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mercoledì 14 giugno 2023

 IL MARCHESE DEL GRILLO:"IO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO "... 

«A noi le signore in Parlamento,
soprattutto quelle belle,
piacciono molto»
Silvio Berlusconi
Eredità
di Giorgio Dell’Arti

Eredità Quando si dice “eredità di Silvio Berlusconi”, ci si riferisce a due asset. Primo asset: i beni materiali, cioè ville, azioni, terreni, opere d’arte, ecc. Secondo asset: il partito politico, cioè Forza Italia.

Beni materiali Un vecchio punto sulle ricchezze materiali venne fatto dallo stesso Berlusconi chiacchierando con Daniela Santanché (era il 2006): 13 ville, 14 piscine, quattro jet di cui uno rotto, sei panfili, duemila conti in banca, 56 mila collaboratori, una squadra di calcio, una di pallavolo (campioni d’Italia e d’Europa), una di hockey (idem). La situazione oggi non appare molto diversa. Le ville dovrebbero essere quattordici, la squadra di calcio non è più il Milan, ma il Monza, Mediaset si chiama in un altro modo e ha la sede legale ad Amsterdam. Il patrimonio che lascia Berlusconi è valutato (prudenzialmente) in sei miliardi e mezzo di euro. Ma molte cose – come le opere d’arte e qualche villa – non sono registrate ed è comunque una ricchezza difficile da perimetrare con precisione perché, in qualche modo, si estende su tutto il Pianeta.

Dolcedrago Una parte del patrimonio immobiliare sta dentro una società che si chiama Dolcedrago. Valutazione di questa Dolcedrago: 500 milioni. Proprietà: cento per cento Silvio Berlusconi.

Fininvest Lasciamo perdere, per semplicità, ville, quadri e terreni e limitiamoci all’esame dell’asset principale, sia in termini patrimoniali che finanziari che di potere. Si tratta di Fininvest, proprietaria a sua volta delle reti televisive (Canale 5, Italia 1, Rete 4), della Mondadori e di un terzo di Mediolanum. Fatturato complessivo delle controllate di 3,8 miliardi, ultimo utile di 360 milioni, dividendo che Berlusconi e i figli si sono messi in tasca solo quest’anno 150 milioni.

Holding La proprietà di Fininvest è spezzettata in sette holding, ma possiamo ignorare questa architettura e andare subito alla sintesi. In concreto:

• Silvio Berlusconi possedeva il 60,9 per cento di Fininvest
• Marina Berlusconi il 7,65
• Pier Silvio Berlusconi il 7,65
• Barbara Berlusconi il 7,133…
• Eleonora Berlusconi il 7,133…
• Luigi Berlusconi il 7,133…

Sommando, si arriva al 97,6%. C’è un altro 2,4 per cento in “azioni proprie”, titoli che non hanno diritto di voto e che sono contenuti nella stessa cassaforte di Fininvest.

Figli I due figli di primo letto (Marina e Pier Silvio) hanno dunque, insieme, il 15,3% di Fininvest. I tre figli di secondo letto (Barbara, Eleonora, Luigi) hanno, insieme, il 21,4% di Fininvest. La discendenza di secondo letto è più numerosa della discendenza di primo letto, contando di tre figli e dieci nipoti (contro due figli e sei nipoti). Però Silvio Berlusconi, relativamente a Fininvest, ha privilegiato sempre Marina e Pier Silvio, i due figli di primo letto. Marina è presidente di Fininvest e di Mondadori. Pier Silvio è amministratore delegato della società che possiede le reti televisive. Questo benché i due abbiano, insieme, una quota di Fininvest inferiore a quella degli altri tre.

Mfe La società proprietaria delle reti televisive (ex Mediaset) si chiama MediaforEurope. Fininvest non la possiede per intero: ne controlla il 47.91%. Il suo socio di minoranza, assai combattivo (ha tentato di scalarla), è il francese Vincent Bolloré. Sede legale ad Amsterdam, sede operativa a Cologno.

Holding Mentre il pezzetto di Fininvest appartenente a Marina è collocato in una società tutta di Marina (la cosiddetta Holding IV), e idem il pezzetto in mano a Piersilvio (la Holding V), il 21,4% dei tre figli di secondo letto sta in una Holding (la XIV) che appartiene a tutti e tre. Questa Holding aveva un tempo altre partecipazioni, oltre a quella di Fininvest. Ma, con un esborso di 340 milioni, le partecipazioni non-Fininvest di questa XIV sono state messe da un’altra parte. In famiglia si dice che la Holding XIV è stata “ripulita”.

Testamento La morte di Berlusconi rivoluzionerà in qualche modo le quote di controllo di Fininvest. Un testamento dovrebbe esserci, anche se ufficialmente non si sa. Se esiste, dovrebbe trovarsi nella cassaforte dello storico notaio del gruppo, Arrigo Roveda dello studio RLCE di Milano. Oppure in quella dell’avvocato Michele Carpinelli, studio Chiomenti, sempre a Milano.

Quote Se non esiste testamento, tutte le proprietà appartenenti a Silvio Berlusconi andranno divise in parti uguali tra i cinque figli.
60,9 diviso 5 fa 12,18.
12,18 moltiplicato 2 fa 24,36.
24,36+15,3 fa 39,66.
Se il testamento non esiste, la quota in Fininvest dei due figli di primo letto sarebbe del 39,66%. Cioè il controllo di Fininvest passerebbe nelle mani dei tre figli di secondo letto (avrebbero il 57,94).
Osservando il comportamento di Berlusconi negli ultimi anni e la sua assoluta predilezione per Marina – fattasi nell’ultimo decennio, da figlia, madre – la cosa pare inverosimile. Dunque, un testamento che mantenga lo statu quo, cioè Fininvest in mano ai due figli di primo letto, deve esistere.

Quaranta virgola sei La legge stabilisce che i due terzi del patrimonio vadano in ogni caso distribuiti in parti eguali tra i cinque figli. I due terzi del 60,9 per cento di Fininvest (la quota di Berlusconi) equivalgono al 40,6 per cento. Questo 40,6 per cento distribuito ai cinque figli significa un 8,12 per cento per ciascun figlio. Con questo 8,12 per cento, la quota dei due figli di primo letto sale al 31,54%, quella dei tre figli di secondo letto al 45,76 per cento.

Venti virgola tre Tolto questo 40,6 per cento, resta ancora da assegnare una quota, della proprietà Fininvest di Berlusconi, pari al 20,3 per cento. Di questa quota, Berlusconi era libero di fare quel che voleva. E però, per mantenere lo statu quo, è inevitabile che questo 20,3 sia stato assegnato per intero, o quasi, a Marina e a Pier Silvio. Sembrerebbe poco equo, ma gli altri tre potrebbero essere stati compensati – non si sa quanto adeguatamente – con le ville, i terreni e le opere d’arte. Eleonora non dovrebbe essere un problema, non ha mai voluto essere inserita in nessuna casella del potere berlusconiano. Barbara, che ha la passione per il calcio, vorrà forse il Monza (ma c’è Galliani). Luigi, il più piccolo, è una testa fine della finanza, ed è forse la vera incognita.

Borsa Poiché i titoli di Berlusconi, alla notizia della morte, sono stati interessati da forti rialzi, si ipotizza che in Piazza Affari si sia sicuri che parecchi compratori faranno offerte interessanti, e tra loro concorrenti, per impossessarsi almeno delle reti televisive. Gli analisti giudicano il settore tv maturo e con future difficoltà dovute all’avanzare di Netflix e di altre piattaforme. Nel 1998, Berlusconi – forse spinto da Marina – respinse l’offerta di Murdoch che aveva offerto settemila miliardi di lire per comprarsi le tre reti. Le spinte a vendere tutto, all’interno della famiglia, sarebbero comunque forti. I compratori interessati potrebbero essere Bolloré, Urbano Cairo, Discovery.

Marta In tutto questo sembra impossibile che a Marta Fascina, a cui l’ultimo Berlusconi sembrava legatissimo (con l’approvazione di Marina), non sia stato lasciato niente. Tenere presente anche il fatto che Berlusconi adorava il padre di Marta Fascina, al punto da chiamarlo “papà” (il padre di Marta Fascina, Orazio, cancelliere in pensione del tribunale di Salerno, ha 68 anni, cioè quasi 20 in meno di Berlusconi).

Marta Però Marta ha tentato di farsi sposare e, per quanto se ne sa, non c’è riuscita. E ha tentato (lei smentisce) di farsi assegnare il brand “Forza Italia” e anche in questo caso si sarebbe messa di mezzo Marina.

Seconda eredità Il nome di Marta Fascina introduce il tema relativo alla seconda eredità di Berlusconi, quella di Forza Italia.

Forza Italia Alle ultime elezioni (25-26 settembre 2022) Forza Italia ha raccolto 2.279.266 voti (risultato della Camera), pari all’8,6% dei consensi, quasi la stessa percentuale della Lega (8,79%). Ha portato in Parlamento 22 deputati e 9 senatori. Fa parte della maggioranza che sostiene il governo, il quale non starebbe in piedi senza il suo appoggio.

Berlusconi Gli analisti stimano che almeno la metà dei consensi raccolti da Forza Italia vadano attribuiti alla persona di Berlusconi.

Debito Forza Italia ha un debito che s’avvicina ai cento milioni. Non è chiaro se i creditori siano le banche, con una fidejussione di Berlusconi, o lo stesso Berlusconi. Il tesoriere di Forza Italia si chiama Alfredo Messina, 88 anni, vicepresidente di Mediolanum (la banca di cui Fininvest possiede il 30%), già senatore di Forza Italia, fedelissimo della famiglia. Secondo Messina Forza Italia deve i quasi cento milioni direttamente a Berlusconi. Quindi «al momento dobbiamo attendere come sono stati ripartiti questi crediti tra gli eredi nel testamento se verranno divisi in parti uguali tra i cinque figli, o se invece andranno solo ad alcuni figli». Vale anche qui, però, la regola della legittima dei due terzi, quindi a ogni figlio toccherà una parte del credito. E basterà che uno solo dei cinque figli chieda a Forza Italia di rientrare per mandare in fallimento il partito.

Diaspora Forza Italia non ha mai tenuto un congresso e non ha una procedura per la successione. Al tempo di Berlusconi, l’ipotesi di una successione era considerata “lunare”. La possibilità che in breve tempo gli uomini e le donne di Forza Italia cerchino rifugio nella Lega, in Fratelli d’Italia o da Renzi è concreta. Questa diaspora – specie se in direzione di Renzi – potrebbe avere effetti destabilizzanti sul governo. Ieri, la Repubblica ipotizzava, in conseguenza di queste fughe, la nascita di un governo tecnico. Meloni avrebbe però stretto un patto con Schlein: in caso di crisi, le cape dei due partiti maggiori chiederebbero – indifferenti alle furie di Salvini – di andare a elezioni anticipate. In alternativa, il piano di Meloni sarebbe questo: arrivare con Forza Italia ancora in piedi alle elezioni europee dell’anno prossimo, specie per il fatto che Forza Italia fa parte del Partito popolare europeo e potrebbe rendere possibile un rovesciamento, in Europa, dell’attuale asse di governo, che vede alleati popolari e socialisti/socialdemocratici. Piano B: arrivare almeno a settembre, e nell’impossibilità di evitare lo squagliamento di Forza Italia, procedere a una fusione (con possibile esodo da Fratelli d’Italia dei radicali di destra).

Capi Il problema è capire chi comanda adesso in Forza Italia. Il cosiddetto “coordinamento”, cioè l’attività più propriamente politica, è nelle mani di Tajani. Gianni Letta ha un importante ruolo che viene definito “diplomatico”, cioè di consigliere per le strategie e i rapporti con le altre forze politiche (specie Salvini). La finanza è nelle mani di Marina o, a questo punto più esattamente, dei figli. Poi c’è il caso Marta Fascina, 33 anni, deputata di Forza Italia, laurea in lettere alla Sapienza, calabro-napoletana, quarantacinque giorni filati al San Raffaele senza mai uscire dalla stanza dove era ricoverato Berlusconi. Quasi moglie di Berlusconi, o forse addirittura moglie se sono veri i sussurri che la vogliono sposata in gran segreto sul letto di morte.

Fascina «Marta guarda senza guardare. Parla senza parlare. Si sposa senza sposarsi. Ha la lucentezza del poliuretano. I capelli placcati platino. Nessuno spigolo. Colletti sigillati. Eppure respira, mangia, beve il Crodino, e come niente si prende il partito, meglio di Tajani. Entrando nel cuore del Capo, nel partito del Capo, nel villone del Capo, Marta si è messa spalla a spalla con l’altra muta di casa, Marina, la primogenita del Capo» (Pino Corrias). “Muta” è la parola giusta. Nessuno, al di fuori della famiglia, ha mai sentito la sua voce.

Fascina Fascina come uomo politico è emersa all’improvviso, spazzando via in quattro e quattr’otto la Licia Ronzulli, che sembrava il braccio destro di Berlusconi e adesso è stata tenuta fuori dalla stanza sacra del San Raffaele e non è stata ammessa neanche alla camera ardente. Marina per ora sta con lei, e tutt’e due – a differenza di Ronzulli e del Berlusconi di qualche mese fa – sono per il sostegno, per ora incondizionato, a Meloni. Fascina si sta veramente prendendo il partito? Tajani che fa? La morte del Capo sembrava aver congelato qualunque resa dei conti. Invece l’altro giorno, nella riunione del Comitato di presidenza del partito che doveva approvare il bilancio 2022 da presentare in Parlamento, il coordinatore Tajani ha improvvisamente variato l’ordine del giorno annunciando le nomine in alcuni posti-chiave di uomini suoi e della Fascina: tesseramento, settore elettorale, commissariamento di alcune città. Fascina, cioè, avanza, non si sa con precisione avendo in mano quali armi. Mantenere la pace, e sia pure nel nome di Silvio, non sarà semplice.
Giorgio Dell’Arti

«Credo sinceramente d’essere stato
ed essere di gran lunga
il migliore presidente del Consiglio
che l’Italia abbia avuto
nei 150 anni della sua storia»
Silvio Berlusconi

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