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domenica 17 giugno 2018



Italia seconda soltanto agli Stati Uniti, 
sono 800 le persone sotto protezione

di Luca D'Alessandro

 Prima in Europa, seconda nel mondo, dietro solo agli Stati Uniti. C'è una classifica non proprio virtuosa in cui l'Italia primeggia, ed è quella del numero delle persone scortate in Italia. A livello continentale si parla di una vera e propria egemonia, perché gli altri Paesi non si avvicinano neanche lontanamente al numero di chi vive sotto tutela.

Quanto agli Usa, invece, bisogna considerare non solo i 250 milioni di abitanti, rispetto ai nostri 60 milioni, ma anche il diverso sistema costituzionale, che prevede 50 stati federali ed è come se ci fossero altrettanti piccoli governi. Che sia necessario un drastico intervento in materia di scorte, riducendo il numero di servizi per rendere più efficienti quelli davvero necessari e urgenti, non lo dicono i cittadini, ma coloro che si occupano di Sicurezza in Italia, lamentando il fatto che la distribuzione a pioggia di auto e "angeli custodi" inevitabilmente rende il servizio di tutela meno efficace e sicuro.

Anche a scorrere i numeri relativi alle scorte, alle persone sotto tutela, al personale impegnato e ai costi, salta subito all'occhio che una bella sforbiciata è necessaria per consentire che il denaro destinato a questa forma di sicurezza venga speso meglio. In effetti, ascoltando gli addetti ai lavori, nel corso degli ultimi decenni il fenomeno è via via cresciuto, arrivando a livelli allarmanti anche per la percezione degli italiani. Nel nostro Paese, fra magistrati, politici, imprenditori, giornalisti e altre personalità, le persone sotto scorta erano circa 800. Recentemente, soprattutto negli ultimi mesi, il ministero dell'Interno ha già messo mano a questo voluminoso fascicolo per una cura dimagrante intensiva.


Anche perché i 3000 agenti che vigilano sulla sicurezza delle persone garantirebbero maggiore efficienza se fosse più contenuto il numero di chi deve essere protetto e tutelato. Già dai primi passi, questa scure ha permesso di abbassare il costo del servizio da 250 a 200 milioni. Ma non si tratta di abbassare le spese, quanto di indirizzare in modo più efficace il denaro. La riduzione del numero delle scorte rappresenta infatti un modo per migliorare il servizio.

Razionalizzare i costi significa mettere il personale nella condizione di avere i migliori supporti tecnico- logistici necessari: auto blindate ogni volta che è necessario (molte persone realmente a rischio sono costrette a girare in macchine non corazzate) e armamenti migliori (in alcuni casi gli agenti girano ancora con la vecchissima pistola mitragliatrice M12, che risale agli anni Settanta). Un altro dato fa capire come la riduzione delle scorte può portare ad una maggiore efficienza. Il solo reparto competente della Questura di Roma svolge dai 40 ai 60 servizi saltuari al giorno.

Questi si chiamano "reimpieghi" e funzionano così: le forze dell'ordine si recano alla stazione per prelevare una persona ed "accompagnarla" presso un luogo istituzionale, poi vanno all'aeroporto per prelevare una seconda persona da portare in un'altra località, e così via. Quest'attività, oltre ad essere massacrante sotto il profilo psico-fisico, porta a una minore sicurezza. Gli uomini non sanno quasi nulla dello scortato e del grado di pericolo in cui vive. Per questo sono maggiormente esposti al rischio, loro e di chi dovrebbe essere protetto.

Avere invece più uomini a disposizione in virtù di un numero minore di scortati permetterebbe di assicurare un'alta qualità del servizio. È questo il motivo che ha spinto il governo Renzi prima, e i due leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio oggi, a chiedere maggiore senso di responsabilità a ministri e sottosegretari, limitando l'uso dell'auto blu solo ai casi strettamente necessari. Non solo per evitare di provocare fastidiose reazioni da parte dei cittadini, sempre più insofferenti a quella che considerano una manifestazione del potere e non più un'esigenza di protezione per personalità effettivamente a rischio.

Anche perché ormai si fa di tutta l'erba un fascio, confondendo proprio l'auto blu con la scorta, mentre solo in pochi casi le due cose coincidono. È per questo che una stretta sarà necessaria non solo a livello centrale, ma anche locale (Regioni, Comuni e Province), se è vero che meno di un anno fa, prima di un drastico intervento di riduzione, soprattutto nel Meridione si veleggiava al ritmo di un automezzo con autista ogni 100mila abitanti.



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