sopra indicate a Buono Michele come prezzo per l’attività contraria ai doveri di ufficio sopra descritta. 
     Le serrate indagini della  Fedelissima hanno accertato, inoltre, che la “banda”  di malfattori di Sessa Aurunca,  operava da tempo,  e che moltissimi sono i sinistri fasulli e quasi tutte le compagnia assicurative  ( a turno ) sono quelle truffate.  Al Dottor  Michele Buono  ( buono di nome ma non di fatto ) con la complicità degli avvocati:  Anna Tagliarina,  Fausto Ibello, Gennaro Pizza e Giancarlo Filippelli,   è stato contestato anche il reato di “falsità materiale commessa dal  pubblico ufficiale in atti publici”, perché, al fine di commettere il delitto di truffa in danno di varie compagnie di assicurazione, in qualità di medico specialista in ortopedia e traumatologia – dirigente ortopedico I° livello – dell’ospedale “San Rocco “ di Sessa Aurunca (e come tale di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni), con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, commesse anche in tempi diversi, nei certificati da lei redatti ed utilizzati   in molti sinistri.
    Al dott. Fabrizio Sergio,  in concorso con Pizza e Filippelli è stato contestato il reato di falsità ideologica in atto publico ( Artt. 476 e 479 C.P.)   perché, al fine di commettere il delitto di truffa in danno di svariate compagnie in qualità di medico dell’ospedale civico di Sessa Aurunca ( e quindi di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni), falsamente attestava di avere sottoposto a visita centinaia di persone, fra le quali alcune i cui certificati venivano utilizzati in molti sinistri.    
       Per le accuse contro l’impiegato della banca   Giuseppe Pastore,  che cambiava gli assegni il Gip scrive: “L’ultima posizione da passare in rassegna costituisce la dimostrazione della cura dimostrata dagli indagati nel coprire ogni rischio e ogni ipotesi nel prevenire o comunque fare fronte a qualsiasi difficoltà per la riuscita del meccanismo nel suo complesso.  S’è detto molte volte che – salvo i casi in cui fossero coinvolti come finti infortunati direttamente dei membri  del sodalizio criminale, nella maggior parte dei casi, invece le vittime dei sinistri e dunque gli attori nelle cause civili di risarcimento del danno erano dei semplici figuranti, dei prestanome assoldati per fingersi infortunati innanzi ai vari medici e eventualmente al CTU, ai quali era promesso per ciò solo un compenso fisso.
    
      “Qualche volta si trattava di persone che avevano avuto realmente un infortunio, magari domestico o sul lavoro e volevano farlo fruttare attraverso i vari faccendieri e procacciatori che costruivano intorno alle loro lesioni un finto incidente stradale. Tutto ciò comportava però che gli organizzatori del sinistro, i procacciatori e gli altri soggetti che lo avevano inventato lavoravano nell’ombra senza potere comparire all’esterno, così che al momento dell’esito vittorioso della lite o della transazione stragiudiziale, l’assegno emesso dalla compagnia di assicurazione veniva inevitabilmente intestato a colui che figurava come danneggiato ed attore, dunque al figurante che doveva poi riscuoterlo a suo nome oppure versarlo sul suo conto”.
     Ed ancora scrive il Gip: “Talvolta ciò era facile, poiché si trattava di persone compiacenti che sin da principio si organizzavano con i procacciatori per ripartire poi la somma ricevuta secondo i termini pattuiti; in qualche caso abbiamo visto che i procacciatori imponevano ai figuranti destinatari dell’assegno di consegnare loro una somma in contanti pari a quasi l’intero importo del titolo, dedotta la quota spettante al figurante, al quale poi veniva consegnato l’assegno perché andasse a incassarlo. Altre volte, però, questo non era possibile o conveniente, o perché del figurante si erano perse le tracce (abbiamo visto che ciò si manifestava in molte telefonate tra Di Caterino, la Migallo, Scalera e gli altri del suo gruppo, alla ricerca di come rintracciare i vari simulatori assoldati magari molto tempo prima), oppure perché gli stessi procacciatori sapevano bene di non potersi fidare di quella persona che, una volta portato all’incasso l’assegno poteva rifiutarsi di consegnarne agli organizzatori la maggior parte del controvalore”.
     “Per tutti questi casi – rimarca il Gip  Baldassarre -  dunque, era essenziale una figura come quella di  Giuseppe Pastore, dipendente della filiale della Cariparma con sede in C.so Lucilio di Sessa Aurunca, che fosse disponibile a cambiare l’assegno e farne incassare l’importo da parte di una persona differente da quella indicata come beneficiario. È di tutta evidenza che egli non fosse il solo a fare ciò per conto degli associati,a anche perché le altre indagini hanno dimostrato che – ad esempio – il gruppo Di Caterino avesse un proprio referente in una banca di Caiazzo e un altro a Caserta, dove lo stesso Di Caterino si recava con soddisfazione accompagnato da  Silvio Cardone.
      Tornando a Pastore va detto che il suo nome era stato fornito già dal collaboratore  Armando Martucci  nel corso del suo interrogatorio, nel quale aveva riferito tra le altre cose che “So che l’avv. Pizza conosceva un dipendente di banca, tale Pastore, che dovrebbe lavorare al Banco Ambrosiano Veneto, comunque alla banca che si trova di fronte alla SNAI al corso Lucilio di Sessa”. 
     La dichiarazione di Martucci, del resto, andava del resto a riscontrare un dato già conosciuto dalla polizia giudiziaria che aveva notato che nella parte posteriore di due assegni emessi dalle compagnie assicurative a titolo di risarcimento danni, era apposta la dicitura “Filippelli”, ed entrambi erano stati incassati ambedue presso la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza di Sessa Aurunca, in data 15 e 17 aprile 2009.   
     Orbene, trattandosi di assegni non trasferibili ricevuti dalle compagnie assicurative, intestati a persone diverse, per poterli versare era necessaria la compiacenza di un dipendente, che è stata poi  riscontrata e segnalata ulteriormente in maniera tecnicamente corretta e documentata sia dai responsabili della Cariparma, sia dalla stessa Banca d’Italia nella sua funzione di vigilanza, che hanno segnalato il tutto alla Procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere, dove pendono appunto due procedimenti (individuati e indicati dallo stesso PM nella richiesta cautelare) con riferimento a una serie di comportamenti illeciti ad opera di alcuni dipendenti della filiale di Sessa Aurunca.
     La consultazione di quegli atti e dell’esposto che ne ha costituito l’avvio (che per altro contiene anche le copie degli assegni oggetto delle illecite negoziazioni e la documentazione utilizzata per effettuare le operazioni di cambio) è illuminante perché da esso emerge che il dipendente  Giuseppe Pastore  ha agevolato in modo arbitrario e senza alcuna autorizzazione, il cambio di assegni bancari non trasferibili tratti su conti di altri istituti bancari. 
     La documentazione bancaria in parola in particolare evidenzia che  Giuseppe Pastore  è contraddistinto dal numero di operatore 7143 e che è addetto allo sportello dell’attuale filiale Cariparma di Sessa Aurunca e che nelle date e nei giorni indicati nel prospetto allegato  agli atti  risulta aver effettuato  operazioni arbitrarie.
      Già una rapida e semplice scorsa a questo corposo elenco è illuminate, per via dei cognomi che compaiono nelle ultime due caselle più a destra: i beneficiari degli assegni, infatti, sono nomi noti di questa indagine, quelli di persone già viste appunto nel ruolo d figuranti e falsi infortunati, anche se in qualche caso presumibilmente si trattava di altri parenti o familiari di quelli coinvolti nel presente procedimento. I nomi annotati sulla distinta o sull’assegno, infine, sono molte volte quelli degli odierni indagati Filippelli, Peluso (in un caso annotato solo con il nome di battesimo di Luciano) oltre a  Vincenzo Ciprino, che non è coinvolto nel presente procedimento, ma sul conto del quale dalle dichiarazioni di Martucci sappiamo che si trattava del collettore dei rimborsi pagati al clan dagli avvocati   Giancarlo Filippelli e  Gennaro Pizza, quando ciò non avveniva appunto  tramite  Luciano Peluso, che il pentito Armando  Martucci definiva assistente di Pizza.



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