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domenica 5 agosto 2012

Fece entrare in casa l'amante che l'aiutò ad uccidere la moglie incinta del quarto figlio – Ergastolo per gli amanti diabolici – In appello 30 anni all’amante- In parallelo con il caso Montesi -



Accadde a Marcianise il 28 dicembre del 1953 Fece entrare in casa l'amante che l'aiutò ad uccidere la moglie incinta del quarto figlio – Ergastolo per gli amanti diabolici – In appello 30 anni all’amante- In parallelo con il caso Montesi -

     Marcianise – Fece entrare in casa l'amante che l'aiutò ad uccidere la moglie. Rievocato alle Assise d'Appello di Napoli un orrendo crimine. Il delitto,  in piena notte, il 28 dicembre del 1953, avvenne   nella stanza dove era stato allestito il  presepe e dove dormivano anche i tre bimbi - Mentre la complice teneva ferme le gambe della vittima, l'uomo la soffocava.
     Ma in quell’anno il 1953 un altro grande “giallo” aveva appassionato l’opinione pubblica italiana. A Torvajnica ad Aprile,  sulla spiaggia nei pressi di Roma fu ritrovato il corpo di una giovane donna Wilma Montesi. All’inizio l’inchiesta propende per una morte accidentale dovuto ad un malessere mentre la giovane si bagnava i piedi sul litorale di Ostia: prima il malore poi l’annegamento in pochi centimetri di acqua e, infine, la corrente che avrebbe  trascinato  il cadavere per venti chilometri, sino a Torvajanica.
     Nell’autunno dello stesso anno, però,  cominciarono  a circolare  voci diverse sull’accaduto. In seguito alla rivelazioni di un giornalista Silvano Muto,   e delle sue fonti, le aspiranti attrice Adriana Bisaccia e Anna Maria
Moneta Caglio,
prese corpo l’ipotesi che la Montesi sia morta dopo un’orgia nella quale si fece uso di droga. La festa era stata organizzata dal marchese  Ugo Montagna, ex amante della Caglio, e da Piero Piccioni musicista e figlio di Attilio Piccioni, ministro degli Esteri e importante notabile democristiano: il caso di cronaca nera si trasformò in uno scandalo politico.
  


   Nel settembre del 1954  Piero Piccioni venne  arrestato insieme a Ugo Montagna mentre Attilio Piccioni si dimise  dalla sua carica di ministro e abbandonò  per sempre la vita politica, venne inquisito anche Saverio Polito ( nostro conterraneo ) ex Questore di Roma, accusato di  avere insabbiato l’inchiesta.
     In questa vicenda, tra l’altro, giocò un ruolo importante Amintore Fanfani, ministro degli Interni nel 1953, che era a conoscenza delle dichiarazioni  della Caglio   e aveva promosso un’indagine riservata i cui risultati divennero pubblici e contribuirono ad accusare Montagna e Piccioni, in questo modo il padre Attilio,  avversario di Fanfani,   era definitivamente bruciato sul piano politico.
     Il processo si aprì a Venezia per  “legittimo sospetto” nel 1957 e, a maggio gli inquisiti vennero assolti con formula piena. Perché le accuse della Caglio non vennero confermate. Della morte della Wilma Montesi dunque, non è stato trovato mai più un colpevole.
      

Ma ritorniamo al drammatico uxoricidio di Marcianise. “Voi vi trovate innanzi a un crimine mai accaduto nelle cronache giudiziarie italiane”.  Questa frase della pubblica accusa,  ai giurati delle Assise d'appello,  definiva il delitto commesso a Marcianise, in provincia di Caserta, dove una notte, durante le feste di Natale, nella  stanza dove  dormivano i suoi tre bambini, un agricoltore, Gaetano Dclli Curti, fatta entrare a piedi nudi l'amante,   strangolò,  con la complicità dell'amica,  la moglie Maria, che attendeva a giorni un quarto figliolo.
     La relazione fra il Dclli Curti e una  procace contadina, Angela Delli Paoli, era nota a tutti nel paese. Da tempo la  ragazza  - per il suo comportamento  libertino - era stata scacciata di casa dai genitori. Il suo amante  Gaetano Delli Curti,  le aveva affittato  alcune stanze e di fatto aveva messo su  due famiglie, dividendosi fra la casa della bella  Angela e la sua, dove viveva con la moglie  e tre figli.
     La notizia della tresca giunse — poco prima della tragedia — anche alla moglie dell'adultero. E Maria Cirillo, qualche giorno prima del delitto affrontata la rivale, la coprì di insulti e di percosse. Questo episodio  evidentemente accese di furore Angela Delli Paoli spingendola ad attuare il piano che trovò il consenso dell'uomo.
     Per convincerlo ella gli pose una condizione: o liberarsi della moglie per poi vivere insieme o non vederla mai più. La mattina del 29 dicembre del 1953  un giovanotto di Marcianise,  Domenico Cirillo, fratello di Maria  la moglie del Delli Curti -  andò dai carabinieri denunciando la morte strana e improvvisa della sorella e informando l'autorità giudiziaria dei suoi sospetti.
     L’assassino, infatti, subito dopo il delitto,  non si preoccupò minimamente di costruirsi  un alibi, anzi, si diede ai bagordi con la sua amante,  lasciando il cadavere della donna uccisa  nella stanza mentre i tre figli dormivano.
     Una perizia accertò che la donna era stata uccisa per soffocamento. Dopo di ciò vennero arrestati il marito della vittima, e la sua amante. I due in un primo tempo tentarono di negare, poi non solo confessarono, ma volendo diminuire ognuno la propria responsabilità, rivelarono numerosi particolari agghiaccianti del terrificante omicidio  accusandosi reciprocamente.
     E il delitto apparve chiaro in ogni suo aspetto. La donna rimase in attesa sulla via aspettando il segnale visibile da un'imposta lasciata socchiusa. Come segno avrebbe fatto scattare l'accendisigari. Quando nel buio apparve la fiammella, lei avanzò passando da un vano terraneo lasciato abitualmente aperto dall'inquilino che si ritirava all'alba dopo il lavoro notturno.
     Di là attraverso il cortile comune e la porta rimasta socchiusa dal complice, fu in pochi secondi nella casa ove la donna e i tre bimbi dormivano ignari. Avanzando carponi, giunse vicino al letto dalla parte dove giaceva lui. Senonché a questo punto accadde un fatto imprevisto: un bambino si mise a piangere nel sonno. La madre lo udì e si levò prendendolo in braccio e cullandolo. Quando lo vide riaddormentato si coricò anche lei. Ma per ucciderla doveva essere ben immersa nel sonno. Un sospetto, un grido - ragionavano i due assassini - avrebbe fatto fallire ogni cosa.
     E nell'attesa lei rimase raggomitolata per terra in ginocchio, pronta a balzare. Due ore durò l'agguato. E quando il respiro della moglie fu calmo e sereno, allora, dopo un sussurro, i due le balzarono addosso. Lei le immobilizzò le gambe, lui dopo averle stretto con la mano sinistra il naso, le pose il palmo dell'altra sulla bocca e stette così venti minuti.
      “Il tempo - dirà ai giudici l’uxoricida   - non passava mai. Udii nel silenzio dellla notte  anche suonare le ore all'orologio del campanile. Erano le quattro. Quando sentii che lei non si dibatteva più e anzi a poco a poco i suoi muscoli si rilassavano, mi levai”.
     La Corte di Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere  condannò entrambi all'ergastolo. Le Assise d'appello  - dopo sette anni – il 22 maggio del 1960 -  confermarono  la pena a lui,  difeso dagli avvocati  Alberto Martucci e Prof. Pasquale Di Gennaro, che una perizia psichiatrica compiuta dal direttore del  Manicomio giudiziario  di Aversa,  Prof. Giovanni Amati, aveva riconosciuto pienamente sano di mente. A lei - assistita dal prof. Enrico Altavilla – furono inflitti   solo trent’anni.

Accadde a Gricignano nel  giugno del 1952
CONIUGI CRIVELLATI DI COLPI SU UN SENTIERO DI CAMPAGNA

     Gricignano -  Coniugi crivellati di colpi su un sentiero di campagna.  Pare che il feroce delitto sia motivato da vecchi rancori. Stamane alle ore 7,15 sono stati rinvenuti da alcuni passanti, su uno stretto sentiero di campagna, i corpi orribilmente crivellati da numerosi colpi di arma da fuoco dei coniugi Michele Russo, 51enne, e Maria Colella, di 49 anni, entrambi, nati e domiciliati a Gricignano di Aversa.
     II sentiero sul quale sono stati scoperti i due assassinati, è battuto principalmente dalla popolazione, di Gricignano che si reca a prendere il treno alla stazione di Averaa, nei pressi del ponte ferroviario che unisce Aversa stessa a Caivano. Il delitto, a quanto si afferma, deve essere stato consumato verso le 6,30.  Secondo le prime .indagini effettuate dall'Arma dei carabinieri in collaborazione con il Commissariato di P. S., i motivi dell'efferato delitto  sono da ricercarsi in vecchi rancori personali.
      Ciò lo si è potuto dedurre dal fatto che i due defunti coniugi recavano addosso una forte somma di denaro, circa 100 mila lire che, secondo indiscrezioni, doveva servire pei indennizzare un avvocato del Foro di Napoli, il quale aveva l'incarico di difendere, nell'udienza del 12 p. v. presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, due loro figli, che è stata trovata interamente sul  luogo del delitto, nel pressi del ponte ferroviario di Aversa, su un breve sentiero stretto, fiancheggiato da piantagioni di canapa.
     Proprio  in contrada Starza, si sono avvicendati, stamane,  per i rilievi del caso iol Vice Pretore di Aversa Avv.  Francesco Farinaro e il dr  Luigi Pisanelli, medico legale. A mezzo degli addetti delle onoranze funebri  due cadaveri sono stati j trasportati all'obitorio del cimitero di Aversa.

       Le indagini hanno potuto, ad una prima sommaria ricostruzione della scena del crimine, ed hanno conseguentemente portato al | fermo di due persone sospette, sulla  cui identità, però,  viene mantenuto il massimo riserbo. Ma il delitto – secondo indiscrezioni  trapelate  - nonostante lo stretto  riserbo dei carabinieri -  è stato fulmineo.
     Dalla piantagione di canapa, verso le 6,30 di stamane, sono improvvisamente comparse due persone armate di pistole e fucili a pallettoni ed hanno fatto fuoco  a bruciapelo, prima  contro il Michele Russo e poi contro la donna che si abbatteva  cadavere al suolo.
     Il Russo, pur essendo stato colpito alle braccia, ha cercato di attraversare il campo attraverso  una traccia di sentiero per prendere alle spalle l'assalitore. ma non faceva in  tempo in  quanto questi, con mossa fulminea, si spostava e sparava altri colpi di pistola che fulminavano il Russo. Secondo un primo esame necroscopico pare che  i colpi sparati all'uomo siano più di cinque, quelli alla  donna tre. 

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