Trattativa Stato-mafia, intercettazioni di Riina: ecco come voleva "sistemare" il pm Di Matteo
Secondo il boss il magistrato doveva fare "la fine del tonno".
Lo scorso 16 novembre Riina parlando con Lo Russo diceva:
“E allora organizziamola questa cosa! Facciamola grossa e non ne parliamo più!”
riferendosi a un attentato ai danni del pm e aggiungeva:
“Questo Di Matteo non se ne va, gli hanno rinforzato la scorta e allora, se fosse possibile, ad ucciderlo… Una esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo con i militari. Questo pubblico ministero di questo processo che mi sta facendo uscire pazzo. Gli farei diventare il primo tonno, il tonno buono”
Dalle intercettazioni emerge che Riina diceva a Lo Russo che se fosse ancora libero continuerebbe “a fare un macello al massimo livello” perché ormai il suo sistema aveva l’ingranaggio giusto ed erano tutti mafiosi.
Il boss della Sacra Corona Unita durante i loro incontri lo informava su cosa stava avvenendo nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia, e gli aveva detto che anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era stato convocato come testimone e Riina diceva di essere d’accordo con chi riteneva che il Capo dello Stato non dovesse presentarsi e su Di Matteo diceva:
Il boss della Sacra Corona Unita durante i loro incontri lo informava su cosa stava avvenendo nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia, e gli aveva detto che anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era stato convocato come testimone e Riina diceva di essere d’accordo con chi riteneva che il Capo dello Stato non dovesse presentarsi e su Di Matteo diceva:
“Ci vuole una mazzata nelle corna… a questo pubblico ministero di Palermo”
Le prime volte che Riina ha parlato con Lo Russo di Di Matteo diceva:
“Questo signore che era a Caltanissetta, questo che non sa che cosa deve fare prima. È un disgraziato… minchia è intrigante, minchia, questo vorrebbe mettere a tutti, a tutti, vorrebbe mettere mani… ci mette la parola in bocca a tutti, ma non prende niente, non prende…”
e poi se la prendeva con la “popolazione” perché difende i magistrati mentre secondo lui andrebbero ammazzati, altrimenti con il sostegno di tutti si ringalluzziscono, fanno propaganda e strumentalizzano le persone. Inoltre, secondo Riina, nessuno degli altri mafiosi di Cosa Nostra è capace di essere alla sua altezza, ma subiscono le iniziative dei magistrati e basta.
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