ROBERTO SAVIANO HA ANCHE SCOPIAZZATO DAI GIORNALI LOCALI
Altri particolare della condanna per
diffamazione dell’autore di
“Gomorra” dopo il deposito della
sentenza
L’Avv.
Jannettone per Vincenzo Boccolato: “Abbiamo ottenuto giustizia dopo 6 anni di peripezie
giudiziarie giunte fino alla Corte di Cassazione. Travisata l’accusa del pentito Stefano Piccirillo. Un commerciante di pesce
fatto passare per trafficante
internazionale di droga. Anche la
casa editrice Mondadori dovrà
risarcire il nostro assistito”.
Caserta ( di Ferdinando
Terlizzi ) Dopo il deposito della
sentenza, si sono appresi altri
particolari sulla seconda condanna per diffamazione ai danni di Roberto Saviano, per la sua opera prima “Gomorra”. Ad ottenere
giustizia – dopo un iter processuale durato oltre 6 anni – è stato l’Avv. Luigi Jannettone, del Foro di Santa Maria Capua Vetere,
nell’interesse di Vincenzo Boccolato,
nato nel 1951 a Mondragone, ma residente da anni in Venezuela.
“E’ stata una battaglia dura –
ci ha detto l’avv. Jannettone – abbiamo dovuto combattere prima per far
ammettere la diffamazione in sede penale, ma che non ha avuto sbocco – perfino
con un ricorso in Cassazione – ( la querela era stata ritenuta intempestiva
N.d.R. ) la cui resistenza è certamente dovuta alla notorietà del personaggio
che gode – forse immeritatamente – simpatie di anti camorrista in molti
magistrati, ma poi, l’abbiamo spuntata,
con somma soddisfazione in sede civile”.
Ma lui ha dichiarato che farà
appello perché ha le prove di quanto scritto in Gomorra - abbiamo ribattuto.
“Bene – ci ha risposto l’avv.
Jannettone - ma quali prove? Se non è
stato capace neppure di interpretare le
fonti che la Procura gli aveva fornito…
ha letteralmente travisato le dichiarazioni del pentito Stefano Piccirillo e ha indicato il mio assistito come un
trafficante internazionale di droga con
un accostamento illogico massimamente
diffamatorio e infamante in un
contesto che è quello del clan “La Torre” estremamente forte, terribile al punto che
persino “Cosa Nostra” si è ben guardata
dall’intervenire nel tentativo di mediare vicende di interesse economico. (in particolare Saviano si riferiva
alla vendita forzosa della Villa di Nino
Manfredi a Scauri N.d.R).
Alle pagine 290, 291 e 297
Saviano scrive: ”Il traffico di droga si
accodava a tutti gli altri canali di commercio. Enzo Boccolato aveva deciso di investire nell’export di abbigliamento. Assieme ad Antonio
La Torre acquistavano vestiti in Puglia
e li rivendevano in Venezuela tramite un
mediatore, tale Alfredo, segnalato nelle indagini come uno dei più importanti trafficanti di diamanti in
Germania”. Ed ancora: “ Enzo Boccolato era conosciuto negli
aeroporti in Venezuela e a Francoforte, aveva appoggi tra gli operatori del controllo merci, che
con grande probabilità non curavano soltanto l’invio e l’arrivo di vestiti, ma
si preparavano anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina”.
La difesa del Boccolato ha
dimostrato che le affermazioni di Saviano riportate nel libro erano false con
l’aggravante del “fatto determinato” attribuendo al Boccolato la
fama di spacciatore internazionale, di essere socio in attività
commerciali con camorristi e di avere la
capacità di mediazione e appoggio per favorire tali traffici con il Venezuela e Francoforte. E evidente
che il nome del nostro assistito – ha
sostenuto nelle memorie l’Avv. Luigi Jannettone - viene affiancato a nomi di
spicco della camorra campana, con i quali
lo stesso non ha mai intrattenuto
alcun rapporto commerciale o gestito società. I difensori hanno dimostrato –
infine – che Enzo Boccolato non è
stato mai condannato con sentenza
parziale o definitiva per i fatti specifici riportati dall’autore di
“Gomorra” e che non vi è stato neanche un procedimento penale che ha visto il
Boccolato coinvolto in tali vicende. Tutto inventato, insomma.
Il giudice monocratico di
Milano, Dr.ssa Orietta Miccichè, decidendo sulla citazione inoltrata dagli
avvocati Pierluigi Canziani, Alessandro Santoro e Luigi Jannettone,
per Vincenzo Boccolato, contro Roberto
Saviano, assistito dagli avvocati Antonello
Martinez e Alberto Merlo e contro la Mondadori, accertato il contenuto diffamatorio della
frase contenuta a pagina 291 del
libro intitolato “Gomorra”, nella parte in cui l’autore prospetta che Enzo
Boccolato insieme ad Antonio La Torre, “si
preparavano anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina”, ha
condannato Roberto Saviano e Arnaldo Mondadori Editore, ad un risarcimento del
danno di Euro 30mila, oltre interessi e spese legali, ordinando la pubblicazione del dispositivo
della sentenza “a caratteri doppi del
normale” sul quotidiano “La Repubblica”.
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