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giovedì 25 febbraio 2010

47 I pentiti? Tutti pilotati

(47 )Molti personaggi, vittime del pentitismo pilotato, sono ancora in attesa del risarcimento dei danni per ingiusta detenzione – tra questi - ci sono anch’io.

In particolare i due Cappello e l’ex sindaco di Villa Literno, Vincenzo Tavoletta, hanno già ottenuto il risarcimento ma non sono soddisfatti. Biagio Di Muro, figlio di Don Nicola, per l’ingiusta detenzione a Parigi, ha ottenuto un risarcimento di 120 mila euro. Parimenti il comandante della Polstrada di Mondragone, Cosimo Mastrorosa, coinvolto e poi assolto quale favoreggiatore del clan La Torre, ha ottenuto 70 mila euro. Anche i fratelli Salvatore e Francesco Iovinella da Marcianise, due imprenditori, hanno fatto ricorso alla Corte Europea, per ottenere un risarcimento dei danni, per una condanna per omicidio, seguita poi da una giusta assoluzione, ma finora senza ristoro.

Lo sport preferito dai collaboratori di giustizia? Accusare a comando, pilotati dai piemme di turno, per salvare i propri patrimoni. E’ questa, dunque, la verità, del perché Pasquale Pirolo, ha accusato tanti innocenti? Certamente! E anche per questo, Nicola Garofalo, avvocato penalista e assessore alla cultura della provincia di Caserta, assieme a Paolo Romano, deputato regionale di Forza Italia, hanno auspicato – nell’agosto del 2003 – che la paventata commissione d’inchiesta del Parlamento – sulla questione dei magistrati, fosse estesa anche alla Procura sammaritana. La commissione d’inchiesta era stata proposta, come si ricorderà, da Forza Italia “per scoprire le toghe eversive e per verificare se esisteva un’associazione a delinquere costituita da un’ala della magistratura”.

Secondo me, per scoprire tutto questo, non c’era bisogno di una commissione d’inchiesta, ma bastava accedere ad un determinato sito, con una “password” acquistata a Forcella, e verificare ogni giorno quanto sono eversivi i magistrati e leggere bene le “mail” che si scambiano su tutti gli argomenti. A Napoli, poi, abbiamo il colmo dei colmi. C’è un personaggio che spadroneggia, scrive libri, collabora a giornali e fa anche il giudice… nonostante dal suo computer sia partita una rivendicazione delle Br.



E sempre in tema di schizofrenia e giustizia abbiamo anche la paradossale vicenda di 8 laureati in legge che non superarono i test psicologici per diventare ispettori di polizia ma hanno vinto il concorso per le toghe e sono stati assegnati a Napoli come pubblici ministeri! Il giornale “Libero” titolò: ”Troppo pazzi per la polizia li prendono a fare i giudici”.
E il CsM? Cane non morde cane. Una casta. Come la P2. Basterebbe leggere l’Ultracasta del giornalista Liviadotti. Altrimenti non avrebbe dovuto consentire che a Santa Maria Capua Vetere, sotto l’imperio di un farfagliuso, “trippa e filetto” fossero stati considerati lo stesso tipo di carne! E questi personaggi, con la collaborazione di tanti Pirolo, hanno mandato in galera fior di galantuomini: giornalisti, senatori, deputati, medici, sindaci, consiglieri regionali. Senza riuscire a capire che quell’ infame bastardo, si era pentito, per salvare le sue attività, che erano frutto di azioni estorsive e camorristiche. Con la collaborazione di questo “pezzo di merda” e, per ritorsione contro i miei articoli, mi hanno fatto di tutto. Mi hanno invischiato in processi, anche quando non c’entravo. Hanno pagato pentiti e falsificato carte. Hanno avuto finanche la spudoratezza di non concedermi la sospensione della pena, nonostante fosse la mia prima condanna. Di negarmi un patteggiamento, nonostante la legge lo prevedesse. Di inventare l’esistenza di un’aggravante per non farmi usufruire della legge Cirielli. Il Tribunale di Sorveglianza di Napoli, su false informazioni della polizia di Santa Maria Capua Vetere: “il Terlizzi non svolge alcuna attività ed ha precedenti per associazione mafiosa” – senza contare che all’epoca ero già stato assolto dal reato del 416 bis - non mi ha concesso i benefici della Legge Saraceni-Simeone, cioè l’affidamento in prova ai servizi sociali. Il commissario dell’epoca dr. Leucio Porto, oggi Questore a Salerno, che ritenevo persona dabbene, disse di non sapere niente del mio caso e che tuttavia il rapporto al Tribunale di Sorveglianza era stato firmato dal maresciallo Natale Trombetta. Il solito scaricabarile?

Ed invece, proprio grazie all’onorevole Avvocato Alberto Simeone, primo firmatario della Legge che porta il suo nome, che mi ha difeso, assieme ad Angelo Santoro, innanzi al Tribunale di Sorveglianza di Roma, competente per territorio, essendomi costituito presso il carcere di Cassino, per scontare la pena di due anni di reclusione, ( prima condanna, senza pena sospesa ), che ho usufruito di un provvedimento – nuovo per la Campania – di arresti domiciliari, con permesso di uscire per alcune ore del giorno e liberamente, non soggetto neppure al controllo dei carabinieri e recarmi anche al lavoro.

47 – In galera, in galera - Continua

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