19 Ottobre 2025
B. e la mafia, il film sparito: amici scomodi e yacht bruciati. Ecco i segreti del doc dimenticato, dalle fiamme sulla barca di Paolo Berlusconi alle accuse di Rapisarda

Nella sua casa svizzera il 28 giugno del 2018 Fabrizio Calvi ci fece vedere il film girato nel 1992 con Pierre Moscardo contenente la famosa intervista a Borsellino su Mangano, Dell’Utri e Berlusconi. Parliamo di film perché durava un’ora e mezza ed era frutto di 50 ore di girato. L’intervista a Borsellino prendeva pochi minuti. Era il pezzo pregiato, il botto più forte, non certo l’unico.
Ora che si scopre che proprio su quell’intervista “sparita” si è concentrata l’indagine riaperta nel luglio 2022 su Berlusconi e Dell’Utri dalla Procura di Caltanissetta sui possibili mandanti esterni della strage di Via D’Amelio, vale la pena raccontare cosa c’era in quel film girato da Zagdoun, in arte Fabrizio Calvi (morto nell’ottobre 2021) e da Pierre Moscardo (morto nel 2010) per la tv francese Canal+. L’intervista a Borsellino del 21 maggio 1992 è uscita a rate. Nel 1994 uno spezzone di testo su L’espresso, nel 2000-2001 uno spezzone video sulla Rai, nel 2009 la versione di un’ora (grazie al Fatto) su dvd in edicola.
L’appuntamento a casa di Calvi del 2018 era fissato per realizzare una “intervista sull’intervista sparita”, inserita in piccola parte all’interno del documentario Sekret-Speciale trattativa-I Graviano’s trasmesso poi su Tv Loft. C’era però una seconda ragione: visionare il film intero per un eventuale acquisto. Il prezzo richiesto era troppo alto e non se ne fece nulla. In punto di morte Calvi pensò di cedere i diritti di tutte le 50 ore di girato a un’altra testata. Il Fatto, probabilmente per le sue finanze risicate, non fu coinvolto. Comunque non se ne fece nulla e quel materiale resta inedito. Il Fatto lo ha chiesto alla moglie di Calvi, Murielle Zagdoun, e alla sua Fondation Fabrizio Calvi, nata a febbraio in Svizzera per non disperdere il lascito professionale del marito, senza successo. Non si trova più.
Ci resta quindi solo il ricordo della visione del 2018 nello studio di Calvi, senza permesso di copiare e riprendere nulla. Il film si chiudeva con l’intervista a una vecchia amica di Berlusconi, Annarita, e si apriva con la scena di un incendio doloso in un cantiere navale di Genova del febbraio 1992 con uno yacht di 21 metri bruciato. “Era del fratello Paolo ed era usato da Berlusconi. Un informatore ci disse che questo era un ricatto mafioso, come altri ricatti tipo la Standa di Catania”, ci spiegò nel 2018 nel suo studio dopo la visione Calvi. Circostanza non verificata ma narrativamente efficace perché il film proseguiva con l’incendio appiccato alla Standa di Catania.
Il film era solo un “orso” come lo chiamava Calvi, un filmato grezzo ma non era affatto una “m…”, come lo ha definito (per giustificarne ex post la mancata trasmissione) un manager di Canal+ dell’epoca, Michel Thoulouze, intervistato da noi nel dicembre 2021.
Quell’orso nel 2018 graffiava ancora a distanza di 26 anni. Interessante per esempio l’intervista a Emilio Pellicani dove il collaboratore di Flavio Carboni raccontava quel che aveva fatto per i terreni del gruppo Berlusconi in Sardegna. C’erano poi interviste che sembravano “rubate” forse anche grazie a una telecamera nascosta inventata per casi simili, come ci ha svelato Thoulouze.
C’era un’intervista al giudice Ferdinando Imposimato solo in un audio con giudizi forti su Berlusconi e anche Calvi ci disse che sarebbe stato meglio tagliarla. Anche la scena di Borsellino che consegna le carte con le schede sui rapporti tra Dell’Utri e Mangano sembra più un “tradimento” della fonte anche se Calvi ci disse “mi dà questi documenti sapendo che la telecamera girava sempre”.
C’era Filippo Alberto Rapisarda, discusso finanziere siciliano in rapporti alternati con Dell’Utri, che in video (consapevole?) rinvia le sue rivelazioni sul tema. Calvi ci raccontò: “Rapisarda lo abbiamo visto due, tre volte, poi l’abbiamo intervistato. Ci ha detto molte più cose off che on, promettendoci rivelazioni clamorose (…) Rapisarda ci dice: ‘so esattamente quello che volete farmi dire, per il momento non lo posso dire, devo chiudere un affare, tornate fra 6 mesi e facciamo un bel casino’”.
Rapisarda non disse nulla sei mesi dopo. Il casino scoppiò anni dopo. Accusò Dell’Utri, dopo averci litigato di nuovo, di rapporti economici con la mafia, non essendo creduto.
Di certo gli affari tra i due, prima e dopo l’intervista c’erano. In una relazione del 14 settembre 2021 la DIA di Firenze scrive ai pm che indagavano Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi per le stragi del 1993: “Tra il 1992 e il 1993 si registrano intensi rapporti economici tra Dell’Utri e Rapisarda, il quale, nel periodo segnalato, ha versato tramite le sue società, e, in una occasione, anche tramite la moglie, Paola Emilia Mora, somme di denaro per complessive lire 1.328.280.000, mentre, in data 24 giugno 1992, è Marcello Dell’Utri che consegna alla Sofinvest srl, di cui Rapisarda era Amministratore Delegato, un assegno di lire 200.000.000 tratto sul suo conto presso la BNA. Si ricorda che nel 1992 e 1993 Rapisarda e Dell’Utri hanno fondato a Milano due nuove immobiliari, Ariete e Pegaso Srl ed erano, quindi in società”.
A Losanna nell’ottobre 2020 i pm nisseni Pasquale Pacifico e Gabriele Paci hanno sentito Calvi per rogatoria. In un articolo uscito postumo nel 2022 sul mensile svizzero Sept, Calvi spiega dove volevano andare a parare i pm: “alcuni investigatori si chiedono ancora se Borsellino sia stato assassinato (…) per impedirgli di indagare sui legami tra la mafia siciliana e Berlusconi. Si chiedono: il colloquio che mi ha concesso Borsellino non ha accelerato la sua morte? Come avrebbero potuto i padrini venire a conoscenza di un tale colloquio? Ci sarebbe stata una soffiata a Palermo, città dove tutto si sa nonostante le precauzioni prese da Paolo? La fuga viene da Milano dove sono passato? Lì ho incontrato persone vicine alla mafia, tra cui l’industriale Filippo Alberto Rapisarda. Allertati dalla precisione delle mie domande, i miei interlocutori avrebbero dedotto che Borsellino mi aveva parlato e che era interessato a Berlusconi? Non so la risposta a queste domande”. Il pm Paci le cercava già il 16 marzo 2019 con il giornalista dell’Espresso Leo Sisti. L’amico di Calvi dice: “il 25 maggio 1992 (4 giorni dopo l’intervista a Borsellino e 2 giorni dopo la strage di Capaci, Ndr) Calvi e Moscardo intervistarono Rapisarda nei suoi uffici di via Chiaravalle a Milano. Calvi mi ha escluso che nell’occasione lui o Moscardo possano aver fatto cenno a Rapisarda all’intervista loro rilasciata da Borsellino quattro giorni prima”. Probabilmente i pm volevano sapere se, prima della strage di via D’Amelio, Rapisarda avesse saputo che Borsellino aveva parlato in quel modo di Berlusconi, Dell’Utri e Mangano. Comunque nell’intervista del 2018 Calvi ci spiegò una cosa: il giornalista dava per scontato che Berlusconi sapesse del suo lavoro di inchiesta su di lui. Calvi ci raccontò un fatto inedito: alla fine del lavoro su Berlusconi i due autori lo cercarono telefonando a più utenze per “contestargli” le cose scoperte e parlarono con una sua collaboratrice. (1.continua)