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domenica 26 febbraio 2023

 

Primarie, oltre un milione al voto Schlein vede la leadership del Pd

LE URNE NEI GAZEBO - Svolta a sinistra. Seggi aperti fino alle 20: i primi dati danno in vantaggiola candidata, che sfonda nelle città del Centronord



27 FEBBRAIO 2023

Un milione e 300mila votanti ai gazebo e un risultato sorprendente. Elly Schlein veleggia verso la segretaria del Pd. Donna, bisessuale, movimentista con salde origini borghesi, è una rivoluzione. Con un esito che non solo si avvia a rovesciare il pronostico, ma è anche inedito a livello storico: non era mai successo che il voto dei gazebo ribaltasse quello degli iscritti. Ed è la stessa natura del Pd – almeno dell’ultimo decennio – a venire messa in discussione. Le primarie a sorpresa diventano lo strumento di una trasformazione fondativa. Un partito “femminista, di sinistra, ecologista” l’ha sempre definito lei. E adesso, è pronta ad aprirne le porte non solo ai fuoriusciti di Articolo 1, ma a tutte le realtà più radicali.

Alla luce dei risultati prende ancora più forza l’attacco al governo fatto davanti al suo seggio ieri mattina: “Disumano e contro ogni diritto fondamentale fare un decreto per rendere più difficili i salvataggi in mare”.

A Roma, al teatro Diamante, uno spazio sulla Prenestina, fuori dai circuiti mainstream, ma anche fuori dalla tradizione dem, l’aria comincia a cambiare una mezz’ora dopo la chiusura dei seggi. Il tam tam dei dati disegna una traiettoria chiara: lei primi dati sono tutti a favore di Elly. Un dato che pare prendere di sorpresa anche il suo comitato. Stravince a Milano e Roma, vince in Lombardia, vince pure a Bologna, vince a Napoli, e pure nella sua provincia, vince a Parigi, a Friburgo. Vince non solo nelle enclave borghesi, ma anche nelle periferie. Da Tor Bella Monaca a Roma a San Giovanni a Teduccio a Napoli. Prende il voto di opinione e quello degli elettori non del Pd, in quella sinistra che non si è sentita rappresentata. Vince al Nord e tiene al Sud. L’ombra di Vincenzo De Luca stavolta pare non stendersi sul risultato.

“In alcuni gazebo stavamo 80 a 20”. Mancano pochi minuti alle 20 quando Sara, kefiah rossa, Collettivo di Torino, arriva allo Spazio Diamante, il comitato elettorale di Elly Schlein. Inusuale la scelta dello spazio (un teatro all’inizio di via Prenestina, fuori dal mainstream, ma anche fuori dalla tradizione del Pd), facce che mai si sono viste prima in questo partito. Ad aprire le porte del Comitato c’è Marta Bonafoni, che ha seguito Elly in ogni passaggio di questa campagna. E il portavoce, Flavio Alivernini. Leggono dati, si interrogano. “A Napoli hanno votato 50mila persone, a Salerno 40mila”. La Campania è attenzionata, tra brogli e truppe cammellate. Poi ci sono Marco Furfaro e Marco Sarracino. Nico Stumpo si muove verso il Nazareno. Da sempre ha il ruolo di controllore. Tra i primi ad arrivare anche Michela De Biase e Alessandro Zan, che dà il nome alla legge contro l’omotransfobia che ora ha qualche chance. Poco prima delle 20 si vede Francesco Boccia, sorriso che non si scopre. Si comincia a diffondere un’aria di vittoria. “La partita è aperta”, dicono. Elly arriva poco prima delle 21, accolta dagli applausi. Alla spicciolata, si vedono i big dem che l’hanno appoggiata, non senza qualche perplessità, almeno all’inizio. Prima Zingaretti, poi Peppe Provenzano.

Da oggi, se la lunga notte confermerà la tendenza, è un altro mondo. La prima sfida per Schlein sono proprio gli equilibri interni del partito. Gli ex renziani con Stefano Bonaccini hanno già un piede fuori dalla porta. C’è da scommettere che lei non addolcirà la sua linea politica per trattenerli. Tanto più che ha una maggioranza ampia in Assemblea, sufficiente a guidare il Pd con un certo agio. E poi, c’è il dialogo con le opposizioni. E ’evidentemente a M5s che guarda. Si parte dal salario minimo e dal Reddito di cittadinanza. Di certo, parte anche una competizione tra la sinistra movimentista di Elly e quella neo- – incarnata da Conte. Per Giorgia Meloni l’aiuto sui dossier spinosi, diventa meno scontato. A partire dalle riforme costituzionali. E chissà, forse anche dagli aiuti militari all’Ucraina.

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