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martedì 16 febbraio 2010

In galera in galera 10° puntata

LA… “SFORBICIATA” E IL “S. ANTONIO” …
DUE MODI PER UCCIDERE IN CARCERE…


Don Ciro li odiava. Aveva una vasta e consolidata esperienza carceraria. Nell’ora di aria i detenuti si sfogavano tra di loro. C’era chi se la prendeva con i secondini ( …”sono dei rinali di transito” … “gli debbono morire i figli piccoli, quando sono nelle culle”… “le loro mogli sono tutte puttane” … ), per l’odio che nasceva dal loro atteggiamento inumano e di sfida. Spesso i secondini mettevano in atto piccoli dispetti: l’acqua non poteva scorrere nel bidet, ( quello era il frigorifero della cella ), strappavano i fogli di giornale piazzati nella feritoia, per non farsi osservare quando si facevano i bisogni personali; il volume delle radio e delle tv troppo alti, la luce accesa, che invece doveva essere per regolamento spenta; l’ispezione corporale ogni volta che si scendeva per l’ora d’aria, e tante altre piccolezze che a molti sembravano ritorsioni e affronti da lavare col sangue. Un odio che nasceva dal loro menefreghismo per la condizione di disagio in cui vivono tutti i detenuti d’Italia.
Ma Poggioreale è diverso. E’ peggio! Di tutto e di più, in senso negativo. Volete un altro esempio della mentalità dei detenuti a Poggiorale? La sera - ogni sera - si seguiva “Un posto al sole”, la fortunosa “fiction” di Rai3 ambientata a Napoli. Ebbene, improvvisamente, mentre era in svolgimento una puntata del programma, si sentirono grida di gioia e fragorosi applausi. Che cosa era successo? In quell’episodio, il regista aveva reputato che uno dei protagonisti avrebbe dovuto ammazzare un secondino, mentre era in una cella di sicurezza. Alla conclusione dell’omicidio dell’agente, tutti i detenuti che seguivano la tv applaudirono la... ( è proprio il caso di dirlo ) ... la sceneggiata.
E’ la mentalità dei secondini che è sbagliata. Ma non era solo contro i secondini ( lo so che si arrabbiano se li chiamo secondini, invece che agenti di custodia, ma io lo faccio apposta ) l’odio che covavano dentro. I detenuti ce la tenevano anche contro molti magistrati, che si comportavano in modo inumano contro di loro. Specialmente contro il magistrato di Sorveglianza… che non li riceveva, non ascoltava le loro lamentele, ignorava le loro sacrosante esigenze.
Ce la tenevano anche contro il Tribunale di Sorveglianza, che non concedeva automaticamente i giorni di abbuono, non discuteva i permessi premio etc. etc. Per questi e per altri motivi c’era sempre un malumore che serpeggiava tra la popolazione carceraria. Ma, poiché non conveniva a nessuno protestare energicamente, ( una eventuale punizione ti precludeva definitivamente la possibilità di usufruire degli sconti di pena ), si finiva per sfogarsi verbalmente con ingiurie e maledizioni; oppure raccontando in giro la famosa storiella: ”Lo sai come si fabbrica un avvocato in provetta?”. “Prendi una provetta disinfettata, aggiungi dell’acqua distillata, metti un pizzico di merda e agita fortemente… Mi raccomando, non esagerare con la merda, altrimenti viene fuori un magistrato”. Non avevano il senso della misura, il loro livore era solo per alcuni, eppure erano portati a generalizzare. Comunque, per quanto mi riguarda, Poggioreale era una specie di Alcatraz.
Mi hanno riferito che in altre carceri, non si finisce in cella di rigore, a pane e acqua, soltanto perché non sei vicino all’ingresso della cella, al momento della “conta”. La “conta”, una tortura per tre volte al giorno. Di origine borbonica, stalinista, animalesca. Devi essere sempre sveglio e se ti confondi con le ore hai finito di… campare. Quando passava la “ronda”, ogni detenuto doveva farsi trovare – vestito di tutto punto – anche se era pieno luglio – in piedi vicino alla porta d’ingresso, ed uno di noi doveva rispondere ad alta voce confermando il numero dei presenti in cella. Noi eravamo in tre. Non c’era scampo se ti trovavi a fare un bisogno corporale o volevi restare a letto. Poi entravano e battevano con una mazza di ferro le cancelle, scatenando un casino insopportabile. Serviva a controllare se qualcuno, nella notte, avesse segato una sbarra della inferriata della finestra. Un trattamento inumano. Poggioreale è peggio delle prigioni di Fidel Castro. Nel 1980 - in occasione del terremoto - nel Padiglione in cui io ho soggiornato, “Genova”, avvennero alcuni omicidi di camorra. Scontri feroci tra camorristi di opposte fazioni.
Non parliamo poi della “sforbiciata”, o del “S. Antonio”. La “sforbiciata”, è la perquisizione notturna o diurna della cella.Vengono da fuori. E’ un reparto speciale. Una sorta di teste di cuoio. Ti fanno uscire dalle celle nelle condizioni in cui sei in quel momento. Se è inverno, rischi una polmonite per il freddo. Se ne fottono. I detenuti sono il rifiuto della società. E’ per questo che a S. Maria C.V. – NEI PRESSI DEL CARCERE - hanno piazzato un dispensatore di puzza - il “CdR” - che appesta l’aria e avvelena i detenuti.

Dicevo della “sforbiciata”. Ti buttano giù per le scale e devi sostare per ore nel cortile. Ti mettono a soqquadro la cella sbattendoti tutti i tuoi effetti personali per terra. Cercano droga, armi, coltelli e quanto altro è proibito in carcere. Il guaio è che quasi sempre, trovano di tutto. Ed il guaio è che spesso paga il “triste” per il “peccatore”. Io - nel mio pur breve soggiorno obbligato nelle “patrie galere” - sono stato sottoposto tre volte alla “sforbiciata”. Due volte a Poggioreale ed una volta a Cassino, in inverno inoltrato. Sono scampato al “S. Antonio”.


( In galera, in galera – 10 – continua )

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