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mercoledì 19 dicembre 2012


Il Procuratore antimafia Grasso:
“Una legge per proteggere i cronisti”




Come proteggere i giornalisti dalle minacce e dalle intimidazioni? “Ci vuole una legge” ha detto Il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Occorre che lo stato sanzioni esplicitamente chi intende ostacolare l’esercizio della libertà di stampa.
Al convegno su Mafia e Informazione tenuto a palazzo Madama, nella sede del Senato, il direttore dell’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione, Alberto Spampanato, ha ricordato che l’approvazione di un nuovo reato sarà forse molto difficile, mentre più semplice potrebbe essere il varo di un’aggravante specifica di altre figure di reato. Erano presenti alla discussione a palazzo Madama, oltre a Grasso e Spampanato, il senatore Enrico Musso, i giornalisti Lirio Abbate eGiuseppe Mennella (in rappresentanza dell’Università Tor Vergata) e il segretario dell’Associazione Stampa Romana Paolo Butturini. In un messaggio personale il presidente del Senato Renato Schifani ha sottolineato che i giornalisti sfidano spesso gravi i rischi per garantire una informazione completa.
Pietro Grasso, dopo aver ricordato Mario Francese, il giornalista che fu ucciso perché aveva raccontato le storie della mafia di Corleone, ha detto che “la mafia teme gli attacchi sul terreno dell’informazione: pretende il silenzio stampa e mal digerisce i giornalisti scomodi. In Italia ci sono regioni in cui un giornalista rischia la vita per raccontare senza veli la realtà del potere; ci sono regioni in cui si combatte una battaglia quotidiana fra la passione e il potere dell’informazione e la pretesa del silenzio che diventa violenza, intimidazione, minacce di morte”.
Enrico Musso, presidente del comitato Scuola e Legalità della commissione Antimafia, ha raccontato le venti audizioni di giornalisti minacciati realizzate di recente dalla commissione. “Abbiamo deciso di renderle pubbliche integralmente. Abbiamo scoperto che accanto alle vittime e agli eroi riconosciuti, ce ne sono moltissimi altri di cui non parla nessuno, tranne Ossigeno che ha fornito alla Commissione una ricca e utile documentazione. C’è un vasto sottobosco di minacce che sfugge alla comune conoscenza. Sono quelle minacce che colpiscono la possibilità dei giornalisti di continuare a lavorare, che colpiscono il loro reddito, la loro reputazione”.



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