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venerdì 26 febbraio 2010

(48) In proposito debbo pubblicamente ringraziare Simmaco e Giuseppe Rossetti che mi hanno affidato un incarico di lavoro con la loro Agenzia “Albacom” di Caserta. Un ufficio a Corso Trieste con telefono, fax, computer e internet! Grazie a loro mi sono potuto reinserire nel consorzio civile e riprendere la vita “quasi” normale.

Bisognava andare a Roma per avere giustizia? Mentre, di contro, il Giudice di Sorveglianza di S. Maria C. V. mi ha addirittura applicato una misura di sicurezza, ( sospensione della patente, obbligo di firma e divieto di allontanarmi dalla città di S. Maria C.V. ), nonostante il reato contestatomi, ( contravvenzione agli obblighi della tenuta dei registri per gli olii minerali, all’epoca in cui ero amministratore delegato del gruppo Unicoop), fosse stato cancellato dal codice perchè depenalizzato e quindi non era più reato.

Mi domando a questo punto e domando ai lettori: “Ma questa notizia, che ora state apprendendo, in questo momento, leggendo questo scritto, non è una notizia criminis? E non dovrebbe dare la stura ad una azione disciplinare nei confronti dei magistrati che hanno commesso gli abusi ai miei danni? Non dovrebbe dare inizio al cosiddetto “esercizio dell’azione penale?”. Ma quante altre “notizie criminis” vi sono in queste frasi? Staremo a vedere, se si copriranno “come al solito”, cane non morde cane...! Oppure applicheranno il teorema del piemme Vincenzo Scolastico: “Indagare il denunciante e non il denunciato”.

Ma non è finita. Contro la misura di sicurezza avevo proposto ricorso per Cassazione, assistito dall’avvocato Giuseppe Stellato. I giudici della Cassazione, senza neppure leggere il fascicolo, ( voglio sperare che veramente non l’abbiano letto, altrimenti sarebbe ancora più grave ), hanno rigettato il ricorso, dichiarando efficace un provvedimento che era nullo fin dall’origine. E qui arriviamo proprio al ridicolo. Nonostante il Tribunale di Carinola avesse dichiarato l’inefficacia del provvedimento del Giudice di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, a seguito del rigetto della Cassazione, i carabinieri – incolpevoli esecutori di un ordine sbagliato – volevano applicarmi nuovamente la misura di sicurezza, solo perché l’ufficio di Sorveglianza aveva ignorato il provvedimento favorevole. Ho dovuto provocare un incidente di esecuzione – tramite l’affabilissimo e paziente avvocato Angelo Santoro – per convincere il pubblico ministero che non dovevo sottostare a quella misura di sicurezza.

Un’altra “perla” della giustizia italiana? Il Tribunale di Sorveglianza di Napoli, magistralmente diretto dalla bionda Angelica Di Giovanni, ( parente di quel Di Giovanni, noto costruttore di Baia Domizia, moglie di un ingegnere di Sessa Aurunca, un tempo assai gettonato quale consulente della corte di Pasquale Lillo, presidente dell’Unicoop ), conosciuto in tutto il mondo per i suoi severi giudizi, mi ha fissato una udienza “per l’affidamento in prova ai servizi sociali”, dopo che avevo già scontato la pena. Questa è la giustizia in Campania.

“La giustizia in Italia” – ha detto giustamente Curzio Malaparte – “E’ come l’onore delle puttane”. C’era anche qualche altro che la pensava alla stessa maniera. Era Salvatore Ceci, detto “Tore ò napulitano”, un anarchico individualista sammaritano, ( è a tutti nota la tradizione anarchica di Santa Maria Capua Vetere avendo dato i natali ad un internazionalista del calibro di Errico Malatesta, e come ho spiegato in altra parte, anche mio padre era un anarchico ), il quale processato per un delitto che non aveva commesso, e condannato a dura pena, nell’atto in cui stava lasciando ammanettato in mezzo agli sbirri, l’aula della Corte di Assise, esclamò: ”Puttana è la giustizia e prostituto chi l’amministra”. Questa frase gli costò un’altra condanna per oltraggio alla Corte. Ma in sede d’appello venne assolto dal presunto delitto di un carabiniere. Punti di vista? E c’era anche il grande avvocato penalista, Gennaro Marciano, che la pensava allo stesso modo dell’anarchico sammaritano e che addirittura lo mise per iscritto.


LA DEA GIUSTIZIA


Diva fulgente, d’ogni colpa incolume,
maestosa, altera ed incontaminata,
passa nel mondo la giustizia umana…
Ed è una gran puttana!...

Cinta d’allori, nel suo tempio assisa,
dove per tutti si proclama uguale,
per la bontà dei sacerdoti suoi,
la fotti come vuoi!...

Talor la spada col suo pugno abbassa,
le bilance depone impunemente,
tra i ceppi pur di mille leggi oppressa,
decide con la fessa…

Ingenuo ahimè chi per le vie legali
Spera il trionfo delle sue ragioni!
Fidente aspetterà tranquillo e muto,
e resterà fottuto.

Menzogna è delle leggi la tutela,
Follia la fede alle virtù d’Astrea!
Della giustizia il sacro ministerio
Può dirsi un futtisterio…

Io pur non cesserò con la mia toga
di millantare i giudici, i processi,
le leggi austere, le sentenze dotte,
e il cazzo che li fotte…

Ma se talun il mio diritto offende,
farò giustizia con mie proprie mani,
E l’offensor, o delinquente o pazzo
mi cacherà il cazzo!...







Ma come avrebbe agito un qualsiasi cittadino a queste persecuzioni? Che cosa avrei dovuto fare io, arrestato, incarcerato, processato innocentemente? Avrei dovuto fare come il senatore Carmine Mensorio? Suicidatosi buttandosi in mare? Come Camillo Valentini, sindaco di Roccaraso, suicidatosi nel carcere di Sulmona? E poi assolto “post mortem?”… o forse agire come Domenico Cavasso… che uccise sette persone… imbracciare un mitra e uccidere i miei persecutori?
In galera, in galera – Fine

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