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sabato 11 agosto 2018



Nessun risarcimento 
a Giulio Petrilli

nonostante fosse stato assolto
dopo sei anni di carcere
con l'accusa di partecipazione alla banda armata Prima Linea





Ingiusta detenzione. L'aquilano Petrilli a Strasburgo per sit-in di protesta
abruzzoweb.it, 11 agosto 2018




"In relazione al mio mancato risarcimento dopo sei anni di ingiusta detenzione avevo deciso di arrendermi e non fare più nulla. Ma dopo aver appreso che la corte europea di Strasburgo, in modo del tutto arbitrario, decide a chi dare o non dare il risarcimento, il 4 ottobre prossimo dalle ore dieci davanti la sede della corte, a Strasburgo in Francia, farò un sit-in di lotta e di protesta contro la giustizia dei potenti. Invito tutti a partecipare". Lo annuncia l'aquilano Giulio Petrilli, che da anni conduce una battaglia per ottenere dallo Stato italiano il risarcimento per ingiusta detenzione, dopo essere stato in carcere per sei anni e alla fine assolto dalla Cassazione.
"È notizia di giorni fa che alle Pussy Riot, gruppo punk russo, nonostante condannate a due anni, la corte europea ha obbligato la Russia a risarcirle, sanzionando sia l'esito processuale che la detenzione. Anche un cittadino russo detenuto per più giorni della condanna avuta, verrà risarcito con sentenza della corte europea con più euro di quelli elargiti dalla Russia.
A me invece, tempo fa, con giudizio monocratico, una giudice macedone ha deciso che nonostante fossi stato assolto dopo sei anni di carcere (con l'accusa di partecipazione alla banda armata Prima Linea) non andava concesso il risarcimento e mi hanno anche obbligato a pagare le spese processuali. Questo perché la corte europea di Strasburgo usa due pesi e due misure", scrive in una nota l'aquilano.
"Protegge l'Italia che fa parte del blocco atlantico e attacca la Russia sempre! Il diritto al risarcimento per ingiusta detenzione vale per alcuni e non per altri! Se fossi stato cittadino russo e detenuto li, sarei stato risarcito! Per questo motivo decido di denunciare il tutto, organizzando un sit-in davanti il tribunale di Strasburgo! Questo per affermare il diritto che chiunque venga ingiustamente privato della libertà personale debba essere sempre risarcito. Questo dice la convenzione europea dei diritti dell'uomo", aggiunge.
"Non possono passare sotto silenzio queste ingiustizie della corte europea di Strasburgo e quella dei tribunali italiani che non concedono a molti il risarcimento per ingiusta detenzione per un semplice giudizio morale, "cattive frequentazioni". Una follia giuridica in antitesi a tutti i trattati internazionali! Il diritto internazionale viene cancellato e la corte europea sta avallando questo! Con il sit-in al quale invito tutti i democratici a partecipare, voglio rompere il silenzio intorno a questa grande ingiustizia!", conclude Petrilli nella nota.

LA SUA ODISSEA CARCERARIA



Dieci milioni di euro quale risarcimento danni per ingiusta detenzione. E’ la richiesta che Giulio Petrilli, nato a Ortona dei Marsi ma residente a L’Aquila, ha chiesto al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi al quale ha inviato una lettera-istanza nella quale racchiude brevemente la sua storia, comunque nota al premier gia’ dallo scorso mese di luglio. Petrilli, che attualmente si trova a Belgrado per lavoro, fu arrestato il 23 dicembre 1980 con un mandato di cattura firmato ed emesso dal pubblico ministero del Tribunale di Milano Armando Spataro (attualmente procuratore capo del Tribunale di Torino). Il reato di cui fu accusato era di partecipazione a banda armata con funzioni organizzative (Prima Linea). La sentenza definitiva di assoluzione e’ stata emessa dalla Cassazione nel luglio 1989 e la detenzione di Petrilli duro’ cinque anni e otto mesi. Per lui fu carcere duro, sotto regime articolo 90, piu’ ferreo dell’attuale 41 bis. “Anni di isolamento totale – ricorda nell’istanza – blindati dentro celle casseforti, senza piu’ poter scrivere, leggere libri, anche quelli per studi universitari, qualche ora di tv ma solo primo e secondo canale. Un’ora di colloquio al mese con i parenti, ma con i vetri divisori”. E in quegli anni di condanna Petrilli – che da anni si batte “per avere giustizia giusta” – entro’ in 12 carceri diverse. “Immediatamente dopo la scarcerazione – ricorda – non ero in grado di produrre ricorsi, e’ verificabile dal certificato dell’ospedale militare di Chieti che subito dopo la mia scarcerazione mi esento’ dal servizio di leva per la situazione di fortissimo stress da parte mia, con gravi forme paranoiche depressive che il carcere speciale con l’isolamento totale mi aveva prodotto. Il tutto fu certificato dopo varie visite effettuate nel suddetto ospedale”. Documentazione acquisita agli atti dalla Corte d’Appello di Milano che nel giugno del 2012 analizzo’ il suo ricorso per la riparazione da ingiusta detenzione. Ad oggi Petrilli non ha ricevuto alcun indennizzo poiche’, ancorche’ assolto, i giudici ritennero che le sue frequentazioni erano state, tuttavia, poco raccomandabili. “Rispondere in modo positivo o negativo a codesta istanza e’ un mio diritto che spero non rimanga inevaso”.



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