USA, decapitò il figlio disabile: Jeremiah Lee Wright non è colpevole per insanità mentale
Nel corso del processo l’uomo ha detto di credere che suo figlio non era in realtà una persona, ma un manichino.
Per il giudice John LeBlanc non ci sono dubbi: l’uomo era ed è tuttora incapace di intendere e di volere e per questo deve restare rinchiuso nell’ospedale psichiatrico di Jackson, lo stesso in cui si trovava dal momento del suo arresto, poche ore dopo il barbaro delitto.
Jeremiah Lee Wright, stanco di doversi prendere cura del piccolo Jori, affetto da paralisi cerebrale e costretto su una sedia a rotelle, mise fine alla sua vita decapitandolo. Poi, in pieno delirio, sistemò la testa del bimbo nel giardino di casa, così da farla trovare alla madre non appena rientrata a casa.
Infine, secondo quanto emerso nel corso del processo, prese le altre parti del corpo del figlio, le chiuse in un grosso sacco nero e le abbandonò nella spazzatura a circa un centinaio di chilometri da casa.
Wright era accusato di omicidio di primo grado, accusa che gli sarebbe potuta costare l’ergastolo. Nel corso del processo l’uomo ha sottolineano che suo figlio non era in realtà una persona, ma un manichino. Questo, insieme a una perizia psichiatrica che ha confermato la tesi dell’infermità mentale, è bastato a fargli evitare la condanna.
Via | CBS News
Nessun commento:
Posta un commento