Alla sbarra il decano dei cronisti giudiziari casertani per una vicenda giudiziaria ai
limiti kafkiani
da inviato in ùIsraele: 1980 |
RINVIATA AL 24 SETTEMBRE L’UDIENZA PER LA DIFFAMAZIONE A ROBERTO
SAVIANO IL GIUDICE ATTENA VUOLE RIUNIERE ANCHE IL PROCESSO STRALCIATO NEI
CONFRONTI DEL DIRETTORE BIAGIO SALVATI – I DIFENSORI CHIEDERANNO DI ACCORPARE
ANCHE L’ALTRO PROCEDIEMNTO DI BIS IN IDEM
Saviano non ha
digerito il fatto che Terlizzi abbia recensito un libro, “L’Impero dei
Casalesi“, sulla camorra del giornalista napoletano Gigi Di Fiore, scrivendo
che si trattava di un lavoro più fedele alle fonti e ai fatti rispetto a
“Gomorra”, che contiene invece parecchie vicende inventate di sana pianta.
Santa Maria Capua Vetere –
E’ stata rinviata al 24 settembre,
innanzi al Giudice Monocratico Attena del Tribunale di Santa Maria Capua
Vetere, il processo per diffamazione intentato dall’autore di “Gomorra”,
Roberto Saviano, contro due cronisti
giudiziari della Provincia di Caserta. La vicenda è nota e può essere cosi
riassunta.
L’eroe “dell’antimafia di carta” se l’è presa con chi, in
terra di camorra, svolge il non facile compito di informare. E così ha
querelato un sito d’informazione casertano mandando sotto processo il direttore della
testata, Biagio Salvati (per il quale si è proceduto ad uno stralcio e subirà
un processo a parte ) e contro il decano
dei cronisti di nera e giudiziaria
casertani Ferdinando Terlizzi.
Si è sentita
diffamata, la “star di Gomorra”, da una serie di articoli che il quotidiano
online ha pubblicato da maggio a ottobre 2008, quando ormai il bestseller sui
Casalesi aveva superato i confini nazionali per conquistare i mercati europei.
Cose forti, attacchi violentissimi. Roba da condanna sicura. Eh, sì. Il
paladino della libertà di stampa, ad esempio, non ha digerito il fatto che
Terlizzi abbia recensito un libro, “L’Impero dei Casalesi“, sulla camorra del
bravissimo giornalista napoletano Gigi Di Fiore, scrivendo che si trattava di
un lavoro più fedele alle fonti e ai fatti rispetto a Gomorra, che contiene
invece parecchie vicende inventate di sana pianta ( che il giornalista
Terlizzi, per la verità, ha definito
“cazzate”.
Anatema. E
ancora: Salvati e Terlizzi dovranno spiegare com’è che gli è saltato in mente
di scrivere che Sua Eccellenza Saviano aveva difficoltà a trovare Casa per
motivi di sicurezza, dopo che la stessa notizia l’avevano pubblicata
evidentemente, senza ricevere carte bollate – praticamente tutti i quotidiani
napoletani - e il sito nazionale
“Dagospia”.
“Affetto da
querelite acuta, Saviano ( ha scritto “Il Giornale” riportando la vicenda) ha denunciato il direttore e il
cronista/commentatore del sito anche per articoli ripresi pari pari da altri
quotidiani e soprattutto dall’informatissimo e gettonatissimo sito Dagospia. La
sola decisione di riproporli ai lettori del sito casertano, secondo lo
scrittore, li rende meritevoli di una legnata in un’aula di giustizia. E poco
importa che, prima o in contemporanea al sito casertano, gli stessi articoli
avessero fatto il giro del web e della carta stampata. Così la prossima volta
imparano a lanciarli nella homepage. E il primo che deve pagare per omesso
controllo è proprio il direttore Salvati, quello che generosamente forniva al
carneade Saviano, atti giudiziari e
chicche sui Casalesi. La guerra è guerra”.
Peccato che Roberto
Saviano in questo periodo si trovi in America,
perché spocchioso com’è si sarebbe pure presentato – con il suo codazzo
di gorilli da noi pagati essendo lo stesso costituitosi parte civile quale persona offesa. Gli altri personaggi citati
dalla difesa di Terlizzi sono: Prof.
Alessandro Dal Lago, autore del libro “Eroi di carta, il caso Gomorra e altre
epopee”, sulle “discrepanze tra parole e realtà” (intervista dell’autore del
12.07.2010) rilevate dal Dal Lago nel testo del Saviano; Biagio Salvati,
giornalista, sulle fonti da cui gli articoli per cui è processo traevano
origine e sulla circostanza che taluni di essi (o tutti) erano ripresi dal sito
“Dagospia” con copia e incolla; Roberto D’Agostino, giornalista e direttore del
sito “Dagospia”, sulle circostanze di cui al punto che precede, sulle fonti in
suo possesso e su ogni altra circostanza utile in relazione ai fatti di cui
all’imputazione; Simone Di Meo, giornalista e scrittore, sui fatti relativi
alla vertenza con il Saviano avente ad oggetto un presunto plagio di articoli
del Di Meo, usati (e, secondo il Di Meo, anche travisati) dalla persona offesa
dal reato nel presente procedimento; Dott. Antonio Arricale, giornalista, anche
in qualità di consulente tecnico, potrà riferire circa le modalità di
attribuzione di articoli non firmati.
Dunque, dopo l’errore di citare a Milano, un postino omonimo del Terlizzi, il secondo
incidente di percorso, ha bloccato
nuovamente il processo essendo fissata una udienza sbagliata.
Malagiustizia o jella del Saviano? Ma non basta… perché poi si è arrivati
all’assurdo per non dire al ridicolo.
Nello stesso giorno che si doveva celebrare il processo
innanzi al giudice Attena agli avvocati difensori ( Avv. Angelo Santoro e
Gennaro Iannotti ) veniva notificato un decreto di chiusa istruttoria e la
richiesta da parte della Procura ( P.M. Giuliana Giuliano) di rinviare a
giudizio per diffamazione (
“nuovamente”: “bis in idem”?) sia il
Terlizzi che il Salvati… con lo stesso capo di imputazione che però portava
l’annotazione: così modificato”… ma nulla veniva rettificato o modificato. Nuova jattura di Saviano o malagiustizia?
Un’ amara considerazione: Se il reato avesse previsto
l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare Terlizzi e Salvati sarebbero stati arrestati entrambi. Intanto gli avvocati Nicola Garofalo, Gennaro Iannotti, e Dario Pepe, difensori,
si sono subito adoperati con una istanza:”Alla Procura, deposito del
decreto che dispone il giudizio emesso dal Gup Francesco Caramico D’Auria proc.
N° 13284/12/21, a carico di Ferdinando
Terlizzi al fine di evidenziare alla SS.VV. l’evidente “ne bis in idem” in
relazione ai fatti oggi contestati all’imputato. Invero, il procedimento a
carico di Biagio Salvati e Ferdinando Terlizzi, originariamente incardinato
presso la Procura di Milano veniva trasmesso per competenza territoriale alla
Procura di S. Maria C.V. ed affidata al P.M. Dott.ssa Ambrosino ed iscritto al
n° 13284/12/21”.
“Sempre in relazione al medesimo fatto – continua l’esposto
degli avocati - ed attribuito ala medesima persona, veniva notificato
all’indagato Terlizzi, ex art. 415 bis
cpp, contenente una pedissequa ripetizione del capo di
imputazione per il quale risulta pendente anche il procedimento penale n°
13284/12 innanzi alla dott.ssa Roberta Attena,
giudice monocratico del Tribunale di S. Maria C.V. la cui prossima
udienza è fissata per il 31 marzo. Alla luce di quanto esposto, pertanto,
appare evidente l’identità del fatto contro la stessa persona evenienza
questa che implica “pur in mancanza di una sentenza irrevocabile l’improponibilità dell’azione penale in
applicazione della preclusione fondata sul principio generale del “ne bis in
idem” ed il divieto di un secondo giudizio
( Cassazione S.U. 28/6/2005 n° 34655)
Si insiste pertanto nella richiesta di archiviazione del presente
procedimento ex art. 408 e 649 cpp.”.
Bene. Nessuna archiviazione. Abbiamo saputo che il P.M. ha
rimandato di nuovi gli atti alla Procura di Milano. Non è forse una malagiustizia? O è
jattura savianese? Lunedi non mancheremo
di seguire gli sviluppi di questa singolare vicenda che definirla kafkiana è veramente riduttivo.
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