Le Ipotesi rilanciate dalla criminologa Roberta Bruzzone su
“GIALLO”
KATIA TONDI:
TUTTI GLI INDIZI FANNO
PENSARE CHE
IL COLPEVOLE SIA IL MARITO –
Le due donne
della “Villetta degli orrori” di Castelvolturno si sono suicidate
Santa Maria Capua Vetere – Secondo una ricostruzione della criminologa Roberta Bruzzone, pubblicata dal
settimanale “Giallo” di questa settimana, il presunto colpevole dell’omicidio Tondi
sarebbe il marito. Katia Tondi, 31 anni, il 21 luglio 2013 viene trovata morta nella
sua abitazione di San Tammaro, dove vive con il marito Emilio Lavoretano, 36 anni, e il loro figlioletto di pochi mesi. I
sospetti si sono concentrati proprio sull’uomo e l’accertamento dell’orario
della morte della donna non ha fatto che aggravare la sua posizione.
L’uomo, infatti, aveva sempre sostenuto di
trovarsi in un supermercato al momento del delitto e di aver scoperto il corpo
senza vita della moglie solo al suo ritorno. L’autopsia effettuata sul corpo di
Katia, invece, colloca la sua morte tra le 17.30 e le 18.30, un orario in cui
Lavoretano si trovava in casa con lei. Si è sempre sospettato che la vittima
conoscesse il suo assassino, anche perché la porta della casa teatro dell’omicidio
non mostra segni di effrazione e non sono stati trovati elementi in casa che
testimonino la presenza di un estraneo.
Evidentemente, quando è stata uccisa, Katia
non aveva motivo per aver paura di quello che si sarebbe poi rivelato il suo
assassino: chi l’ha uccisa, infatti, le si è avvicinato e l’ha strangolata,
senza far scattare in lei alcun tipo di allarme. Katia però quando è stata
aggredita si è difesa e il materiale trovato sotto le sue unghie potrebbe offrire
un elemento indiziario importante.
Certo, per gli inquirenti sarà complesso
esprimersi in modo definitivo: il marito viveva in quella casa e, dunque, le
eventuali tracce di varia natura che verranno trovate nell’appartamento
sarebbero ampiamente giustificate. A oggi gli elementi probatori a carico di Lavoretano
sono così numerosi che, a meno che non salti fuori una pista alternativa
coerente, ritengo probabile che la posizione del marito di Katia si complicherà
ulteriormente. Nel carteggio giudiziario sono costituiti gli avvocati Gianluca Giordano, Natalina Mastellone e Raffaele Crisileo. Il prof. Carmelo Lavorino, criminologo, è invece componente il pool per la difesa di
Lavoretano.
La criminologa Bruzzone poi si occupa
della cosiddetta “villetta degli orrori”, di Castelvolturno, e ipotizza un
duplice suicidio, ma, con qualche perplessità. Come si ricorderà i resti di Elisabetta Grande e sua figlia Maria Belmonte, di Castel Volturno
vengono trovati nel 2012 in un’intercapedine della casa dove le due vivevano con Domenico
Belmonte, padre di Maria e
marito di Elisabetta. Subito l’uomo
un medico in pensione, viene iscritto nel registro degli indagati con il genero
per omicidio e occultamento di cadavere. L'autopsia, però, non ha supportato
questa pista: la morte delle donne è riconducibile a un’intossicazione da
psicofarmaci e sule loro salme non ci sono segni di morte violenta.
Dunque, si sarebbero suicidate. Ma rimane un
elemento sconcertante: dopo il decesso sulle salme è stato sparso un mix di
topicida e acido muriatico. Chi è stato? É facile sospettare di una persona che viveva
in quella casa. L’unico in grado di
svelare questo mistero è Domenico Belmonte. Nel processo sono presenti gli
avvocati Carlo De Stavola e Rocco Trombetta.
A sinistra il giornalista Terlizzi con il criminologo Carmelo Lavorino |
Sulla vicenda abbiamo sentito il criminologo Carmelo Lavorino consulente di parte per il pool difensivo di Lavoretano il quale ci ha dichiarato:
Il
criminologo professionista serio ed analitico può e deve esporsi pubblicamente
su casi di omicidio ancora segretari SE E SOLO SE possiede tutti i dati
investigativi, forensi, della scena del crimine, cronologici, spaziali e
relativi a tutti gli scenari. A volte si perde l'occasione per fare silenzio ed
è accaduto anche in questo caso, sopratutto se si parla giusto per pubblicare
qualcosa a livello giallistico e/o per dimostrare d'essere. I cavalli si
contano alla fine, lo dissi anche per i casi Pacciani, via Poma ed Arce, ora lo
dico anche x Katia Tondi. Questo caso ha visto troppi avventurieri
mass-mediatici sparare balle, un qualcosa che a mio avviso suona come oltraggio
alla vittima ed alla Corte.
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