di Luca
D'Alessandro
Prima in Europa,
seconda nel mondo, dietro solo agli Stati Uniti. C'è una classifica non proprio
virtuosa in cui l'Italia primeggia, ed è quella del numero delle persone
scortate in Italia. A livello continentale si parla di una vera e propria
egemonia, perché gli altri Paesi non si avvicinano neanche lontanamente al
numero di chi vive sotto tutela.
Quanto agli Usa, invece, bisogna considerare non solo i 250
milioni di abitanti, rispetto ai nostri 60 milioni, ma anche il diverso sistema
costituzionale, che prevede 50 stati federali ed è come se ci fossero
altrettanti piccoli governi. Che sia necessario un drastico intervento in
materia di scorte, riducendo il numero di servizi per rendere più efficienti
quelli davvero necessari e urgenti, non lo dicono i cittadini, ma coloro che si
occupano di Sicurezza in Italia, lamentando il fatto che la distribuzione a
pioggia di auto e "angeli custodi" inevitabilmente rende il servizio
di tutela meno efficace e sicuro.
Anche a scorrere i numeri relativi alle scorte, alle persone
sotto tutela, al personale impegnato e ai costi, salta subito all'occhio che
una bella sforbiciata è necessaria per consentire che il denaro destinato a
questa forma di sicurezza venga speso meglio. In effetti, ascoltando gli
addetti ai lavori, nel corso degli ultimi decenni il fenomeno è via via
cresciuto, arrivando a livelli allarmanti anche per la percezione degli
italiani. Nel nostro Paese, fra magistrati, politici, imprenditori, giornalisti
e altre personalità, le persone sotto scorta erano circa 800. Recentemente,
soprattutto negli ultimi mesi, il ministero dell'Interno ha già messo mano a
questo voluminoso fascicolo per una cura dimagrante intensiva.
Anche perché i 3000 agenti che vigilano sulla sicurezza delle
persone garantirebbero maggiore efficienza se fosse più contenuto il numero di
chi deve essere protetto e tutelato. Già dai primi passi, questa scure ha
permesso di abbassare il costo del servizio da 250 a 200 milioni. Ma non si
tratta di abbassare le spese, quanto di indirizzare in modo più efficace il
denaro. La riduzione del numero delle scorte rappresenta infatti un modo per
migliorare il servizio.
Razionalizzare i costi significa mettere il personale nella
condizione di avere i migliori supporti tecnico- logistici necessari: auto
blindate ogni volta che è necessario (molte persone realmente a rischio sono
costrette a girare in macchine non corazzate) e armamenti migliori (in alcuni
casi gli agenti girano ancora con la vecchissima pistola mitragliatrice M12,
che risale agli anni Settanta). Un altro dato fa capire come la riduzione delle
scorte può portare ad una maggiore efficienza. Il solo reparto competente della
Questura di Roma svolge dai 40 ai 60 servizi saltuari al giorno.
Questi si chiamano "reimpieghi" e funzionano così: le
forze dell'ordine si recano alla stazione per prelevare una persona ed
"accompagnarla" presso un luogo istituzionale, poi vanno
all'aeroporto per prelevare una seconda persona da portare in un'altra
località, e così via. Quest'attività, oltre ad essere massacrante sotto il
profilo psico-fisico, porta a una minore sicurezza. Gli uomini non sanno quasi
nulla dello scortato e del grado di pericolo in cui vive. Per questo sono
maggiormente esposti al rischio, loro e di chi dovrebbe essere protetto.
Avere invece più uomini a disposizione in virtù di un numero
minore di scortati permetterebbe di assicurare un'alta qualità del servizio. È
questo il motivo che ha spinto il governo Renzi prima, e i due leader Matteo
Salvini e Luigi Di Maio oggi, a chiedere maggiore senso di responsabilità a
ministri e sottosegretari, limitando l'uso dell'auto blu solo ai casi
strettamente necessari. Non solo per evitare di provocare fastidiose reazioni
da parte dei cittadini, sempre più insofferenti a quella che considerano una manifestazione
del potere e non più un'esigenza di protezione per personalità effettivamente a
rischio.
Anche perché ormai si fa di tutta l'erba un fascio,
confondendo proprio l'auto blu con la scorta, mentre solo in pochi casi le due
cose coincidono. È per questo che una stretta sarà necessaria non solo a
livello centrale, ma anche locale (Regioni, Comuni e Province), se è vero che
meno di un anno fa, prima di un drastico intervento di riduzione, soprattutto
nel Meridione si veleggiava al ritmo di un automezzo con autista ogni 100mila
abitanti.
Nessun commento:
Posta un commento