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sabato 18 ottobre 2025

 19 Ottobre 2025

B. e la mafia, il film sparito: amici scomodi e yacht bruciati. Ecco i segreti del doc dimenticato, dalle fiamme sulla barca di Paolo Berlusconi alle accuse di Rapisarda

Ecco cosa c’è nel film intero, che durava un’ora e mezza, realizzato nel 1992 dai francesi. Scoop mai trasmessi -
B. e la mafia, il film sparito: amici scomodi e yacht bruciati. Ecco i segreti del doc dimenticato, dalle fiamme sulla barca di Paolo Berlusconi alle accuse di Rapisarda
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Nella sua casa svizzera il 28 giugno del 2018 Fabrizio Calvi ci fece vedere il film girato nel 1992 con Pierre Moscardo contenente la famosa intervista a Borsellino su Mangano, Dell’Utri e Berlusconi. Parliamo di film perché durava un’ora e mezza ed era frutto di 50 ore di girato. L’intervista a Borsellino prendeva pochi minuti. Era il pezzo pregiato, il botto più forte, non certo l’unico.

Ora che si scopre che proprio su quell’intervista “sparita” si è concentrata l’indagine riaperta nel luglio 2022 su Berlusconi e Dell’Utri dalla Procura di Caltanissetta sui possibili mandanti esterni della strage di Via D’Amelio, vale la pena raccontare cosa c’era in quel film girato da Zagdoun, in arte Fabrizio Calvi (morto nell’ottobre 2021) e da Pierre Moscardo (morto nel 2010) per la tv francese Canal+. L’intervista a Borsellino del 21 maggio 1992 è uscita a rate. Nel 1994 uno spezzone di testo su L’espresso, nel 2000-2001 uno spezzone video sulla Rai, nel 2009 la versione di un’ora (grazie al Fatto) su dvd in edicola.

L’appuntamento a casa di Calvi del 2018 era fissato per realizzare una “intervista sull’intervista sparita”, inserita in piccola parte all’interno del documentario Sekret-Speciale trattativa-I Graviano’s trasmesso poi su Tv Loft. C’era però una seconda ragione: visionare il film intero per un eventuale acquisto. Il prezzo richiesto era troppo alto e non se ne fece nulla. In punto di morte Calvi pensò di cedere i diritti di tutte le 50 ore di girato a un’altra testata. Il Fatto, probabilmente per le sue finanze risicate, non fu coinvolto. Comunque non se ne fece nulla e quel materiale resta inedito. Il Fatto lo ha chiesto alla moglie di Calvi, Murielle Zagdoun, e alla sua Fondation Fabrizio Calvi, nata a febbraio in Svizzera per non disperdere il lascito professionale del marito, senza successo. Non si trova più.

Ci resta quindi solo il ricordo della visione del 2018 nello studio di Calvi, senza permesso di copiare e riprendere nulla. Il film si chiudeva con l’intervista a una vecchia amica di Berlusconi, Annarita, e si apriva con la scena di un incendio doloso in un cantiere navale di Genova del febbraio 1992 con uno yacht di 21 metri bruciato. “Era del fratello Paolo ed era usato da Berlusconi. Un informatore ci disse che questo era un ricatto mafioso, come altri ricatti tipo la Standa di Catania”, ci spiegò nel 2018 nel suo studio dopo la visione Calvi. Circostanza non verificata ma narrativamente efficace perché il film proseguiva con l’incendio appiccato alla Standa di Catania.

Il film era solo un “orso” come lo chiamava Calvi, un filmato grezzo ma non era affatto una “m…”, come lo ha definito (per giustificarne ex post la mancata trasmissione) un manager di Canal+ dell’epoca, Michel Thoulouze, intervistato da noi nel dicembre 2021.

Quell’orso nel 2018 graffiava ancora a distanza di 26 anni. Interessante per esempio l’intervista a Emilio Pellicani dove il collaboratore di Flavio Carboni raccontava quel che aveva fatto per i terreni del gruppo Berlusconi in Sardegna. C’erano poi interviste che sembravano “rubate” forse anche grazie a una telecamera nascosta inventata per casi simili, come ci ha svelato Thoulouze.

C’era un’intervista al giudice Ferdinando Imposimato solo in un audio con giudizi forti su Berlusconi e anche Calvi ci disse che sarebbe stato meglio tagliarla. Anche la scena di Borsellino che consegna le carte con le schede sui rapporti tra Dell’Utri e Mangano sembra più un “tradimento” della fonte anche se Calvi ci disse “mi dà questi documenti sapendo che la telecamera girava sempre”.

LEGGI – Strage via D’Amelio: Dell’Utri indagato, era iscritto anche B. La posizione dell’ex premier è stata stralciata e archiviata a causa della sua morte

C’era Filippo Alberto Rapisarda, discusso finanziere siciliano in rapporti alternati con Dell’Utri, che in video (consapevole?) rinvia le sue rivelazioni sul tema. Calvi ci raccontò: “Rapisarda lo abbiamo visto due, tre volte, poi l’abbiamo intervistato. Ci ha detto molte più cose off che on, promettendoci rivelazioni clamorose (…) Rapisarda ci dice: ‘so esattamente quello che volete farmi dire, per il momento non lo posso dire, devo chiudere un affare, tornate fra 6 mesi e facciamo un bel casino’”.

Rapisarda non disse nulla sei mesi dopo. Il casino scoppiò anni dopo. Accusò Dell’Utri, dopo averci litigato di nuovo, di rapporti economici con la mafia, non essendo creduto.

Di certo gli affari tra i due, prima e dopo l’intervista c’erano. In una relazione del 14 settembre 2021 la DIA di Firenze scrive ai pm che indagavano Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi per le stragi del 1993: “Tra il 1992 e il 1993 si registrano intensi rapporti economici tra Dell’Utri e Rapisarda, il quale, nel periodo segnalato, ha versato tramite le sue società, e, in una occasione, anche tramite la moglie, Paola Emilia Mora, somme di denaro per complessive lire 1.328.280.000, mentre, in data 24 giugno 1992, è Marcello Dell’Utri che consegna alla Sofinvest srl, di cui Rapisarda era Amministratore Delegato, un assegno di lire 200.000.000 tratto sul suo conto presso la BNA. Si ricorda che nel 1992 e 1993 Rapisarda e Dell’Utri hanno fondato a Milano due nuove immobiliari, Ariete e Pegaso Srl ed erano, quindi in società”.

A Losanna nell’ottobre 2020 i pm nisseni Pasquale Pacifico e Gabriele Paci hanno sentito Calvi per rogatoria. In un articolo uscito postumo nel 2022 sul mensile svizzero Sept, Calvi spiega dove volevano andare a parare i pm: “alcuni investigatori si chiedono ancora se Borsellino sia stato assassinato (…) per impedirgli di indagare sui legami tra la mafia siciliana e Berlusconi. Si chiedono: il colloquio che mi ha concesso Borsellino non ha accelerato la sua morte? Come avrebbero potuto i padrini venire a conoscenza di un tale colloquio? Ci sarebbe stata una soffiata a Palermo, città dove tutto si sa nonostante le precauzioni prese da Paolo? La fuga viene da Milano dove sono passato? Lì ho incontrato persone vicine alla mafia, tra cui l’industriale Filippo Alberto Rapisarda. Allertati dalla precisione delle mie domande, i miei interlocutori avrebbero dedotto che Borsellino mi aveva parlato e che era interessato a Berlusconi? Non so la risposta a queste domande”. Il pm Paci le cercava già il 16 marzo 2019 con il giornalista dell’Espresso Leo Sisti. L’amico di Calvi dice: “il 25 maggio 1992 (4 giorni dopo l’intervista a Borsellino e 2 giorni dopo la strage di Capaci, Ndr) Calvi e Moscardo intervistarono Rapisarda nei suoi uffici di via Chiaravalle a Milano. Calvi mi ha escluso che nell’occasione lui o Moscardo possano aver fatto cenno a Rapisarda all’intervista loro rilasciata da Borsellino quattro giorni prima”. Probabilmente i pm volevano sapere se, prima della strage di via D’Amelio, Rapisarda avesse saputo che Borsellino aveva parlato in quel modo di Berlusconi, Dell’Utri e Mangano. Comunque nell’intervista del 2018 Calvi ci spiegò una cosa: il giornalista dava per scontato che Berlusconi sapesse del suo lavoro di inchiesta su di lui. Calvi ci raccontò un fatto inedito: alla fine del lavoro su Berlusconi i due autori lo cercarono telefonando a più utenze per “contestargli” le cose scoperte e parlarono con una sua collaboratrice. (1.continua)


martedì 14 ottobre 2025


 

 

Chiude lo Stadio del Nuoto di Caserta, Oliviero: “Giù le mani dalla struttura sportiva. Chiuderla è una scelta assurda che distrugge un presidio di legalità e di comunità”

«Giù le mani dallo Stadio del Nuoto. E’ inaccettabile quanto sta accadendo alla storica struttura di via Laviano. Si è deciso di chiudere una piscina perfettamente funzionante, che fino al giorno prima accoglieva atleti, bambini, persone con disabilità e decine di associazioni sportive cittadine. Una scelta incomprensibile, che sta provocando danni enormi sul piano sociale, sportivo ed economico. Caserta non può essere privata di un bene pubblico che rappresenta la storia e la dignità dello sport campano. Cinque anni fa furono investiti oltre un milione di euro per le Universiadi, e in quelle corsie hanno nuotato campioni come Massimiliano Rosolino. Distruggere oggi tutto questo patrimonio è un atto che la città non può accettare.»

 

E’ quanto affermato questa mattina dal Presidente del Consiglio regionale della Campania, On. Gennaro Oliviero a margine dell’incontro con i rappresentanti delle associazioni che da anni operano all’interno dell’impianto.

 

«Ho ascoltato la voce di chi, con sacrificio e passione, ha tenuto in vita un presidio di legalità e di comunità. L’impianto, secondo quanto riferito dagli operatori, era pronto a ripartire: i lavori necessari erano già stati completati, l’acqua era pulita, tutto funzionava. Eppure, due settimane fa, dopo trent’anni, le vasche sono state svuotate, una scelta che rischia di arrecare danni incalcolabili alla riapertura. Oggi si parla genericamente di “lavori”, ma non esiste un progetto concreto né una giustificazione tecnica chiara. È stato solo dato un indirizzo amministrativo, senza alcuna visione, mentre si discute persino di ipotesi di privatizzazione in presenza di concessioni ancora in vigore.»

«Con questa decisione — prosegue Oliviero — è stato fatto crollare un intero indotto economico: società sportive, istruttori, fornitori, famiglie. Gli atleti agonisti hanno perso la loro casa, le persone con disabilità non sanno più dove allenarsi: lo Stadio del Nuoto di Caserta è infatti l’unico impianto con una discesa in cemento, adatta alle sedie a rotelle, che consente un accesso sicuro alle vasche. È una ferita gravissima per la città e l’intera provincia»

Le associazioni hanno avanzato una proposta concreta: prorogare di due anni le convenzioni non utilizzate, per garantire la continuità delle attività ed evitare che si mettano in campo “idee balorde” che nulla hanno a che vedere con l’interesse pubblico. «È una strada percorribile e immediata - conclude il Presidente Oliviero - che consentirebbe di riaprire la piscina nei tempi e nei modi dovuti, restituendo ai cittadini un luogo di sport, salute e inclusione. Una città capoluogo non può essere lasciata senza il suo cuore sportivo. Questo problema va risolto subito e non con vani proclami politici ma prendendo a cuore un tema che riguarda l’eccellenza di questa Provincia. Lo Stadio del Nuoto di Caserta deve riaprire, e presto»

 


Consiglio regionale della Campania

Portavoce del Presidente del Consiglio Regionale

Dott.ssa Maria Teresa Perrotta

Napoli - Centro Direzionale, Isola F13/8

Tel. + 39 081 7783649; 3441250648

E-mail: perrotta.mar@cr.campania.it

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giovedì 9 ottobre 2025

 




 


 

 


 

 

 

 

 


 


 

 

 

 

La Reggia di Caserta, Sito Unesco, ospita

“TERRA DI LAVORO WINES”

Protagonisti i vini a denominazione di origine

tutelati da VITICA Consorzio Tutela Vini Caserta

 

Appuntamento 11, 12 e 13 Ottobre 2025 nel Cortile I del Palazzo Reale



 

 

Caserta, 08 ottobre 2025 – I vini di Terra di Lavoro saranno protagonisti, da sabato 11 a lunedì 13 ottobre, di Terra di Lavoro Wines, la manifestazione, giunta alla quarta edizione, promossa dal Consorzio Tutela Vini Caserta VITICA e dalla Reggia di Caserta. E sarà proprio la Sala Terra di Lavoro e il Cortile I della Reggia a ospitare le cinque denominazioni tutelate dal Consorzio.

Ben cinquantatré le aziende partecipanti che presenteranno 164 vini, ben divisi tra 72 rossi e 67 bianchi, con una significativa presenza di rosati e bollicine. A disposizione degli appassionati, in una serie di degustazioni libere, sarà una rappresentanza ampia e qualificata di Aversa Asprinio DOC, Falerno del Massico DOC, Galluccio DOC, Roccamonfina IGT e Terre del Volturno IGT. Ad accompagnare le degustazioni, non mancheranno interventi teatrali, a cura di Officinateatro APS, e musicali, sabato con Ivana Muscoso Trio e domenica con Stessy’s Mood.

Apertura sabato 11, alle 10.00, con il convegno “La filiera del vino: criticità e opportunità”, introdotto dai saluti di Tiziana Maffei, Direttore della Reggia di Caserta, Cesare Avenia, Presidente di VITICA, e Tommaso De Simone, Presidente della Camera di Commercio di Caserta.

Particolarmente significativa la partnership con la Reggia di Caserta, simbolo della Campania e del Meridione. «La Reggia -anticipa Tiziana Maffei, Direttore del Parco- è oggi più che mai luogo di incontro, condivisione e dinamiche di rete. La provincia di Caserta, come ricorda il suo essere parte di Terra di Lavoro, ha una profonda vocazione produttiva e il settore vitivinicolo ne rappresenta una risorsa strategica. Sostenere realtà come VITICA -rivendica il Direttore della Reggia- significa valorizzare questa ricchezza in una prospettiva di sviluppo sostenibile per l’intera comunità, in coerenza con il protocollo d’intesa con la Camera di Commercio, volto a dare supporto ai consorzi, generatori di sinergie e di crescita».



Sarà l’occasione migliore per apprezzare lo stato di salute dei vini di Terra di Lavoro ma anche per riflettere sui temi caldi che interessano il mondo del vino. Un format diverso, quest’anno più agile e coinvolgente per addetti ai lavori e wine lovers, darà spazio a quattro Wine Talk arricchiti dalla partecipazione di esperti qualificati, due nella giornata di sabato e due di domenica.

Si partirà con il confronto su temi come la sostenibilità e l’innovazione, la ricaduta dei cambiamenti climatici sul settore e le strategie per contrastarli ma anche per concorrere alla tutela dell’ambiente con l’adozione di soluzioni ecocompatibili, sia in vigna che nella distribuzione.


Altro focus decisivo quello sulla evoluzione dei consumi e sul rapporto delle giovani generazioni col vino. Dalla crescita dei vini a zero o a basso contenuto alcolico alle nuove esperienze di narrazione del vino e delle sue storie, il mondo del vino di Terra di Lavoro si confronterà con le tendenze del momento e si interrogherà sul proprio futuro.

Compito affidato anche al terzo e quarto Wine Talk, che indagheranno il cambiamento dei consumi, dalla contrazione della domanda interna alla ricerca di nuovi mercati. Si verificherà la possibilità di far leva sulla diversificazione dell’offerta, puntando sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni e delle indicazioni geografiche, sulle incursioni nel mondo della mixology e degli spirits nonché sulle nuove formule di degustazione, arricchite da pairing non convenzionali e dall’utilizzo della realtà aumentata. Non solo degustazione e promozione dei vini di Terra di Lavoro, dunque, ma anche una attenzione costante ai nuovi scenari che si aprono per il mondo del vino.



Ribalta doverosa poi per i ristoranti e le pizzerie che meglio avranno promosso la conoscenza e diffusione dei vini di Terra di Lavoro: ai più impegnati wine ambassador sarà consegnato il Premio intitolato alla memoria di Maria Felicia Brini, brillante e lungimirante produttrice precocemente scomparsa.

«Sarà un momento di riflessione importante -anticipa Cesare Avenia, Presidente di VITICA- grazie a contributi qualificati. Cerchiamo di prepararci nella maniera migliore alla sfida dei nuovi tempi. Ma sarà come sempre anche l’occasione per conoscere meglio i nostri vini».

Largo, dunque, alle degustazioni esperienziali, che intervalleranno la tre giorni di Terra di Lavoro Wines e consentiranno di conoscerne, insieme ai vini, il territorio di origine, le sue storie e i suoi custodi. E anche i produttori saranno giocosamente messi alla prova, sfidati a riconoscere i loro vini in degustazioni alla cieca, arricchite dall’insidiosa presenza di qualche vino “intruso”. Un simpatico gioco, in collaborazione con l’AIS, Associazione Italiana Sommelier. Spazio anche alla presentazione delle aziende, aderenti al Consorzio VITICA,premiate dalle guide e dai concorsi nazionali e internazionali con la consegna di riconoscimenti.

«Il vino ha un importante valore per l’economia e la tutela del territorio -conclude Cesare Avenia- ma è anche un momento di gioia e simbolo di convivialità e abbiamo voluto che i nostri vini, dalla storia millenaria, potessero offrire, anche in questa occasione, un momento di spensierata serenità».

Terra di Lavoro Wines è finanziato con SRG10 del Contratto di Sviluppo Rurale (CSR) Campania 2023-2027, tramite un bando approvato con il Decreto Dirigenziale n. 406 del 1° luglio 2024 e successive modificazioni e integrazioni e si pone come esperienza pilota, anche oltre le frontiere regionali, per la promozione della cultura e dell’economia del vino. L’ingresso è gratuito previo deposito cauzionale per tasca e calice.

 


NOTA L’accesso al pubblico accreditato nelle giornate dell’11, 12 e 13 ottobre 2025 per il solo evento “TERRA DI LAVORO WINES” avverrà dal Cancello lato destro in piazza Carlo di Borbone. Il pubblico della Reggia di Caserta munito di regolare biglietto di ingresso potrà accedere liberamente all’area dell’evento nel Cortile I dall’accesso del cannocchiale centrale.

NOTA Il Consorzio VITICA, di Tutela dei Vini a D.O.C. Aversa, Falerno del Massico e Galluccio delle I.G.T. Terre del Volturno e Roccamonfina, è stato costituito il 4 maggio 2004 ed è il primo consorzio di tutela dei vini riconosciuto in Campania dal Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste con DM del 18/01/05. Il Consorzio ha come scopo la tutela, la valorizzazione e la cura degli interessi di tutta la filiera vitivinicola casertana, dai produttori agli imbottigliatori, contribuendo così a preservare la ricchezza varietale della viticoltura locale e la sua storia millenaria, di cui si fa promotrice attraverso i vini delle denominazioni rappresentate.

 

Per il programma completo e per riservare ingresso gratuito: https://www.eventivitica.it/

 


COORDINAMENTO e UFFICIO STAMPA

ufficiostampa@vitica.it  |  florianaschianomoriello@gmail.com  |  +39 339 26 35 562

info@vitica.it  |  www.vitica.it   |  www.eventivitica.it   

Servizio Rapporti con la stampa Reggia di Caserta – re-ce.comunicazione@cultura.gov.it

mercoledì 8 ottobre 2025

 

loredana berte

VIVA LA LI-BERTE’ – LA "SIGNORA DEL ROCK" LOREDANA BERTE’ FA 75 E BARBARA COSTA NE RACCONTA AMORI, ARDORI E BOLLORI – LA STORIA CON PANATTA CHE PER LEI MOLLO’ MITA MEDICI (“CHE METTEVA LE CORNA AD ADRIANO CON GIGI RIVA”), LE CHITARRE SPACCATE ADDOSSO A MARIO LAVEZZI E I 6 ANNI CON BJORN BORG "CHE A MILANO SCENDEVA IN MEZZO ALLA STRADA E CHIEDEVA LA BAMBA A CHIUNQUE" – E POI LUI "DROGATO CON UN GRUPPO DI TRANS, STRAFATTO DI “ROIPNOL”, CHE LA LEGA "CON LE MANETTE ALLA SPALLIERA DEL LETTO" E CHE SI MASTURBA PER ORE DAVANTI AI PORNO, IMPOTENTE, SVOGLIATO...” (ICE-BORG DI NOME E DI FATTO, ANZI STRAFATTO)

 

Barbara Costa per Dagospia

 

loredana berte anni 70

“Dai che voglio farmi una striscia e andare a tr*ie, sbrighiamoci”. McEnroe lo aveva guardato con commiserazione e poi aveva fatto in fretta, chiudendo rapidamente la partita”. Ma… come sarebbe? Si può fare? E l’anti-doping? Davvero è andata così? Negli 80s, tra McEnroe e Borg? Boh.

 

Così lo spiattella Loredana Bertè. A bomba. Papale papale. Nella sua autobiografia. E io che ne so, non è che voglio pararmi, però, chi mi legge lo sa: di tennis ne capisco niente, ma proprio niente. Loredana invece sì, almeno di tennisti, lei ha molta esperienza. E mica di schiappe. No. Solo di campioni.

 

E io che scrivo per fare gli auguri (e sono 75) all’immensa Signora del rock (italiano) a ′sto punto fremo di leggermi l’autobio, di Borg, in uscita: io voglio sapere cosa risponde, a quella di Loredana, che del suo bel svedese tennista, scrive: “A Milano, Björn scendeva in mezzo alla strada e chiedeva la bamba a chiunque. Chiunque! Lui voleva farsi. Della reputazione e delle conseguenze non gli fregava nulla”.

 

loredana berte tabloid

Chissà se Borg se lo ricorda, e ce lo racconta, di quei giorni in ostaggio drogato con un gruppo di trans, strafatto di “Roipnol, una scatola intera”, scrive Lori, “me lo riconsegnarono a pezzi, una marionetta, un uomo perso, un relitto”. Ma sul serio!? O esagera? Ed è vero, come rivela Loredana, che Borg, se non gay, è bisex? E che Borg, dall’alto dei suoi milioni, l’unico regalo che le ha fatto, è stata “una inutile crema per la pelle, comprata in un duty free”?

 

Che poi, Loredana Bertè si sposa Borg innamorata persa. Pazza. Björg è bellissimo e “maleducatissimo, un burino, un cafone”, ed è ricchissimo, sexyssimo, ha lasciato il tennis, non c’ha un caz*o da fare, e lei lo sa benissimo che la dipendenza di lui da droghe varie, e cocaina in particolare, “è mostruosa”.

 

berte panatta borg (2)

E ecco l’iniziazione di Borg secondo la nostra rocker: “Un bravo ragazzo, che si era perso molto tempo prima, quella sera in cui si era fatto portare in giro dai suoi amici tennisti che, vedendolo smarrito dietro i troppi allenamenti, lo trascinarono a donne per la prima volta gridando: “Lo dobbiamo svezzare”.

 

In un solo giorno conobbe tr*ie, cocaina e perdizione. Al suo primo sbandamento. Al primo istante d’indulgenza”.

 

E non c’è niente di più sbagliato, se stai con un drogato, che seguirlo per la sua strada: “Tentai di assumerla ai suoi ritmi ma provai disgusto”. La coca ti twerka le sinapsi: “Facevamo giochi strani. Estremi. Mi infilava la sua pistola in bocca per giocare alla roulette russa. Una volta, per provocarlo, sfidarlo, io ingoiai una marea di barbiturici”.

loredana berte 2

 

Lei, che, appena si mette con Borg, lo salva da un tentato suicidio.

 

Borg si drogava perché senza tennis era depresso. E chi fa uso di coca a quei livelli, non ti sc*pa più. È difficile che gli si alzi. E che gli "duri". Inutile ritrovare una qualsiasi pulsione erotica con Borg che ti lega “con le manette alla spalliera del letto”, con Borg che ti vorrebbe “a fare orge”, e sadomaso, e che tu schifi e rifiuti. Tranne rare eccezioni, chi si coca, all’inizio ti sc*pa di gusto e a “frequenza di trottole”, fino al giorno che la coca non glielo fa rizzare più: “Per ore Björg si masturbava davanti ai porno, impotente, svogliato”.

Dura 6 anni la storia tra Loredana Bertè e Björn Borg. Finisce a botte credo forse più feroci del “c*lo fatto e delle chitarre spaccate addosso” a Mario Lavezzi, quando Loredana stava con lui, e Mario in contemporanea “stava con altre due”.

 

loredana berte anni 70 (1)

Lavezzi per Loredana è stato importante, l’ha pure aiutata a uscire dal manicomio in cui l’avevano rinchiusa quel giorno che lei con una mazza ha distrutto l’atrio del condominio, e questa è un’altra storia, io torno e insisto sui tennisti: nei 70s, Adriano Panatta è stato il primo amore vero di Loredana.

 

È durata 1 anno e mezzo, l’ha chiusa lui all’insaputa di Lori che ci piange “a dirotto, per una settimana intera, e poi mi consolai”, e io qui ho un’altra domanda: che ha da lagnarsi a tutt’ oggi Mita Medici, una ex fidanzata di Panatta, Mita che presenta Panatta a Loredana, i quali si piacciono all’istante, e scappano via insieme? Questa la versione di Loredana: “A Adriano, Mita già gli metteva le corna con un altro sportivo, il calciatore Gigi Riva”. È vero!? (e tu Adriano, lo sapevi…?).

 

loredana berte panatta

Il Panatta che sta con Loredana “rispetto agli altri tennisti era un alieno. Non conosceva pressioni. E mi portava sempre con lui. Le donne degli altri tennisti erano lasciate a casa, e io me ne andavo in giro per il circuito tra Parigi, Londra, New York. Sicché gli altri, a iniziare da Bertolucci, erano imbestialiti”.

 

L’Adriano che sta con Lori è “simpatico, un gran figo, un po’ borghese, terrorizzato da stranezze, da fr*ci, da apparenze, e esibizionismo”. E tutto questo perché Panatta a prima vista si è rifiutato di caricare in auto il migliore amico di Loredana, Renato Zero? Ma Renato Zero a tempi era tutto tutine, lustrini, paillettes, e tacchi, e piume. Era la sua sorcina rivoluzione. Sacrosanta. Però un po’ di… come dire… sbigottimento, ai non sorcini, lo provocava.

 

(virgolettati e fatti presi dall’autobiografia di Loredana Bertè, "Traslocando. È andata così", ed. Rizzoli).

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