Le scorte solo ai magistrati che
rischiano la vita... e non ai finti miti e psudo giornalisti...
Limitare quelle ai giornalisti che non sono in pericolo. Un
esempio per tutti: SAVIANO – Se è vero che ha avuto minacce nel 2009 ( ma io
non ho prove né ci credo) tutti i suoi presunti minacciatori o sono stati
uccisi o sono all’ergastolo… Quindi una scorta inutile e da sopprimere…ma non
solo per lui!
L'obiettivo è
garantire la tutela. Si può passare con il rosso e usare senza disturbare la
vita dei cittadini i lampeggianti solo se indispensabile. Se si facesse
un'indagine fra gli scortati d'Italia, si scoprirebbe che coloro davvero in
pericolo farebbero volentieri a meno degli "angeli custodi". Non si
sentono in prigione, ma poco ci manca.
Quanti invece non vivono una situazione di reale rischio, non
rinuncerebbero mai a quello che purtroppo negli anni si è trasformato da
necessità in status symbol. Il guaio è che questi ultimi sono la maggioranza.
Ed è a causa di questa maggioranza che tra i cittadini è montata l'insofferenza
nei confronti di un servizio che dovrebbe garantire solo la sicurezza di quelle
persone finite nel mirino della criminalità organizzata e del terrorismo. Al
punto che esiste un protocollo, una sorta di decalogo, che prevede tutta una
serie di regole e accorgimenti per rendere compatibile l'esigenza di sicurezza
delle persone con quella di non esasperare gli animi di una cittadinanza sempre
più insofferente. Il confine è sottile, a volte viene scambiata per arroganza
ciò che è semplice esigenza di non correre rischi e di non farli correre alla
persona sotto tutela. Per questo, il mantra fra i vertici delle forze
dell'ordine, ormai è diventato: meno scortati, ma meglio scortati. Si punta
anche a far cambiare nella gente la percezione dell'auto che sfreccia con luce
blu e sirene spiegate.
"Devono capire - spiega Domenico Pianese, segretario
generale del Cosip, sindacato indipendente della polizia - che la scorta non è
una conquista, ma un'esigenza reale di protezione. Lo Stato deve trasmettere ai
cittadini l'idea che le scorte si assegnano solo a chi effettivamente è in
reale pericolo di vita". E dunque, cosa prevede questo decalogo? Si
prefigge tra l'altro Io scopo di avere un impatto il più possibile morbido
sullo scorrere quotidiano sulla vita degli italiani. Prima di tutto, le sirene
spiegate, il passaggio con il semaforo rosso, in corsia d'emergenza o in
preferenziale per saltare la fila, devono avvenire solo quando strettamente
necessario. Va anche detto che quando esistono reali pericoli, la regola per la
scorta è: mai fermarsi, mai subire rallentamenti, variare il più possibile il
percorso.
Non a caso, l'agguato di via Fani, che costò la vita alla
scorta di Aldo Moro, rappresenta lo spartiacque fra due modi di proteggere le
personalità. I terroristi riuscirono, perché trovarono il modo per fermare il
convoglio di auto. Sono poi previsti diversi comportamenti, a seconda del
livello di pericolo dello scortato. È vero che il personale di servizio deve
comportarsi allo stesso modo, sia in presenza di una persona ad alto rischio,
sia quando si tratta di semplice "tutela". Ma è il caposcorta che
valuta il da farsi volta per volta e deve avere la ragionevolezza di capire
come comportarsi. A volte, diventa obiettivo della criminalità proprio chi è
meno protetto. Altre volte, la tutela può riguardare la funzione che si svolge
e non la persona, per esempio l'ufficio stampa del presidente del Consiglio, ed
è difficile che il trasporto richieda la sirena, le luci e la costante
esibizione della paletta. Per questo la sensibilità degli agenti è come sempre
fondamentale. Che fare, poi, quando agli uomini in servizio viene chiesto aiuto
nel portare i sacchetti della spesa? Devono rifiutare, perché non è il loro
lavoro, e proprio in quel momento il rischio è maggiore: con le braccia
impegnate, come si può reagire in caso di agguato? Ma come convincere le
persone sotto tutela particolarmente insistenti?
Due i livelli d'intervento. Prima si cerca attraverso
un'attività di persuasione, poi si segnala ai superiori l'anomalia e saranno
loro a dover intervenire. Gli agenti hanno tutto l'interesse a segnalare le
violazioni alle procedure, altrimenti rischiano sanzioni che vanno dal semplice
richiamo verbale fino al licenziamento. Ciò avviene non solo per il semplice
episodio del carrello della spesa, ma anche quando l'esigenza di non fermarsi
al semaforo rosso porta a eventuali incidenti. In questo caso si deve
verificare che tutto si sia svolto secondo i protocolli.
In caso contrario, oltre alle sanzioni disciplinari è
previsto il pagamento dei danni. Com'è evidente dal protocollo, i vertici delle
forze dell'ordine sono consapevoli che una maggiore osservazione delle regole,
con una decisa riduzione del numero delle persone sotto protezione (limitandolo
ai casi effettivamente necessari), non potrà che portare ad un netto
miglioramento del servizio e ad una diversa percezione degli italiani.
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