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mercoledì 9 novembre 2016



TAVOLA ROTONDA “LA NUOVA SFIDA DELLE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI: RAPPRESENTANZA QUALIFICATA E AGGIORNAMENTO PERMANENTE”



Relatori: Salvo Barrano (presidente ANA), Roberto Knobloch (Direttivo Nazionale ANA), Giuseppina Manca di Mores (vicepresidente ANA), Giuseppe Pino (vicepresidente Confassociazioni Cinema Arte e Teatro), Guglielmo Emanuele (consiglio generale ConfProfessioni e Presidente SinGeoP).
 
 





SALVO BARRANO introduce la Tavola Rotonda presentando gli ospiti e annunciando l’imminente ammissione dell’ANA in ConfProfessioni.
ROBERTO KNOBLOCH presenta un breve quadro degli elementi che caratterizzano il lavoro archeologico in Italia, sottolineando da una parte come esso presenti ormai tutte le caratteristiche del lavoro professionale, dall’altra come tuttavia ad esso manchi di un completo riconoscimento a livello giuridico, essendo l’attività archeologica definita dalla legge italiana come un’attività di riserva statale, benché svolta prevalentemente da liberi professionisti singoli od organizzati in imprese, sia una consapevolezza di categoria da parte degli stessi archeologi.
GIUSEPPINA MANCA DI MORES aggiunge come proprio l’incapacità dei singoli archeologi di fare rete sia la causa principale della fragilità della professione, nonostante i cospicui progressi legislativi introdotti dalla Legge 110/2014, dalla ratifica della Convenzione di Malta e dalla Legge 4/2013 sulle professioni non ordinistiche. Sottolinea inoltre come proprio la sottovalutazione del ruolo dei liberi professionisti, sia da parte delle istituzioni sia da parte degli stessi archeologi, contribuisca a un uso distorto del volontariato che viene adoperato per coprire attività che invece costituiscono il mercato del lavoro per gli archeologi professionisti. La battaglia condotta dalle associazioni professionali per il riconoscimento giuridico della professione ha costituito il necessario presupposto per poter rivendicare l’assegnazione in via riservata di tali attività agli archeologi dotati dei titoli necessari; ora occorre che la politica compia i giusti investimenti in questo settore, considerato strategico per lo sviluppo del Paese.
GIUSEPPE PINO porta l’esempio del lavoro nel campo del cinema, teatro e spettacolo, evidenziando le analogie con il mercato del lavoro archeologico (copresenza di lavoro pubblico e privato, difficoltà per i lavoratori del settore, inquadrati in condizioni contrattuali differenti, a identificarsi in un’unica categoria, carenza di spirito imprenditoriale). Porta tuttavia anche esempi virtuosi, nel campo della gestione dei teatri stabili, che hanno saputo coniugare spirito imprenditoriale e sensibilità culturale, contribuendo a produrre profitto e posti di lavoro stabili.
GUGLIELMO EMANUELE porta l’esempio del ruolo delle associazioni professionali nel caso dei geologi, sottolineando l’importanza della formazione continua e dell’aggiornamento professionale. Rimarca inoltre l’importanza di fare rete da parte dei professionisti non solo come categoria, attraverso lo strumento associativo, ma anche a livello lavorativo, ad esempio attraverso la formula della società cooperativa.
Segue una discussione con interventi dal pubblico (Paolo Gull, Carlotta Bassoli) che chiariscono come nelle attività archeologiche inerenti alla filiera dell’edilizia si verifichi un uso distorto dell’attività di impresa di tipo cooperativo, che non mette affatto al riparo dalle bad practices dell’outsourcing e del lavoro parasubordinato.

SALVO BARRANO trae le conclusioni finali auspicando una sempre maggiore collaborazione tra professionisti di ambiti diversi. 

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