La strana via giudiziaria al potere
di certi magistrati e le vicende di
Mario Landolfi
"deduttivamente" condannato per rendere, a sua volta, credibile il
pentito e quindi, a ruota, poter condannare Nicola Cosentino a dieci anni di
carcere.
di Vincenzo D'Anna*
Da molto tempo ci lamentiamo dei guasti che affliggono
la giustizia italiana, degli abusi e delle indebite ingerenze di certe procure,
occupate con il "manuele Cencelli" dal Pd - a detta di Palamara - a
mezzo di magistrati inquirenti (pubblici ministeri) orientati politicamente.
Una giustizia nella quale le toghe (non tutte, ovviamente) fanno il bello ed il
cattivo tempo, avendo sapientemente trasformato il dettato costituzionale della
loro indipendenza trasformandolo in un principio di irresponsabilità e di
intoccabilità anche innanzi ad errori lampanti. Insomma: non siamo certo noi
italiani a poter puntare l'indice accusatore nei confronti di altre nazioni che
pur sembrano sempre più afflitte dalle medesime deviazioni. Siamo, infatti, un Paese
nel quale taluni reati sono stati creati a tavolino da una serie di sentenze
come il concorso esterno in associazione malavitosa. Un reato non previsto dal
codice e che grazie al sapiente uso di pentiti, interessati ai benefici di
legge e gestiti direttamente dai pubblici ministeri, consente di elaborare
teoremi accusatori e di incastrare chiunque si voglia. Peraltro l'uso dei
collaboratori di giustizia, debitamente ammaestrati e "sollecitati",
consente di invertire il sacro principio giuridico secondo il quale l'onere
della prova spetti all'accusatore e non all'accusato. Innanzi a determinate
accuse, infatti, è l'indagato a dover fornire le prove che quelle dichiarazioni
siano mendaci e quindi assumersi il peso di provare la loro falsità!! Sono migliaia
i casi costruiti su questo sistema che hanno distrutto personaggi noti oppure
semplici cittadini che dopo anni di peripezie e di processi molto spesso
finiscono prosciolti. Tardi, troppo tardi per recuperare le opportunità di
vita, la stima ed il consenso della gente: una lettera scarlatta che nessuna
assoluzione postuma riesce a cancellare. Eclatante il caso della condanna,
stranamente irrisoria per il capo d'imputazione di concorso esterno che gli
veniva contestato, all'ex ministro Mario Landolfi. Ebbene, l'ex parlamentare si
è visto "stangato" dal combinato disposto del magistrato che ha
"dedotto", bontà sua, dalle aleatorie dichiarazioni dell'unico
pentito tirato in ballo nel corso procedimento, che egli "non poteva non
sapere". Insomma l'opinione dei giudicanti e non le prove inconfutabili
sono risultate alla base della condanna di Landolfi. I risvolti del caso sono
ancora più eclatanti: il pentito che (non) ha accusato Landolfi è lo stesso che
ha accusato, anche qui in maniera aleatoria, di scambio di voti, Nicola
Consentino. Quest'ultimo, assolto, con formula piena, nei primi due processi,
anche dal reato di concorso esterno (dopo quattro anni di carcere preventivo !!
), non poteva certo farla franca!! Essendo stato clamorosamente accusato di
essere il riferimento politico dei clan dei Casalesi, vittima di una eclatante
campagna di stampa, uscendone pulito anche stavolta, l'ex leader campano di
Forza Italia avrebbe rappresentato uno smacco per la magistratura inquirente!! Ecco allora arrivare la virata su
Landolfi "deduttivamente" condannato per rendere, a sua volta,
credibile il pentito e quindi, a ruota, poter condannare Cosentino a dieci anni
di carcere. Di casi come questi, se non peggiori, se ne possono
elencare a decine, con le patrie galere che ancora ospitano qualcosa come
ventimila detenuti in attesa di giudizio, molti dei quali destinati a finire
assolti. Palamara ha confessato tutte le commistioni, gli abusi e le combine
politiche in atto per decidere chi debba occupare e dirigere le procure italiane.
Eppure la cosa è stata lasciata morire e le intercettazioni non rese note di
questi "traffici", sono sparite né si è trovato uno straccio di
giustizialista pronto a reclamarne la pubblicazione. Aliquando Travaglio dorme.
Insomma: ripetiamo da anni che la libertà dei cittadini è un bene compromesso
con questo tipo di giustizia, ma a quanto pare pochi se ne preoccupano. Un
risultato, però, è stato raggiunto. Come capita con molti prodotti tipici del
Belpaese, siamo stati copiati da altri Stati. L'eliminazione per via
giudiziaria degli avversari politici scomodi è diventato, infatti, un
"brand" del "made in Italy" da esportare. Sta accadendo
negli Usa dove Donald Trump è finito maldestramente alla gogna con l'accusa di
aver complottato contro il governo e di aver compromesso la sicurezza nazionale
e dove Hunter Biden, figlio di Joe, l'inquilino della Casa Bianca, è stato
accusato di frode fiscale. Ma anche in Brasile dove l'ex galeotto e corrotto
Luiz Inácio Lula da Silva, tornato alla presidenza, ha inquisito il suo
predecessore ed avversario, il milionario Jair Bolsonaro, perché reo di aver
venduto i regali che aveva ricevuto dagli altri Stati!! C'è da scommettere che
qualche altro leader che conta verrà trattato alla stessa maniera. D'altronde,
cosa c'è di meglio che una manciata di fango alla vigilia delle elezioni sui
candidati o gli uscenti dalla carica? Non elenchiamo i casi che hanno coinvolto
ministri inglesi ove si è andati a scovare finanche i contributi non versati
alla domestica!! Insomma, a quanto pare la politica è richiesto di partorire
l'assoluta trasparenza e candidati perfetti. Eppure essa è costantemente
esecrata e vilipesa ogni giorno da chi nella vita quotidiana fa di più e di
peggio. Siamo liberi perché fallibili, e l’eticità assoluta è solo una grande
ipocrisia. Dovrebbe valere anche per chi vota, per chi punta ipocritamente il
dito, non farebbe male a nessuno un preventivo esame di coscienza!!
*già
parlamentare
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