Fissato per domani innanzi all’8° Sezione il
Riesame per la libertà di medici e avvocati di
Sessa Aurunca
In sede di interrogatorio di garanzia quasi tutti,
però, si sono avvalsi della facoltà di non
rispondere – Fiducia dei difensori per un esito
favorevole – Assenza di riscontri obiettivi alle
dichiarazioni del pentito Armando Martucci –
–
Sessa Aurunca - Sono stati fissati per domani, lunedì 23 luglio, innanzi all’Ottava Sezione del Tribunale della Libertà di Napoli, gli interrogatori per il riesame delle posizioni ( se ricorrono o meno ancora motivi per la detenzione e se sono state osservate le regole processuali ) per tutti gli arrestati della zona di Sessa Aurunca: medici, avvocati, bancari, affaristi, corrotti e corruttori.
Gravissime sono le imputazioni per tutti gli accusati che vanno dall’associazione a delinquere, al falso, alla truffa, al riciclaggio e pur tuttavia gli avvocati difensori (Camillo Irace, Luigi Iannettone, Mario Sciarretta, Gianluca Di Matteo e Luigi Imperato ) sono fiduciosi specialmente alla stregua di quanto è emerso in sede di Riesame innanzi al Tribunale Ordinario di Roma – Sezione per il riesame dei provvedimenti restrittivi della Libertà personale - nei confronti dei magistrati non togati - Luigi Gerardo Bagni, Carlo Papa e Umberto Della Rocca, tratti in arresto l’anno scorso poi scarcerati dal Riesame tutti in servizio presso l’ufficio del G.d.P. di Sessa Aurunca, accusati dallo stesso collaboratore di giustizia della vicenda odierna.
Il Riesame di Roma, infatti, riscontrò, nelle accuse del pentito Armando Martucci, ( il quale, tra l’altro, ha accusato in altro processo, anche l’avv. Michele Santonastaso ), in un caso: “l’assenza di riscontri obiettivi”, e in un altro caso: “risultano però privi di riscontri esterni riferibili ai fatti ed elementi concreti e specifici”. Insomma questo Martucci, nonostante le sue chiamate in correità sembra, “non attendibile”.
Nello specifico l’accusa prospetta per Michele Buono, Gennaro Pizza, Giancarlo Filippelli e Luciano Peluso, la contestazione di truffa ( perché, al fine di commettere il delitto di truffa in danno di svariate compagnie assicurative - allo stato non procedibili per difetto di querela, in qualità di medico dell’ospedale civico di Sessa Aurunca ( e quindi di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni), falsamente attestava di avere sottoposto a visita centinaia di persone, fra le quali alcune i cui certificati venivano utilizzati nei seguenti sinistri: Antonio e Lorenza Brini, contro AXA ASSICURAZIONE; Fernando Capozio e Antonio Cortani contro Emanuele Biondino e Fondiaria Sai; Michelina D’Annolfo, contro Raffaele Bamundo e Generali Assicurazioni; Fabrizio Di Tanocontro Vincenzo Nunnari e Generali Assicurazioni; Salvatore Cutolo contro Massino Noris Avolio e Zurich Assicurazioni; Caterina Ricciardi contro Mauro Corbo e Allianz Toro Assicurazione; Antonio e Luciano Montano contro Valentino Rullo e Generali assicurazione; Alfredo Olibano contro Luigi Esposito e Llyoid Italico; Giovanni Fava e Velia Fastoso contro Francesco Monaco; Sonia Zampi contro Civita Palazzo e Assicurazione Navale; Giuseppe e Mauro Di Cresce contro Annunziata Tartaglione e Reale Mutua; Vito Pimpinella contro Walter Forte e Augusta Assicurazione; Carmine Di Bernardo contro Comune Sessa Aurunca e Ariscom Assicurazione; Monica Gheorghe contro Dario Giottini Dario e Nuova Tirrena Assicurazione; Carmela Verrengia contro Faiello Giovanni Faiello e Generali Assicurazione; Francesco Reca contro Valentino Rullo Generali Assicurazione; Angela Iacobucci contro Comune di Sessa Auruunca con il concorso, a titolo di istigatori, per il Pizza, il Filippelli ed il Peluso. In Sessa Aurunca, fino al gennaio 2011.
Ed inoltre per Michele Buono perché, al fine di commettere il delitto di truffa in danno di svariate compagnie assicurative in qualità di medico dell’ospedale civico di Sessa Aurunca (e come tale di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni), per compiere atti contrari ai suoi doveri di ufficio (costituiti nell’emettere i falsi certificati sopra descritti), riceveva da Gennaro Pizza, da Giancarlo Filippelli e da Luciano Peluso somme di denaro pari a 200 euro per certificato oltre a varie regalie, quali gioielli ed orologi. In Sessa Aurunca, fino al gennaio 2011. Con l’aggravante per Pizza, Filippelli e Peluso, per avere erogato le somme di denaro sopra indicate a Buono Michele come prezzo per l’attività contraria ai doveri di ufficio sopra descritta.
Le serrate indagini della Fedelissima hanno accertato, inoltre, che la “banda” di malfattori di Sessa Aurunca, operava da tempo, e che moltissimi sono i sinistri fasulli e quasi tutte le compagnia assicurative ( a turno ) sono quelle truffate. Al Dottor Michele Buono ( buono di nome ma non di fatto ) con la complicità degli avvocati: Anna Tagliarina, Fausto Ibello, Gennaro Pizza e Giancarlo Filippelli, è stato contestato anche il reato di “falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti publici”, perché, al fine di commettere il delitto di truffa in danno di varie compagnie di assicurazione, in qualità di medico specialista in ortopedia e traumatologia – dirigente ortopedico I° livello – dell’ospedale “San Rocco “ di Sessa Aurunca (e come tale di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni), con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, commesse anche in tempi diversi, nei certificati da lei redatti ed utilizzati in molti sinistri.
Al dott. Fabrizio Sergio, in concorso con Pizza e Filippelli è stato contestato il reato di falsità ideologica in atto publico ( Artt. 476 e 479 C.P.) perché, al fine di commettere il delitto di truffa in danno di svariate compagnie in qualità di medico dell’ospedale civico di Sessa Aurunca ( e quindi di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni), falsamente attestava di avere sottoposto a visita centinaia di persone, fra le quali alcune i cui certificati venivano utilizzati in molti sinistri.
Per le accuse contro l’impiegato della banca Giuseppe Pastore, che cambiava gli assegni il Gip scrive: “L’ultima posizione da passare in rassegna costituisce la dimostrazione della cura dimostrata dagli indagati nel coprire ogni rischio e ogni ipotesi nel prevenire o comunque fare fronte a qualsiasi difficoltà per la riuscita del meccanismo nel suo complesso. S’è detto molte volte che – salvo i casi in cui fossero coinvolti come finti infortunati direttamente dei membri del sodalizio criminale, nella maggior parte dei casi, invece le vittime dei sinistri e dunque gli attori nelle cause civili di risarcimento del danno erano dei semplici figuranti, dei prestanome assoldati per fingersi infortunati innanzi ai vari medici e eventualmente al CTU, ai quali era promesso per ciò solo un compenso fisso.
“Qualche volta si trattava di persone che avevano avuto realmente un infortunio, magari domestico o sul lavoro e volevano farlo fruttare attraverso i vari faccendieri e procacciatori che costruivano intorno alle loro lesioni un finto incidente stradale. Tutto ciò comportava però che gli organizzatori del sinistro, i procacciatori e gli altri soggetti che lo avevano inventato lavoravano nell’ombra senza potere comparire all’esterno, così che al momento dell’esito vittorioso della lite o della transazione stragiudiziale, l’assegno emesso dalla compagnia di assicurazione veniva inevitabilmente intestato a colui che figurava come danneggiato ed attore, dunque al figurante che doveva poi riscuoterlo a suo nome oppure versarlo sul suo conto”.
Ed ancora scrive il Gip: “Talvolta ciò era facile, poiché si trattava di persone compiacenti che sin da principio si organizzavano con i procacciatori per ripartire poi la somma ricevuta secondo i termini pattuiti; in qualche caso abbiamo visto che i procacciatori imponevano ai figuranti destinatari dell’assegno di consegnare loro una somma in contanti pari a quasi l’intero importo del titolo, dedotta la quota spettante al figurante, al quale poi veniva consegnato l’assegno perché andasse a incassarlo. Altre volte, però, questo non era possibile o conveniente, o perché del figurante si erano perse le tracce (abbiamo visto che ciò si manifestava in molte telefonate tra Di Caterino, la Migallo , Scalera e gli altri del suo gruppo, alla ricerca di come rintracciare i vari simulatori assoldati magari molto tempo prima), oppure perché gli stessi procacciatori sapevano bene di non potersi fidare di quella persona che, una volta portato all’incasso l’assegno poteva rifiutarsi di consegnarne agli organizzatori la maggior parte del controvalore”.
“Per tutti questi casi – rimarca il Gip Baldassarre - dunque, era essenziale una figura come quella di Giuseppe Pastore, dipendente della filiale della Cariparma con sede in C.so Lucilio di Sessa Aurunca, che fosse disponibile a cambiare l’assegno e farne incassare l’importo da parte di una persona differente da quella indicata come beneficiario. È di tutta evidenza che egli non fosse il solo a fare ciò per conto degli associati,a anche perché le altre indagini hanno dimostrato che – ad esempio – il gruppo Di Caterino avesse un proprio referente in una banca di Caiazzo e un altro a Caserta, dove lo stesso Di Caterino si recava con soddisfazione accompagnato da Silvio Cardone.
Tornando a Pastore va detto che il suo nome era stato fornito già dal collaboratore Armando Martucci nel corso del suo interrogatorio, nel quale aveva riferito tra le altre cose che “So che l’avv. Pizza conosceva un dipendente di banca, tale Pastore, che dovrebbe lavorare al Banco Ambrosiano Veneto, comunque alla banca che si trova di fronte alla SNAI al corso Lucilio di Sessa”.
La dichiarazione di Martucci, del resto, andava del resto a riscontrare un dato già conosciuto dalla polizia giudiziaria che aveva notato che nella parte posteriore di due assegni emessi dalle compagnie assicurative a titolo di risarcimento danni, era apposta la dicitura “Filippelli”, ed entrambi erano stati incassati ambedue presso la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza di Sessa Aurunca, in data 15 e 17 aprile 2009.
Orbene, trattandosi di assegni non trasferibili ricevuti dalle compagnie assicurative, intestati a persone diverse, per poterli versare era necessaria la compiacenza di un dipendente, che è stata poi riscontrata e segnalata ulteriormente in maniera tecnicamente corretta e documentata sia dai responsabili della Cariparma, sia dalla stessa Banca d’Italia nella sua funzione di vigilanza, che hanno segnalato il tutto alla Procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere, dove pendono appunto due procedimenti (individuati e indicati dallo stesso PM nella richiesta cautelare) con riferimento a una serie di comportamenti illeciti ad opera di alcuni dipendenti della filiale di Sessa Aurunca.
La consultazione di quegli atti e dell’esposto che ne ha costituito l’avvio (che per altro contiene anche le copie degli assegni oggetto delle illecite negoziazioni e la documentazione utilizzata per effettuare le operazioni di cambio) è illuminante perché da esso emerge che il dipendente Giuseppe Pastore ha agevolato in modo arbitrario e senza alcuna autorizzazione, il cambio di assegni bancari non trasferibili tratti su conti di altri istituti bancari.
La documentazione bancaria in parola in particolare evidenzia che Giuseppe Pastore è contraddistinto dal numero di operatore 7143 e che è addetto allo sportello dell’attuale filiale Cariparma di Sessa Aurunca e che nelle date e nei giorni indicati nel prospetto allegato agli atti risulta aver effettuato operazioni arbitrarie.
Già una rapida e semplice scorsa a questo corposo elenco è illuminate, per via dei cognomi che compaiono nelle ultime due caselle più a destra: i beneficiari degli assegni, infatti, sono nomi noti di questa indagine, quelli di persone già viste appunto nel ruolo d figuranti e falsi infortunati, anche se in qualche caso presumibilmente si trattava di altri parenti o familiari di quelli coinvolti nel presente procedimento. I nomi annotati sulla distinta o sull’assegno, infine, sono molte volte quelli degli odierni indagati Filippelli, Peluso (in un caso annotato solo con il nome di battesimo di Luciano) oltre a Vincenzo Ciprino, che non è coinvolto nel presente procedimento, ma sul conto del quale dalle dichiarazioni di Martucci sappiamo che si trattava del collettore dei rimborsi pagati al clan dagli avvocati Giancarlo Filippelli e Gennaro Pizza, quando ciò non avveniva appunto tramite Luciano Peluso, che il pentito Armando Martucci definiva assistente di Pizza.
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