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domenica 17 novembre 2013

LA SENTENZA DI MILANO PER LA CONDANNA DI SAVIANO - INTERVISTA ALL'AVV. LUIGI IANNETTONE PER ENZO BOCCOLATO

ROBERTO  SAVIANO HA  ANCHE SCOPIAZZATO DAI GIORNALI LOCALI

Altri particolare della condanna per diffamazione dell’autore di  “Gomorra”  dopo il deposito della sentenza

L’Avv. Jannettone per Vincenzo Boccolato: “Abbiamo ottenuto giustizia dopo 6 anni di peripezie giudiziarie giunte fino alla Corte di Cassazione.  Travisata l’accusa del pentito  Stefano Piccirillo. Un commerciante di pesce fatto passare per trafficante  internazionale di droga. Anche  la  casa editrice Mondadori   dovrà risarcire il nostro assistito”.


     Caserta ( di  Ferdinando Terlizzi )  Dopo il deposito della sentenza,  si sono appresi altri particolari sulla seconda condanna per diffamazione ai danni di Roberto Saviano,  per la sua opera prima “Gomorra”.  Ad ottenere giustizia – dopo un iter processuale durato oltre 6 anni – è stato l’Avv. Luigi Jannettone,  del Foro di Santa Maria Capua Vetere, nell’interesse di Vincenzo Boccolato, nato nel 1951 a Mondragone, ma residente da anni in Venezuela.  
“E’ stata una battaglia dura – ci ha detto l’avv. Jannettone – abbiamo dovuto combattere prima per far ammettere la diffamazione in sede penale, ma che non ha avuto sbocco – perfino con un ricorso in Cassazione – ( la querela era stata ritenuta intempestiva N.d.R. ) la cui resistenza è certamente dovuta alla notorietà del personaggio che gode – forse immeritatamente – simpatie di anti camorrista in molti magistrati, ma poi, l’abbiamo  spuntata, con somma soddisfazione in sede civile”.
Ma lui ha dichiarato che farà appello perché ha le prove di quanto scritto in Gomorra -  abbiamo ribattuto.
“Bene – ci ha risposto l’avv. Jannettone -  ma quali prove? Se non è stato capace neppure di interpretare   le fonti che   la Procura gli aveva fornito… ha letteralmente travisato le dichiarazioni del pentito Stefano Piccirillo e ha indicato il mio assistito come un trafficante internazionale di droga  con un accostamento illogico  massimamente diffamatorio e infamante in un  contesto  che  è quello del clan “La Torre”  estremamente forte, terribile al punto che persino “Cosa Nostra” si  è ben guardata dall’intervenire nel tentativo di mediare vicende di interesse economico.  (in particolare  Saviano  si riferiva  alla vendita forzosa della Villa di Nino Manfredi a Scauri  N.d.R).


Alle pagine 290, 291 e 297 Saviano scrive: ”Il traffico di droga si accodava a tutti gli altri canali di commercio. Enzo Boccolato aveva deciso di investire  nell’export di abbigliamento. Assieme ad Antonio  La Torre acquistavano vestiti in Puglia e li rivendevano in Venezuela tramite  un mediatore, tale Alfredo, segnalato nelle indagini come uno dei più  importanti trafficanti di diamanti in Germania”.  Ed ancora: “ Enzo Boccolato era conosciuto negli aeroporti in Venezuela e a Francoforte, aveva appoggi  tra gli operatori del controllo merci, che con grande probabilità non curavano soltanto l’invio e l’arrivo di vestiti, ma si preparavano anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina”. 
La difesa del Boccolato ha dimostrato che le affermazioni di Saviano riportate nel libro erano false con l’aggravante del “fatto determinato” attribuendo al  Boccolato la  fama di spacciatore internazionale, di essere socio in attività commerciali con camorristi e di avere la  capacità di mediazione e appoggio per favorire tali traffici  con il Venezuela e Francoforte. E evidente che  il nome del nostro assistito – ha sostenuto nelle memorie l’Avv. Luigi Jannettone - viene affiancato a nomi di spicco della camorra campana, con i quali  lo stesso  non ha mai intrattenuto alcun rapporto commerciale o gestito società. I difensori hanno dimostrato – infine – che Enzo Boccolato non è  stato  mai condannato con sentenza parziale o  definitiva per  i fatti specifici riportati dall’autore di “Gomorra” e che non vi è stato neanche un procedimento penale che ha visto il Boccolato coinvolto in tali vicende. Tutto inventato,  insomma.
Il giudice monocratico di Milano,  Dr.ssa Orietta Miccichè, decidendo sulla citazione inoltrata dagli avvocati Pierluigi Canziani, Alessandro Santoro e Luigi Jannettone, per Vincenzo Boccolato,  contro Roberto Saviano, assistito dagli avvocati Antonello Martinez e Alberto Merlo e contro la Mondadori,   accertato il contenuto diffamatorio della frase contenuta a pagina 291 del libro intitolato “Gomorra”, nella parte in cui l’autore prospetta che Enzo Boccolato  insieme ad Antonio La Torre,  “si preparavano anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina”, ha condannato Roberto Saviano e Arnaldo Mondadori Editore, ad un risarcimento del danno di Euro 30mila, oltre interessi e spese legali,   ordinando la pubblicazione del dispositivo della sentenza “a caratteri doppi del normale” sul quotidiano  “La Repubblica”.  

  

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