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venerdì 27 aprile 2012

I DELITTI IMPUNITI

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VALTER VECELLIO

Delitto di via Poma, piazza Fontana, il caso del giudice Esti… e la chiamano giustizia

30-04-2012
“Assolto per non aver commesso il fatto”. Come e perché i giudici della Corte d’Appello abbiano assolto Raniero Busco ritenendolo innocente, mentre i giudici di primo grado lo avevano condannato a 24 anni per il delitto di Simonetta Cesaroni, lo si leggerà nelle motivazioni della sentenza, quando saranno depositate. Quello che fin da ora ci si può lecitamente chiedere è come mai, per una vicenda consumata il 7 agosto del 1990, si è dovuto attendere il 27 aprile 2012 per una sentenza di appello. Interrogativo valido anche se a Busco fosse stata confermata la condanna: ventidue anni dopo? E non si può dire che sia stata scritta la parola fine: esiste sempre la possibilità di impugnare la sentenza.
Il giorno dopo, il 28 aprile, la procura della Repubblica di Milano chiede l’archiviazione dell’ultima indagine sulla strage di piazza Fontana, e che ha avuto come principale spunto investigativo la tesi della doppia bomba: una dimostrativa, degli anarchici; l’altra piazzata all’insaputa del primo attentatore, proprio per uccidere, e di matrice fascista. Per i Pubblici Ministeri la tesi è “insostenibile”. Ma anche fosse stata sostenibile, quello che fa riflettere è che la strage di piazza Fontana si è consumata il 12 dicembre del 1969: quarantatré anni fa…

Giornalista professionista, attualmente lavora in RAI. Dirige il giornale telematico «Notizie Radicali», è iscritto al Partito Radicale dal 1972, è stato componente del Comitato Nazionale, della Direzione, della Segreteria Nazionale.

Dalla cronaca del “Mattino” di Napoli, articolo di Sabato Leo: “La Corte dei conti ha condannato Antonio Esti, 70 anni, alto magistrato di Cassazione, napoletano, a pagare di tasca propria 200mila euro a titolo di risarcimento del danno dell’immagine dell’Amministrazione della Giustizia per gravi reati commessi all’epoca in cui prestava servizio presso il tribunale di Napoli…”. Esti, secondo quanto rivelato da due camorristi “pentiti”, Carmine Alfieri e Pasquale Galasso, era al soldo della camorra e in particolare si occupava di “aggiustare” i processi. La sentenza, riferisce ancora Leo, “ha confermato il verdetto emesso a giugno del 2009 dalla Corte dei Conti”. E figuriamoci se non ci si deve rallegrare che Esti sia anche stato condannato a risarcire lo Stato per i danni di immagine che ha arrecato. Il fatto è che Esti è stato arrestato nel 1995, diciassette anni fa. Vero è che l’azione risarcitoria è cominciata “solo” quattro anni fa, nel 2008, tre anni dopo la sentenza della Corte di Appello di Roma, che ha condannato Esti a cinque anni di reclusione; condanna confermata l’anno dopo dalla Corte di Cassazione. Per ricapitolare: arresto nel 1995. Condanna in appello dieci anni dopo, nel 2005; sentenza definitiva: quattordici anni dopo, nel 2009; azione per il risarcimento conclusa nel 2012.
Ora, a prescindere dal fatto che per aver commesso reati gravi come “aggiustare” processi che vedevano imputati dei camorristi in cambio di denaro, orologi Rolex d’oro, viaggi e soggiorni turistici all’estero e appartamenti utilizzati senza pagare affitto di sorta, cinque anni paion pochi, sono i tempi biblici che anche in questo caso non possono che lasciare sconcertati e inquieti. E tutto sarà stato fatto, non c’ motivo di dubitarne, seguendo le regole e applicando la legge. Motivo di ulteriore inquietudine e sconcerto: è normale che le regole, le leggi e la loro applicazione abbiano questi tempi? Per molti questi “irragionevoli” tempi della giustizia italiana, sì, sono “normali”.
E’ appena il caso di dire che il sindacato dei magistrati, la sempre loquace Associazione Nazionale dei Magistrati, di fronte a episodi come quelli citati, non fiata. Lo si comprende. Ma è un silenzio che somiglia allo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia; il problema tuttavia non lo si risolve ignorandolo, così lo si lascia solo incancrenire ulteriormente. Cosa si può e si deve fare, i radicali lo indicano da tempo: amnistia, primo passo per la riforma della giustizia, grande urgenza ed emergenza di questo paese. Chi, come l’ANM non è d’accordo, dovrebbe offrire alternative credibili. E invece…

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