IL
DUALISMO TRA BAIA DOMIZIA E PINETAMARE – BOSCO CONTRO IANNIELLO LA PROCURA
ARRESTA TUTTI
Sessa Aurunca ( di Ferdinando
Terlizzi )- La
storia non è breve. Comincia con l’avvento al potere municipale di Sessa
Aurunca del notaio Federico Girfatti,
all’epoca umile servitore di Giacinto
Bosco (padre del senatore di Forza Italia Franco Girfatti), il quale nell’interesse della “collettività”,
vendette 2.500 ettari di terreno (quasi 9 chilometri di pineta), alla società “Aurunca Litora”. Prezzo al metro quadrato: lire 418. Istruì le
relative pratiche notarili e, ad affare concluso, intascò le relative parcelle.
Fu allora, come per incanto che nacque
la Banca Popolare Massicana!
Correva l’anno 1962, e mentre in un’aula
di giustizia italiana due ragazzi venivano condannati a parecchi mesi di
reclusione per avere allungato le mani in una cesta di mele, l’allora
maresciallo dei carabinieri, Gennaro Cannavacciuolo, già comandante della
stazione di Monte S. Biagio in provincia di Latina, recapitava al domicilio di
ciascun consigliere comunale di Sessa un “plico
raccomandato”. Conteneva, per
tacitare, una manciata di milioni. Si disse di una bustarella di venti milioni.
Una miseria, 10 mila euro di oggi.
Si metteva in moto così una delle più
grosse macchine della speculazione edilizia del Casertano. Migliaia di alberi
falcidiati, dieci chilometri di spiaggia ingabbiati, ed ecco una lava di
cemento invadere i campi, dare al paesaggio l’aspetto d’una sterminata
piantagione di piloni che via via assumevano l’aspetto di grandiosi mostri. Una
giostra di miliardi, un’operazione vertiginosa d’investimenti, un movimento di
corruzione implacabile, che penetrava fin nelle ossa degli organi dello Stato,
e che perciò si riteneva al riparo da qualunque attacco, anche se sferrato con
la carta bollata.
Così Baia Domizia assumeva in breve tempo
l’aspetto d’una piccola città autosufficiente. Come a Pinetamare: decine di
hotels, centinaia di appartamenti, ville, negozi, cinema, impianti sportivi, piscina,
“drug-store”.
E tutto ciò mentre più bruciante era l’esodo emigratorio e inumane le
condizioni di vita dei mandriani della zona.
Mentre a Sessa Aurunca aumentavano le file
dei disoccupati. E per questo, la popolazione di Sessa, offesa, scese in piazza
e cacciò via dal municipio il notaio Federico
Girfatti (lo stesso fenomeno accadrà a Castelvolturno nel 1969 sotto il
sindacato Scalzone). A lui successe il
professor Franchino Ianniello, definito dalle cronache dell’epoca “uomo assai
abile in affari politici, ossia l’“anima nera” dei deputati, Elio Rosati da Maddaloni e Vincenzo Mancini da Teano ,
e, ancora: “Mobutu”, per il terzo
mondo casertano. Ianniello, che era
insegnante di tedesco, quasi incomprensibile nelle espressioni di italiano… attraverso
una trama di episodi noti e oscuri, arrivò perfino a conquistare la segreteria
provinciale del partito.
Quella volta però, in aperto dissenso con Giacinto Bosco, per cui non tardò a pagare lo scotto del suo
voltafaccia. Bosco infatti, dimostrando quanto peso avesse la sua egemonia,
costrinse Ianniello a scendere da cavallo. Tornato a Sessa nell’imminenza delle
amministrative, il popolare Franchino entrò nella mischia a testa bassa,
furioso come un toro nell’arena. A capo d’una lista civica, raccolse più
suffragi di quella democristiana. Una bella soddisfazione, ma fu espulso dal
partito. Dopo qualche anno però, le dissidenze furono appianate e si arrivò a
una riconciliazione generale in termini politici e elettoralistici.
Le spese di carburazione per la
realizzazione di siffatto accordo furono sostenute, secondo talune fonti,
dall’Aurunca Litora, verso i cui soci si indirizzava l’ammirazione di Ianniello
per ciò che si fidavano di fare.
Cresceva intanto l’“astro” Giuseppe Santonastaso, che, eletto
senatore nel collegio di Caserta, lasciava vacante il posto di segretario
provinciale della DC. A quel posto si è
insediato ancora una volta Ianniello, e ancora una volta i fulmini dei Bosco
hanno tentato di colpirlo.
“ I focolai di mobilitazione
contro Ianniello - scrisse l’inviato de
“L’Avanti!”, Antonio Piscitelli, non si
sono ancora spenti. Due schieramenti si fronteggiano. Da una parte i fanfaniani
di Manfredi Bosco e i forzanovisti,
dall’altra i fanfaniani di Giuseppe Santonastaso e i morotei primeggiano nella
bagarre. Pinetamare contro Baia Domizia, si direbbe. È opinione diffusa
infatti, visto ciò che si continua a verificare al comitato provinciale, che lo
scontro frontale non ha niente di ideologico e di politico. “Hanno messo Fanfani
spalla a spalla con se stesso”, ci diceva l’altra sera l’on. Camillo Federico (omonimo dell’avvocato
Camillo Federico junior , che sta
ripercorrendo le orme dello zio, cimentandosi in politica, nel sociale e nella
professione, anche con incarichi universitari di notevole rilievo. E’
attualmente consigliere Provinciale in quota UDC N.d.R.), aggiungendo a commento: “È questo il solo fatto politico di rilievo
a Caserta”.
“Anche la questione di Cellole – scriveva
il collega Piscitelli inviato di ABC e
redattore de “L’Avanti!” - “che ha
ottenuto l’autonomia amministrativa, sembra assai poco politica. Nel delimitare
i nuovi confini di Cellole e di Sessa, contro la stessa volontà del consiglio,
la giunta regionale non attribuiva 5.000 ettari di territorio, a destra e a
sinistra della Domiziana, al comune di Cellole. Se si pensa che a Baia Domizia,
quel terreno venduto a 418 lire il metro quadrato oggi è venduto a lire 40.000,
si hanno forse le dimensioni esatte della causa principale della disputa per la
definizione delle rispettive circoscrizioni comunali”.
“Molti pezzi da novanta democristiani
sparano a zero su Cellole, forse su ordine dell’”Aurunca Litora”. La partita comunque non è ancora chiusa. Il
Comitato regionale di controllo sugli atti degli enti locali, ha respinto
infatti la deliberazione della giunta regionale, perché carente di motivazione,
facendo tornare l’intera vicenda al punto di partenza”.
“Bosco intanto continua a presenziare a
Pinetamare a manifestazioni “culturali”, artistiche e mondane. Sabato 7
settembre era attorniato dal senatore Mattia
Coppola, da Michele Cascetta, Alberto Servidio e Luigi Falco ( Mattia Coppola
era senatore Dc di Aversa, imparentato con i Coppola del Villaggio e con Franco
Girfatti; Michele Cascetta era consigliere regionale Dc, poi divenuto Presidente; Alberto Servidio un
dc doc, fu anche presidente della
Regione Campania e Luigi Falco, nativo di Tora e Piccillo, ma radicato a Sessa Aurunca, un fratello
magistrato a Napoli, fu anche Presidente dell’Amministrazione Provinciale e più
volte candidato alla Camera dei Deputati: un signore di altri tempi.
N.d.R.) Occasione d’incontro:
l’inaugurazione di un centro internazionale dell’arredamento (CIA, un accorsato
negozio che è poi fallito nel 2004 e l’immobile è stato venduto all’asta
pubblica. N.d.R.)”.
“Pronta risposta di Santonastaso –
riportava “Il Roma” di Achille Lauro, nelle “Noterelle di Fine
Settimana” a firma di Federico Scialla. “A Baia Domizia, domenica 8 settembre.
C’erano Franchino Ianniello, Vittorio
Gasparin, Domenico Ievoli, Dante Cappello e il prefetto Gabriele Crisopulli, per l’assegnazione
del premio internazionale di pittura e grafica, patrocinato da mecenati quali
il notaio Girfatti, fondatore della fiorente Banca Massicana, e il commendator Raffaele Di Giovanni, noto speculatore
edile che vanta alte protezioni non solo politiche (è noto perché con una
licenza edilizia per la costruzione di 60 appartamenti presso Baia Domizia, ne
ha invece costruiti 600, aggiungendo semplicemente uno zero e scatenando così
appetiti e nello stesso tempo una rissa generale).
“Chi tiene il controllo delle “operazioni
domiziane” è la DC. – scriveva L’Unità a
firma di Mario Bologna ( il
giornalista Bologna, casertano, comunista della prima ora è stato poi responsabile stampa di Antonio Bassolino N.d.R. ) Perciò tra i
suoi vertici non v’è pace. I partiti minori tacciono. Taluni sindacalisti si
sono limitati qualche volta a dare soltanto un’occhiata ai cantieri. La
magistratura non è sempre messa in condizione di intervenire. Perché tutto
questo silenzio?”.
Ma poi la magistratura intervenne. Ci fu
anche un phamplet “Dossier Baia
Domizia” scritto da Silvio Bertocci
che era stato per anni segretario dell’On. Baldassarre
Armato. Il Sostituto Procuratore della Repubblica Gianfranco Izzo fece arrestare un avvocato ( che aveva fatto il
mediatore per Baia Domizia) e molti
politici locali… Furono rinviati a giudizio tutti i consiglieri comunali
dell’epoca.
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