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martedì 6 novembre 2012


“La democrazia non vuole bavagli”.
DIFFAMAZIONE: PRIME 
ADESIONI di DIRETTORI 
di testate all’appello FNSI 

"I giornalisti italiani avvertono e denunciano i limiti e i rischi per il diritto all'informazione che potrebbero derivare dall'approvazione delle norme contenute nel disegno legge sulla diffamazione a mezzo stampa in discussione al Senato… i giornalisti non ritengono che il Paese abbia bisogno che alla stampa sia imposto il guinzaglio di misure figlie della fretta, ma anche del rancore”.
Il DDL sulla DIFFAMAZIONE domani 7 novembre ritorna in aula. Niente interdizione per i giornalisti alla prima condanna. (TESTO IN CODA)

Roma, 6 novembre 2012. Prime adesioni di direttori di testate all'appello lanciato ieri dalla Fnsi durante la giornata internazionale 'Stand up for journalism', promossa dalla Federazione europea dei giornalisti (Efj), contro le norme contenute nel disegno legge sulla diffamazione a mezzo stampa in discussione al Senato. Lo segnala la Fnsi, rendendo noti anche i nomi dei firmatari e le testate che rappresentano e che domani riporteranno nelle edizioni dei quotidiani il testo dell'appello. Ecco l'elenco (in ordine alfabetico) dei primi firmatari:Gianfranco Astori (Asca), Bianca Berlinguer (Rai Tg3), Claudio Brachino (Videonews), Umberto Brindani (Oggi), Mario Calabresi (La Stampa), Ugo Cennamo (Il Giorno), Luigi Contu (Ansa), Ferruccio De Bortoli (Corriere della Sera), Paolo De Paola (Il Corriere dello Sport), Pierangela Fiorani (La Provincia Pavese), Giorgio Gandola (L'Eco di Bergamo), Mario Giordano (Tgcom24), Alberto Maccari (Rai Tg1), Pier Luigi Magnaschi (Italia Oggi), Marcello Masi (Rai Tg2), Ezio Mauro (La Repubblica), Corradino Mineo (RaiNews24), Andrea Monti (La Gazzetta dello Sport), Roberto Napoletano (Il Sole 24 ore), Mario Orfeo (Il Messaggero), Paolo Provenzi (La Prealpina), Norma Rangeri (Il Manifesto), Alessandro Sallusti (Il Giornale), Claudio Sardo (L'Unita'), Mario Sechi (Il Tempo), Marco Tarquinio (L'Avvenire), Dusan Udovic (Primorski Dnevnik), Vittoriano Zanolli (La Provincia di Cremona). L'appello dice "I giornalisti italiani avvertono e denunciano i limiti e i rischi per il diritto all'informazione che potrebbero derivare dall'approvazione delle  norme contenute nel disegno legge sulla diffamazione a mezzo stampa in discussione al Senato. Il combinato disposto di tale disegno con quello precedente in materia di intercettazioni renderebbe piu' difficile produrre informazione senza peraltro rendere piu' rapido ed efficiente il ristoro dell'onorabilita' dei singoli lesa da una notizia diffamatoria".  Inoltre: "Il diritto alla tutela della dignita' di tutti i cittadini e' questione che interpella i giornalisti italiani e sulla quale i giornalisti - attraverso la Fnsi - hanno avanzato proposte e suggerito soluzioni, perfettibili, ma tese a tenere insieme interessi e diritti in apparente conflitto. E' anche per questa ragione che i giornalisti ritengono di potere riaffermare che l'opposizione ai contenuti del disegno legge sulla diffamazione non trae origine dalla difesa di privilegi, ma, al contrario, recupera quelle stesse ragioni che tre anni fa mobilitarono l'opinione pubblica in difesa del diritto all'informazione che, specularmente, carica i giornalisti del dovere - incomprimibile - di informare, ricercare e offrire notizie. Per questa ragione, i giornalisti non ritengono che il Paese abbia bisogno che alla stampa sia imposto il guinzaglio di misure figlie della fretta, ma anche del rancore. Misure che sottendono al tentativo di imporre una censura preventiva soprattutto su quegli organi di informazione  che, magari in territori di frontiera condizionati dalla criminalita' organizzata, svolgono un ruolo essenziale di presidio della democrazia che si alimenta di conoscenza, consapevolezza, responsabilita'. I giornalisti che non intendono certo sfuggire alle loro responsabilita' e ai loro doveri, confidano che anche il Parlamento sappia evitare atti che porrebbero l'Italia ai margini dei paesi democratici maturi. Continueremo a batterci, quindi, perche' l'Italia non abbia a pagare anche i costi di uno spread di democrazia. Non verremo meno al dovere di onorare il patto che ogni giorno rinnoviamo con i lettori, indipendentemente da multe, arresti e sanzioni". Infine: "Ma, qui e ora, avvertiamo l'urgenza di fermare il disegno legge sulla diffamazione - cosi' come concepito - perche' la democrazia e l'informazione in Italia non tollerano alcun bavaglio. E' con questo spirito che i giornalisti italiani, i direttori delle principali testate hanno raccolto l'invito della Federazione Nazionale della Stampa Italiana a celebrare "Stand up for journalism", la giornata europea del diritto all'informazione promossa dalla Federazione Europea dei giornalisti  (Efj)". (AGI)

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Il DDL sulla DIFFAMAZIONE domani 7 novembre ritorna in aula. Niente interdizione per i giornalisti alla prima condanna. Dalla seconda condanna, per la recidiva semplice, è facoltà del giudice applicare un’interdizione da uno a 6 mesi, mentre alla terza condanna, per la recidiva reiterata, è obbligatorio per il magistrato prevedere l’interdizione da uno a dodici mesi.



Roma, 6 novembre 2012. Salta la misura dell’interdizione dalla professione giornalistica in caso di una prima condanna per diffamazione. Lo ha deciso la Commissione giustizia del Senato con un voto bipartisan. Hanno votato contro i senatori del Pd Casson e Vita. Il testo torna in Aula domani. Si è, dunque, sbloccato l’impasse in commissione Giustizia, che ha trovato l’intesa su una settima riformulazione dell’emendamento del Pdl a firma Balboni e Mugnai, su cui ha convenuto anche quasi tutto il Pd, esclusi Cassone e Vita che hanno votato contro, d’Ambrosio e il radicale Perduca che si sono astenuti. La nuova disciplina sull’interdizione dell’attività giornalistica stabilisce che alla prima condanna per diffamazione non sono previste misure interdittive, dalla seconda condanna, per la recidiva semplice, è facoltà del giudice applicare un’interdizione da uno a 6 mesi, mentre alla terza condanna, per la recidiva reiterata, è obbligatorio per il magistrato prevedere l’interdizione da uno a dodici mesi. Dopo che si è sbloccata la situazione in commissione Giustizia sull’articolo 1, domani si torna in Aula e si procederà subito al voto segreto su questo articolo su cui il Senato rimane spaccato. Sull’esito della votazione di domani è lo stesso presidente della commissione Giustizia, Filippo Berselli a mostrare cautela. “C’é una parte dei senatori molto sensibili alla tutela del diffamato – spiega Berselli – e poi ci sono coloro che sono portatori di istanze dei giornalisti e che vogliono solo sanzioni lievi. Si sono registrate in passato queste divisioni in Aula e credo che si registreranno anche domani, nonostante stasera si sia trovata un’intesa sull’articolo accantonato con la nuova riformulazione sull’interdizione”. (Ansa)



DDL SALLUSTI. DELLA MONICA (PD): ABBIAMO RIDOTTO IL DANNO

Roma, 6 novembre 2012.  ''Si trattava di ridurre il danno in un disegno di legge che per noi rimane pessimo. Almeno abbiamo evitati danni peggiori''. Così la capogruppo Pd in commissione Giustizia al Senato, Silvia Della Monica, spiega perche' il suo partito ha convenuto sul nuovo testo del Pdl sull' interdizione anche se ben quattro senatori democratici non hanno votato a favore. ''E' passata - osserva Della Monica - una misura meno restrittiva nei confronti dei giornalisti, anche se io avevo chiesto di ritornare al testo votato all'unanimita' dalla Camera nel 2004 e con il quale si introduceva l'interdizione solo di fronte alla recidiva e ho chiesto di trasformare la pena accessoria in facoltativa''.     Il testo, arrivato in commissione Giustizia, prima di quest'ultima riformulazione, prevedeva, infatti, l'interdizione automatica anche in caso di prima condanna per diffamazione. Sulla diffamazione, Della Monica riferisce poi di aver chiesto al presidente della commissione Berselli di sentire il proprio gruppo politico per ''verificare se ci sia ancora interesse a questa legge'' visto che ''il Pd non ha questo interesse''.(ANSA).






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