Ho scritto questo romanzo quando ero in
carcere a Spoleto, dopo una giornata “speciale” in cui ci fu permesso di
rappresentare uno spettacolo teatrale, che avevamo provato per tanti mesi.
I nostri spettatori furono gli insegnanti e i
volontari del carcere, tra cui Nadia Bizzotto, con la quale in seguito scrissi
questo dialogo. Dalla sua richiesta
è nato questo libro.
Prologo
Cronaca
di uno spettacolo teatrale in carcere
di
Carmelo Musumeci e Nadia Bizzotto
Ore cinque del mattino
Carmelo:
D’inverno nella mia cella non batte mai il sole.
Solo
nei mesi caldi i suoi raggi entrano dalla mia finestra.
Ho il
lettino murato nel pavimento e non lo posso spostare, per questo tutte le
mattine d’estate vengo svegliato dai raggi del sole che scaldano il mio viso.
Penso:
Oggi c’è lo spettacolo teatrale “Fuori dall’Ombra” dedicato all’abolizione
dell’ergastolo ostativo, sarà un giorno da “Limoni neri”.
Prime
ore della notte
Nadia:
È notte fonda e forse dovrei decidermi ad andare a dormire, ma ogni volta che
il mattino seguente devo andare in carcere non riesco a pensare di perdere
tempo a dormire. Ho sempre mille cose da finire di preparare… Penso a Carmelo e
a tutti gli altri, a quanto si sono preparati per questo giorno… Sono felice di
poter andare, mi sento quasi privilegiata di poter assistere a questo
spettacolo. Penso ai giorni, ai mesi, che loro hanno dedicato a questo
spettacolo, sento dentro l’importanza di esserci, ma anche l’amarezza di sapere
che saremo i soli… Che strano questo mondo dove vivono i miei amici: preparano
uno spettacolo, carico di emozioni e di messaggi, e lo recitano solo per loro…
È come se tutto il mondo nascesse e finisse lì dentro, tra quattro mura… Ma non
è così! Provo una strana tristezza, perché non hanno permesso che lo spettacolo
fosse aperto ai familiari.
Il mio
amico Carmelo ci ha detto: “Se venite voi, è come se ci fosse un pezzo della
mia famiglia.”
Non
posso fare a meno di pensare che se fossi davvero sua sorella domani lì non
potrei entrare…
Ore
otto
Carmelo:
Ripeto al muro della mia cella la parte che devo recitare.
E lui,
come sempre, sta ad ascoltarmi in silenzio.
Gli
dico che faccio questo spettacolo per dare un segnale positivo e costruttivo,
per ricordare al mondo dei vivi che nel mondo dei morti ci sono persone che
amano, sbagliano, sperano e sognano una vita di riscatto.
Il
muro, come al solito, non mi risponde. Poveraccio, probabilmente ne ha viste
più di me.
Nadia:
Mi
sono svegliata pensando che oggi è un grande giorno, lascerò da parte la
tristezza per coloro a cui oggi non è stato permesso di venire e mi concentrerò
sulla bellezza del fatto che noi della Comunità andremo in tanti. Abbiamo
voluto esserci, è un grande evento, abbiamo spostato impegni per essere
presenti e siamo tutti un po’ emozionati. Penso a loro, ai “miei ragazzi” che
sono dentro: il giorno dello spettacolo è arrivato e li immagino presi dagli
ultimi preparativi…
Ore
dieci
Carmelo:
Vado
al passeggio e scambio due chiacchiere con i miei compagni ergastolani: Perché
si limitano a tenerci vivi? Non abbiamo neppure un filo di speranza a cui
appoggiarci. Stare in carcere senza
sapere quando finisce la tua pena è molto difficile e ci vuole tanto, troppo,
coraggio.
- Non
si può essere colpevoli, puniti e cattivi per sempre. Nessuna condanna dovrebbe
essere priva di speranza e di perdono. L’ergastolano se vuole vivere più
serenamente deve sperare di morire prima del tempo. Senza speranza l’uomo perde la sua umanità.
Nadia:
Mi
chiedo se loro in carcere ci aspettano con la stessa emozione nostra… O forse
sono solo io? Sento al telefono gli altri che verranno come me: ci stiamo
preparando tutti, nell’aria si percepisce che la giornata ruota attorno a
questo evento. Non capita tutti i giorni che qualcuno ci inviti in galera a
vedere uno spettacolo teatrale!
Devo
sbrigarmi e smettere di pensare, è quasi ora di ritrovarci tutti e avviarci
verso Spoleto…
Ore
quindici
Carmelo:
Sta per iniziare lo spettacolo.
L’aria
è calda.
Sento
dei brividi nel cuore.
Sono
emozionato, molto di più di quando entravo in banca per rapinarle.
Guardo
i miei compagni attori, molti di loro sono ergastolani.
Persone
come me escluse dalla vita, chiuse nello spazio e nel tempo, per sempre.
Ci
siamo!
Nadia:
Ok, ci siamo. Siamo tutti davanti al carcere di Spoleto. Dedico questo momento,
il fatto di essere qui, e di essere in tanti, a Carmelo. Solo lui poteva
riuscire a mettere insieme tanta gente diversa, solo lui riesce dove gli altri
neppure pensano di poter osare…
Eccoci,
amico mio, siamo qui. Un po’ emozionati tutti, un bel sospiro e ci avviamo alla
prima entrata.
Ci
sono i girasoli davanti al “tuo” carcere, lo sapevi amico mio? È tutto
circondato da questa immensità di giallo. I girasoli. Tu che non vedi mai i
fiori e sei capace di ringraziare il mondo intero per una foglia con i colori
dell’autunno. I girasoli. Come stonano con questo posto. I girasoli. E in
questa stagione sono proprio belli. Mi impressionano: sembra vogliano dare un
soffio di vita, un alito di poesia…
Intanto
siamo fermi davanti alla prima porta, per il primo controllo. Credo che non mi
abituerò mai ad entrare in carcere. Ogni volta è uguale, ma non è mai
abitudine, davanti a questo cancello lascio fuori tutte le mie certezze e le
mie sicurezze. In questo periodo sto entrando spesso, eppure quando arrivo qui
mi si attanaglia sempre lo stomaco, di solito mi passa solo quando ti vedo…
Ci
sono le tue insegnanti, entriamo tutti insieme: è un gran vociare, ognuno ha
qualcosa da dire, qualcuno da salutare. Io non capisco perché non possiamo fare
più presto, non voglio parlare, voglio solo entrare il prima possibile nella
sala.
Finalmente
ci avviamo. Entrare insieme è più facile: non sei solo sotto gli occhi di
tutti. Arriviamo veloci…finalmente! Eccoti! Ecco tutti gli altri. Non so più
cosa provo, ma sono felice, riacquisto tutte le mie sicurezze. Mi posso godere
lo spettacolo…
Sto
bene, mi sento sempre a mio agio con voi.
Ti
tengo d’occhio, scruto ogni piega del tuo viso per indovinare cosa pensi: credo
di aver imparato a conoscerti un po’… ma non è il momento di emozionarsi
troppo! Eppure non mi perdo una sola sfumatura della tua recita. Lo spettacolo
è ricchissimo, non avete idea di quanto state trasmettendo… Qualcuno di noi
ricorderà per sempre questo giorno.
Il
dramma che diventa ironia, per tornare, drammaticamente, a stamparsi sui vostri
volti, sulle vostre vite, come macigno di sofferenza, portato con una dignità
grandissima. Ma una dignità che urla giustizia, urla umanità, urla
riconoscimento, urla… per chi vuole, per chi sa sentire!
Ivano
è talmente emozionato che mi chiedo se abbia ancora altri liquidi in corpo da
sudare fuori; Angelo canta come se avesse davanti la platea dell’Ariston al
Festival di Sanremo; tu cerchi il mio sguardo quando i testi teatrali sono
tratti dai tuoi scritti: lo sai che io li riconosco…
Cerco
di sostenere lo sguardo, ma sbrigati a distoglierlo, che ho paura di
emozionarmi e di emozionarti!
Lo
spettacolo è finito. Non capisco perché devo lasciarvi andare. Non capisco
perché ti devo salutare e lasciarti lì, dove ti fanno del male, dove ti fanno
male all’anima. Ci sono momenti in cui la mia libertà mi pesa, se non puoi
averla anche tu…
Ore
ventiquattro
Carmelo:
C’era
tanta gente.
Lo
spettacolo è andato bene.
Nonostante
la sofferenza di una condanna che non finirà mai, vivo la mia vita libero di
pensare i miei pensieri.
Ascolto
il mio cuore.
Mi
commuovo e sorrido perché in questo modo mi sento ancora vivo.
Spengo
la luce e penso al mio dolore.
Dicono
che nulla viene buttato.
Spero
sia così e che la mia vita non venga buttata e dimenticata nel buio di una
cella.
Chissà
se questa notte riuscirò a sognare.
È da
tanto tempo che non ci riesco.
Chiudo
gli occhi, col desiderio di non riaprirli più domani.
Dio
dei sogni, per una notte fammi sognare di avere un fine pena.
Nadia:
Amico
mio, anche stanotte mi sembra di sentire i tuoi pensieri. Mi sembra di sentire
la tua tristezza. Eppure oggi è stato un gran giorno, ma so che non è
sopportabile il tuo trovarti solo e rinchiuso anche stasera. A volte mi sento
così impotente… Tutto quello che avete detto oggi non è una recita: è realtà, è
verità! È la vostra vita. È la tua vita… Questa vita che io, amico, fratello
mio, ti voglio chiedere di vivere.
Ti
prego, apri gli occhi domani. Ti prego, vivi per noi che ti vogliamo bene, che
ti amiamo.
Vivi
per quella speranza che creeremo insieme, perché l’amore può tutto. Perché la
forza che hai tu permette a noi che ti amiamo di vivere con un’intensità e una
passione che altrimenti non avremmo mai conosciuto.
Sei un
essere speciale, amico mio.
Non so
se posso darti una speranza, ma posso raccontarti la mia. Se davvero ascolti il
tuo cuore, allora sai che c’è ancora spazio…
Vorrei
sognare insieme a te, se me lo permetterai.
Vorrei
fare questo pezzo di strada che abbiamo davanti insieme a te. M’importa poco
dove andremo, ma vorrei conoscerti…
Ti
prego, apri gli occhi domattina e fai un viaggio insieme a me.
Ti
prego, apri gli occhi domattina e fammi conoscere chi sei e chi ti ha portato
fino a qui, Anima Bella.
Ti
prego, apri gli occhi domattina e raccontami la tua Vita
www.carmelomusumeci.com
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