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giovedì 25 febbraio 2010

39 - Ancora malagiustizia

(39) La seconda decisione di “malagiustizia”, l’ho dovuta subire quando, nel 2001, l’appartamento presso cui abitavo a Santa Maria, alla via Galatina nel Parco Addeo, primo piano scala B, venne venduto all’asta per un debito verso una banca e fu aggiudicato alla “signora” Carmela De Lucia da Marcianise, per 32 mila euro.


Si consideri che nel 1980, epoca in qui l’acquistai, il costo fu di circa 120 milioni delle vecchie lire. Oggi il suo valore si aggirerebbe intorno ai 280 mila euro. Dicevo fu aggiudicato ad una di quelle “signore” abiette, dall’aspetto turpe, tanto per intenderci, che frequentano i postriboli della giustizia, con la complicità di azzeccagarbugli che si ammantano del titolo di “avvocati”, ( quello che tutelava gli interessi della ”peripatetica giudiziaria” pare che fosse di Macerata Campania e si chiamasse, se non ricordo male, Antonio D’Addio ), e che comprano ”all’asta” le disgrazie e la fame della gente.

Io non potetti controllare l’andamento dell’asta in quanto ero in cattività, come detto, “per sfizio del governo”. Ero infatti detenuto a Cassino, dove mi ero costituito per scontare una pena definitiva. Ma dall’hotel a 5 sbarre, avevo dato disposizioni all’amico avvocato Domenico Stanga, di far “saltare” quella aggiudicazione proponendo il “classico” aumento di sesto. Cioè andare ad offrire per mio conto, un aumento della sesta parte – secondo la legge – che prevedeva e prevede che l’asta si sarebbe dovuta ripetere tra l’aggiudicataria provvisoria, la “nobildonna” innanzi menzionata, e la persona che aveva proposto l’aumento del sesto. Ma, fatto più unico che raro, allo scadere dei 10 giorni l’avvocato Stanga si vide rifiutare il deposito della somma perché il giudice delegato, tale Antonio Attanasio, ( un damerino che – ho saputo poi – aveva frequentato da procuratore, lo studio di Stanga e per questo covava contro di lui – per dissapori oscuri - un sordido rancore ed un odio profondo ), aveva, con un provvedimento annotato in calce al verbale di aggiudicazione, inserito una clausola vessatoria la quale diceva che “per effettuare un eventuale aumento di sesto, sarebbe stato necessario depositare una rilevante somma”. Una “blindatura” inusitata e del tutto nuova per il Foro sammaritano e molto strana, se non addirittura sospetta, atta a tutelare un’aggiudicazione ad una persona notoriamente vicina ad ambienti poco adamantini, per non dire, ( ma lo dico ), ignobili, loschi… e camorristici! Un marchiano falso, un abuso innominato, una preclusione che puzza di bruciato da un miglio di distanza.

Ma questo primo, assurdo ed inconcepibile comportamento, è addirittura irrilevante, vicino al successivo smodato atto commesso dal giudice Attanasio, che bene avrebbe fatto, ( conoscendo di persona, per i suoi trascorsi, l’avvocato Stanga ), ad astenersi dall’esame della proposta opposizione. Nulla! Non solo non si astenne, ma addirittura, con una risibile, indecorosa motivazione, ( degna di un manicomio o di un asilo infantile, tanto da poter essere annotata nel “Libro dei Chiodi” di Dantesca memoria), emise una sentenza con la quale “si diede pienamente ragione”. Ma non vi pare una “incongruenza”, censurabile dal CsM, il fatto che si affidi allo stesso giudice un ricorso che lamentava un suo illegittimo ed illogico comportamento?

Mi spiego. Un giudice può benissimo imporre una cauzione per gli aumenti di sesto nelle vendite immobiliari, ma deve indicarlo nel bando di vendita iniziale, non già di proprio pugno e sotto il verbale di aggiudicazione provvisoria. Il giudice Attanasio invece ha scritto una postilla sotto il verbale di aggiudicazione ed ha ritenuto che “tutto il mondo” avesse potuto prendere visione di tale “editto”. Spiego meglio, per chi non avesse capito! In effetti il giudice Attanasio, una volta che ha avuto assegnato il processo per l’opposizione al verbale di aggiudicazione provvisoria si è “autoassolto” (invece di astenersi) con una motivazione ridicola, ora al vaglio della Suprema Corte, che dovrà decidere su un ricorso ex art. 111 della Carta Costituzionale.


Il 9 settembre del 2003, l’Avv. Alessandro Vagliviello, infatti, nell’interesse di mia moglie, intestaria dell’appartamento rapinato dalla Carmela De Lucia, con la complicità del giudice sammaritano, presenta un ricorso per Cassazione unitamente al Prof. Astolfo Di Amato. Il ricorso veniva notificato anche all’avvocato Domenico Stanga, che si era visto rigettare l’aumento di sesto, ed alle altre parti in causa: la rapinatrice De Lucia, presso l’avvocato Pasquale Barbato; la Banca di Sconto e Conti Correnti, presso l’avvocato Gaetano La Porta; la Banca Intesa, presso un altro ibrido personaggio, non lontano dal clichè, degli abituali frequentatori delle anticamere delle aste fallimentari, l’avvocato Achille Cipullo; alla ex proprietaria, presso l’avvocato Francesco Sgambato, nonchè alla Banca S. Paolo di Torino, presso l’avvocato Raffaele Crescenzi.

Mentre stendo queste note sono trascorsi ben 4 anni. Il ricorso in Cassazione giace con il numero R.G. 02214/03. Ad aprile 2009 è stato discusso. Si attende il deposito della sentenza. Nel frattempo, la “peripatetica delle aste giudiziarie” si è anche venduto il mio appartamento e certamente risulterà nullatenente. E il mio danno chi lo pagherà? Chi punirà un giudice che ha provocato tale sconquasso? C’è un altra giustizia, ( oltre a quella divina a cui mi affido ), che potrà ristabilire la verità? Sono scettico. E allora? Secondo me, anche qui, come per Pirolo, dovrebbe scattare la giustizia “fai da te”. Dovrò trattenermi...dovrò tenere a bada i miei freni inibitori... Ci riuscirò? O sarò costretto ad emulare Domenico Cavasso?

Una volta, riferendomi agli abusi che commettono i custodi giudiziari, nell’amministrare i patrimoni o le aziende che sono sottoposte a sequestro perché in “odore” di camorra, scrissi un articolo il cui titolo era: ”Chi controlla i controllori?”. Nella circostanza mi riferivo al custode giudiziario Ulderico Catania, nominato dalla Corte di Assise di S. Maria C.V. che ha portato al fallimento la Dante Passarelli & Figli e sull’orlo di un baratro finanziario la Ipam zuccheri e la Immobiliare Bellavista, anche se quest’ultima, era di fatto, amministrata dalla sua “longa manus” geometra Walter Hutter.

Ebbene chi controlla il giudice che sbaglia? Chi tutela il cittadino dalle grinfie di una giustizia di parte? E’ legittimo il comportamento di questo ganimede, che ha buttato sul lastrico una famiglia ed ha legittimato il comportamento di una speculatrice di professione?

A marzo 2005, finalmente, anche Pasquale Clemente, direttore della “Gazzetta di Caserta”, ha scoperto il coperchio della scandalosa gestione del “comitato” di affari che operava presso le cancellerie fallimentari ed immobiliari del tribunale di S. Maria C.V., pubblicando una serie di coraggiosi articoli sull’argomento. Ma nessuna indagine è stata aperta. Nè vi sono stati cambiamenti nell’andazzo della gestione dei fallimenti e delle aste giudiziarie. Queste “operazioni” sono ancora oggi, purtroppo, nelle mani di una lobby, ossia di una vera e propria cosca forense, costituita da magistrati compiacenti, cancellieri corrotti, avvocati usurai, colletti bianchi e camorristi arricchiti.
Fateci caso. Seguite una procedura immobiliare ( meglio se fallimentare) il cui bene sia appetibile. Per prima cosa si nominerà un CTU “amico”. Poi si farà sparire il fascicolo - con pretesti vari - per un tempo. All’atto della fissazione della vendita si concorderà la pubblicazione su di un giornale “prestigioso”: Il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore. Giornali che, però, dalle nostre parti hanno pochissimi lettori. Date un’occhiata anche la domenica agli annunci delle vendite immobiliari del Tribunale di S. Maria C.V. Gli appartamenti e le villette “appetibili” anche su Il Mattino scompaiono. Paginoni interi di vendite di immobili solo della zona dell’agro aversano, dove, come è noto, nessuno concorre, per paura di essere impallinato.

(39- In galera, in galera – continua )

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