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domenica 17 novembre 2013

SE IL CARCERE ( O L'ASSASSINO DEI SOGNI COME LO CHIAMA MUSUMECI ) E' LO SPECCHIO DELLA SOCIETA' NOI SIAMO UNA SOCIETA' DI MERDA

Rita Bernardini

Giustizia italiana: una umiliante debacle

18-11-2013
La segretaria di Radicali Italiani ha partecipato a una sessione della Quinta Conferenza Mondiale Science for Peace della Fondazione Umberto Veronesi (“Sistemi Giudiziari e carcerari in Europa”). Pubblichiamo di seguito la relazione di Rita Bernardini sulla situazione italiana.
La débâcle del sistema giudiziario italiano ha raggiunto proporzioni tali da minare le fondamenta dell’ irrinunciabile principio democratico dello “stato di diritto”. A dirlo è stato il Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa in una risoluzione del 2 dicembre 2010 a seguito della quale l’Italia veniva sottoposta ad “osservazione speciale” per i tempi eccessivi dell’amministrazione della Giustizia.
Rita Bernardini (Roma, 27 dicembre 1952) è una politica italiana, già deputata della delegazione Radicale nel Partito Democratico durante la XVI legislatura. Il XII Congresso di Radicali italiani l'ha eletta segretaria del movimento.
Il confronto con gli altri stati europei è umiliante per il nostro Paese: dall'analisi che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha compiuto sulle proprie decisioni nel cinquantennio 1959-2009 risulta che per l’eccessiva durata dei procedimenti civili e penali l’Italia ha riportato 1.095 condanne, la Francia 278, la Germania 54 e la Spagna 11.Quanto alla violazione dei diritti dei propri cittadini riscontrate dalla Corte di Strasburgo, nel 2012 lo Stato italiano è stato condannato a versare indennizzi per 120 milioni di euro, la cifra più alta mai pagata da uno dei 47 Stati membri del Consiglio d'Europa. Inoltre, in una classifica rovesciata, l’Italia è prima per le sentenze emesse dalla Corte di Strasburgo e non eseguite: ben 2.569 rispetto alle 1.780 della Turchia e alle 1.087 della Russia.
Non va meglio, il nostro Paese, per i “trattamenti inumani e degradanti” negli istituti penitenziari. Secondo i dati “ufficiali” in ogni 100 posti vengono dislocati 147 detenuti. Ma, se si tiene conto dei reparti chiusi per ristrutturazioni, delle celle inagibili e di quelle inutilizzate per mancanza di personale, il sovraffollamento è più che emergenziale: in 100 posti, le nostre istituzioni accalcano ben 178 detenuti. Tra i 47 Stati membri del Consiglio d'Europa solo 5 hanno superato la soglia dei 130 detenuti per 100 posti disponibili: Cipro, Ungheria, Italia, Grecia e Serbia. L'Italia è anche al terzo posto per numero assoluto di detenuti in attesa di giudizio, dopo Ucraina e Turchia.
Secondo un recente rapporto del Servizio Studi del Senato italiano (maggio 2013), che limita il confronto ad “alcuni Paesi europei che si ritengono più significativamente comparabili con l'esperienza italiana, per popolazione, territorio e appartenenza all'Europa continentale”, l’Italia destina alla “giustizia” (senza le carceri) la stessa percentuale di PIL, cioè lo 0,4 per cento, di Germania e Spagna e molto di più della Francia che si attesta allo 0,2 per cento del PIL. Se poi consideriamo l'amministrazione penitenziaria, la nostra percentuale di PIL è dello 0,2 per cento, che è identica a quella di Spagna e Francia e doppia rispetto a quella della Germania (0,1 per cento). Questa débâcle del sistema giudiziario italiano, dunque, non è nemmeno giustificabile con minori stanziamenti che l’Italia destina al “sistema giustizia” rispetto ad altri Stati Europei.

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