E’ MORTO
IL DR. AURELIO TAFURI
AVEVA 86 ANNI
- NEL 1960 UCCISE UN UOMO PER GELOSIA FU CONDANNATO A 26 ANNI.
Lui dermatologo affermato, il fratello
Mario, farmacista, si è suicidato a
luglio dello scorso anno. La sua storia immortalata nel mio libro dal titolo “Il delitto di un uomo
normale”.
di Ferdinando Terlizzi
Santa Maria Capua Vetere - Aurelio Tafuri, medico dermatologo, figlio di farmacista, nel 1958, conosce Anna Maria Novi, 20 anni, bella ma “piena di passato”. Nanà aveva
fatto l’entraneuse al “Trocadero”. Nel 1959 la ballerina si innamora di uno
studente che faceva l’indossatore per l’Alta moda, Gianni De Luca. Questi la mette incinta e decide di sposarla nonostante
l’avversione feroce della famiglia. Il medico sammaritano intanto, invaghito
della Novi, continuava a sborsare fior di milioni, mantenendo un ibrido “menage
a trois”, (quando non diventava un “quartetto”, per l’inserimento del primo
amante, l’ingegnere Egano Lambertini e addirittura un “quintetto”, allorquando vi
si inseriva il gay). Nella comitiva non mancava, infatti, Carlo D’Agostino, un sarto omosessuale che si incaricava di vendere
costosi vestiti alla ballerina, (pagati dai suoi amanti occasionali), e di organizzare “spogliarelli” privati e
“poker strip”, per i più intimi frequentatori della villa di Castelvolturno, di
proprietà del farmacista Giovanni Tafuri,
cugino del dermatologo sammaritano. Il 9
marzo del 1960 Tafuri, stanco ormai delle
vessazioni a cui il giovane sottopone la sua “amata”, decide di ucciderlo. Dopo
averlo attratto in un tranello, con la scusa di avergli procurato un posto di
lavoro in una clinica della provincia di Caserta, lo colpisce con una sbarra
alla testa. Gli conficca un punteruolo nel cuore, gli lega due mattoni ai piedi
e lo scaraventa nella limacciose acque del fiume Volturno, dal Ponte della
Scafa di Caiazzo. Nel carcere scrive il
racconto della sua vita. Gli avvocati non riescono a farlo passare per pazzo. Rimarrà
nella storia – non solo giudiziaria – il singolare consiglio dato ad un cliente
che si era rivolto a lui, ed era preoccupato per la paura di essere stato
contagiato da qualche virus, in seguito al rapporto che aveva avuto con un cane
di grossa taglia, con il quale si era “accoppiato”. – “Fai quello che più ti
piace fare… tanto il cane non ti giudica…”. – Fu un processo clamoroso, che
vide alternarsi, nei quattro giudizi, avvocati di grido come Alfredo
De Marsico, Errico Altavilla, Luigi
Bagnulo, Renato Sansone, Ciro
Maffuccini, Michele Verzillo,
Giuseppe Marrocco, Alfonso Martucci e Giuseppe Garofalo.
Innanzi la Corte di Assise di S. Maria C.V. la difesa
propendeva per una infermità totale di mente ( per il movente strano,
parossistico) l’accusa per la condanna
massima per la crudeltà, infatti, il pubblico ministero chiese l’ergastolo.
La sua condanna fu a 26 anni di reclusione ma ne scontò poco più di 14. In
grado di appello fu difeso da Giovanni Leone, futuro presidente della
repubblica. Il Dr. Tafuri aveva 86 anni, ultimante era diventato cieco e viveva
con l’ausilio di una badante nella casa di Piazza Mazzini. Una famiglia
perbene, gentilizia frantumatasi con due grandi tragedie. Il delitto di Aurelio
e il suicidio di Mario, farmacista e grande uomo di cultura.
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