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domenica 21 febbraio 2010

23° La verita è una cagna ed una gran puttana

(23) “La verità”- ha scritto uno che appartiene al clan dei magistrati - “è un cane”. Io dico invece che la verità è una “cagna” e come la giustizia a volte è anche puttana.

Spesso nei processi, la verità è quella che si forma nella testa del giudice ossia il cosiddetto “libero convincimento del giudicante”. Il quale come è noto, spesso se ne fotte altamente, della verità cartolare, di quella dibattimentale e di quella esposta dall’imputato. “Spesso la giustizia dipende da come la pensano i giudici. In Italia la giustizia – ha detto Mattias Mainiero – editorialista di “Libero”, deve fare sempre i conti con i giudici, il loro libero convincimento, le pieghe e le increspature delle leggi dove si nasconde inevitabilmente una sorpresa. Il risultato a volte può essere sul serio sorprendente. Esempio: un politico – inutile fare nomi – viene accusato perché un signore ha riferito che un altro signore aveva saputo da un altro signore che aveva detto a un altro signore ancora… eccetera eccetera. Una catena di racconti popolata da pentiti un po’ veri e un po’ fasulli, da mafiosi improvvisamente diventati gentiluomini, camorristi rispettabilissimi don, ex assassini. E il politico finisce nei guai: anni di indagini, processi, avvocati, soldi che volano via. Vite e carriere rovinate”.

Fare il cronista giudiziario e riportare una verità mi è costato caro? Certamente! Ma la mia soddisfazione sta nel fatto che ho potuto verificare sulla mia pelle, quanto siano vigliacchi alcuni magistrati, e come è vero che esiste la persecuzione giudiziaria, e, come è altrettanto vero che alcuni giornalisti sono dei servi sciocchi dei Torquemada di turno. Come pure ho potuto verificare che gli editori dei giornali e i giornalisti a Caserta sono semplicemente dei benzinari, palazzinari, odontotecnici i primi; estorsori, improvvisati, analfabeti e venduti i secondi.

Del resto, che alcuni editori e taluni giornalisti siano portatori di malavita, e radicati a commettere azioni delittuose è un’eredità che viene da lontano e che già nel 1900, vi era una vera e propria scuola “estorsiva” e “speculativa” che faceva capo a Eduardo Scarfoglio – ( fondatore, editore e giornalista de “Il Mattino”, assieme alla moglie Matilde Serao). La Serao, nata in Grecia, a Patrasso, soggiornò per un certo periodo dalle nostre parti, pare a Ventaroli di Carinola. Scarfoglio, che veniva definito da tutti “una penna d’oro, intinta nel fango”, venne anche coinvolto nella famosa inchiesta del Senatore Giuseppe Saredo. Il giornalista fu riconosciuto colpevole di avere “sgarrato” 25 mila lire per agevolare l’aggiudicazione dell’appalto della spazzatura e della pubblica illuminazione, mentre la moglie venne accusata di procacciare, ( già allora! ), posti di lavoro a pagamento.

Il giornale “Il Mattino”, nel suo complesso era definito da Arnaldo Lucci: “covo di corrotti, banda di ladri, che ricatta giorno per giorno ogni onest’uomo”. Affermazione questa che andrebbe pari pari affibbiata al “Corriere di Caserta” di oggi. Nulla di nuovo sotto il sole? Ieri come oggi? Sembra proprio di si. Oltretutto il caso Clemente docet!
Dicevo dei giornalisti. A Caserta e provincia i giornalisti, ( degni di questo nome ), sono pochi, molto pochi. Come gli avvocati penalisti a Santa Maria C.V. Volendoli contare, sono sufficienti le dita di una sola mano… col resto di due! Alcuni giornali locali, quelli che usano i titoli ad effetto, i giorni del mio arresto – nel luglio del 1998 – hanno fatto a gara a scrivere “stronzate” su di me. E’ stampa di merda! Sparano titoli a scatola su ogni cazzata. Certi giorni danno proprio l’impressione di essere “pieni di vuoto”; danno la netta sensazione che sono stati riempiti dei fogli bianchi per la sola necessità di sporcarli con i caratteri tipografici. Topi di redazioni che arraffano ciarpame dai comunicati dei carabinieri, della finanza e della polizia e costruiscono “teoremi”, ( sono peggio degli investigatori ), di accuse che non stanno né in terra né in cielo. Hanno la spudoratezza di attualizzare gli avvenimenti del passato con vari trucchi. Il più abusato? “Uccide la moglie e becca l’ergastolo”- Il titolo corretto sarebbe stato “Uccise la moglie e oggi nel processo è stato condannato all’ergastolo”.

Honorè de Balzac nella sua monografia sulla stampa parigina - scritta nel 1843, ( basterebbe cambiare i nomi dei giornali, da quelli francesi a quelli italiani, per renderla di sconcertante attualità ), scrisse: ”Eppure continuano a leggerli, ad abbonarsi con un’intrepida venerazione che non si capirebbe da uomo ad uomo. La stampa come la donna è ammirevole e sublime quando dice una bugia, non vi molla finchè non vi ha obbligati a credere, e dispiega le migliori qualità in questa lotta in cui il pubblico, spupido come un marito, soccombe sempre...”.


( In galera in galera - 23° - Continua )

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