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lunedì 27 agosto 2012

80 ANNI DI CRONACA NERA : CASERTA UNA PROVINCIA FITTA DI misteri, delitti, malcostume politico, camorra e criminalità.. Una vera e propria enciclopedia del crimine DAL 1930 AI NOSTRI GIORNI.



Accadde il primo agosto del  1955
UCCISA DA UN BRUTO LA RAGAZZA DI VILLA DI BRIANO ?

      La macabra scoperta in un deposito di rifiuti e le indagini dei carabinieri - Un colpo di pistola che nessuno ha udito. Il più fitto mistero avvolge la morte della diciassettenne Anna Diana, trovata sabato sera cadavere dalla madre e dalla cognata in un cunicolo adibito a deposito di rifiuti nei pressi d'una cava di pietre situata nel comune di Villa di Briano.
     Dalle prime Indagini esperite dal carabinieri si è appreso che il corpo della ragazza, che presenta una ferita d'arma da fuoco all'altezza della mammella sinistra, era stato rimosso quando essi giunsero sul posto del macabro rinvenimento. Ora sono in corso gli accertamenti per stabilire come avvenne il fatto delittuoso. Diciamo delittuoso perchè pare che proprio di delitto si tratti e non di suicidio come si era pensato in un primo tempo.
     Da ulteriori informazioni assunte sul posto, infatti, siamo in grado di dire che l'arma usata dall'assassino o dalla Diana è stata rivenuta e pochi metri dal luogo ove venne scoperto il  corpo della sventurata. E' stato d'altronde  accertato che Anna Diana non era fidanzata nè aveva corteggiatori; non si può, pertanto, pensare ad un omicidio perpetrato da uno spasimante respinto.
     Il colpo di pistola che ha ucciso Anna Diana è stato sparato da una distanza brevissima, quasi a bruciapelo, altrimenti non sarebbe spiegabile l'annerimento causato dalla pallottola sulla camicetta della ragazza. E' stato questo il motivo che in un primo momento ha fatto pensare che si fosse trattato di suicidio. Le indagini esperite  presso la famiglia hanno accertato che la fanciulla non aveva ricevuto rimproveri di sorta e che la sua vita trascorreva serena.
     Gli stessi famigliari non sanno a che cosa attribuire la morte della loro congiunta. Però il  fatto di non aver udito il colpo di pistola esploso a non più di cinquanta metri dalla loro abitazione ha messo in sospetto i carabinieri. Fra la popolazione di Villa di Briano va facendosi strada l'ipotesi che possa essere  stato qualche bruto a commettere il delitto, anche perchè pare che le impronte digitali riscontrate sul calcio della pistola non siano della ragazza. Questa ipotesi, però, non trova conferma presso l'Arma dei carabinieri: la giovane, se fosse stata aggredita da un bruto avrebbe gridato, si sarebbe in qualche modo difesa. Le indagini, comunque, proseguono attivissime.

Accadde a Cancello Arnone il 2 giugno del 1956
SPARA ALL'IMPAZZATA SUL SEDUTTORE E UCCIDE UN DIPENDENTE DEL DATORE DI LAVORO  - FERITO AL VOLTO IL FIDANZATO

        Oscura tragedia passionale nelle campagne del Casertano.  L'innamorato colpito al volto.  La ragazza, che ha 19 anni, si è costituita dolendosi di non aver mirato giusto.   Il ferito è un chimico della Facoltà di agraria di Portici.   Si cerca il padre della giovane, che secondo un'altra versione sarebbe il vero assassino.  
      Un tragico e oscuro fatto di sangue è avvenuto nelle prime ore di questa mattina nelle campagne di Cancello Arnone, e precisamente in località “Banca”, una vasta distesa di campi piuttosto lontana dall'abitato. Alcune contadine che erano intende al lavoro udivano numerose detonazioni giungere da un campo seminascosto da alcuni filari di pioppi. Dopo qualche esitazione, si avvicinavano  al punto da cui erano provenuti gli spari e scorgevano sull'erba i corpi di due uomini.
     Dei due, uno era stato colpito da alcuni proiettili al viso ed era già morto, l'altro appariva gravemente ferito. Mentre venivano avvertiti i carabinieri, alcuni contadini trasportavano a braccia il ferito fino alla strada e fermavano una macchina, a bordo della quale l'uomo veniva condotto  all'ospedale di Capua . Il morto era identificato per il settantenne Francesco Tummulo, capo-operaio presso il Centro sperimentale dell'Università di Agraria, il ferito per il dott. Giuseppe Brunetti, di 33 anni, dirigente dello stesso Centro sperimentale della Facoltà di agraria che ha sede a Portici.
     Due sono le versioni sulla tragedia: entrambe concordano soltanto su un particolare: che il Tummulo è morto vittima innocente di un dramma passionale. Il dott. Giuseppe Brunetti era stato da tempo distaccato dalla facoltà di chimica agraria al Centro sperimentale pilota, che da tale istituto era stato creato nella zona di Cancello Arnone. Qui aveva conosciuto una ragazza, Angelina Palazzo, di 19 anni, con la quale aveva stretto una relazione.
     Sembra che la Palazzo abbia invitato a più riprese il giovane tecnico ad un matrimonio riparatore, ma senza successo. Secondo la prima versione, questa mattina la Palazzo avrebbe raggiunto il seduttore nel terreno sul quale egli si trovava  per dare istruzioni al capo-operaio Tummulo; avrebbe posto un  ”ultimatum” al fidanzato e in  seguito ad un nuovo, secco rifiuto, avrebbe aperto il fuoco con la pistola della quale in precedenza s'era armata.
     Nella concitazione avrebbe colpito a morte, senza volere il capo-operaio, che era a pochi passi. La seconda versione è sostanzialmente diversa nei particolari. Angela Palazzo e suo padre avrebbero invitato il dott. Brunetti ad un colloquio nei pressi  della facoltà di agraria per tentare di convincerlo al matrimonio. Il giovane si sarebbe recato all'appuntamento spalleggiato dal Tummulo, uno dei suoi più fidati dipendenti.
      La lite tra i quattro si sarebbe accesa dopo circa un quarto d'ora di animate discussioni: la ragazza insisteva di essere stata sedotta e pretendeva che il dott. Brunetti, riparasse all'offesa con le nozze; quest'ultimo non voleva sentir parlare di matrimonio. Ad un certo momento il padre della Palazzo avrebbe esploso un colpo di rivoltella contro il Tummulo raggiungendolo alla nuca e freddandolo, mentre contemporaneamente la giovane avrebbe fatto fuoco con una rivoltella a tamburo  contro il suo seduttore colpendolo al volto.
     In serata, la Palazzo si è costituita ai carabinieri di Cancello Arnone, sconvolta per la morte dell'innocente Tummulo, invece dell'uomo che l'aveva offesa. L'interrogatorio era in corso a tarda notte e non si sa quale versione la giovane abbia dato. Suo padre si sarebbe dato alla latitanza e i carabinieri stanno battendo le campagne. La relazione tra il dott. Brunetti e la Palazzo era di pubblico dominio a Cancello Arnone e molti si erano accorti dell'improvviso raffreddamento nei rapporti tra i fidanzati e della crescente disperazione della ragazza che si vedeva compromessa irrimediabilmente.  


Accadde in un cantiere a Torino nel 1961
UN OPERAIO DI VALLE DI  MADDALONI HA UCCISO ED È STATO ASSOLTO: CONCESSA LA “LEGITTIMA DIFESA”.
Non sopportava di essere chiamato “terrone”
       La lite fra due muratori era stata furibonda.  Il muratore trentottenne Domenico  Cinelli, da Valle di Maddaloni (Caserta), che uccise un compagno di  lavoro durante un litigio, è comparso oggi in Corte d'Assise per il processo di appello. Nel giudizio di primo grado era stato ritenuto responsabile  di omicidio volontario.  Il  Cinelli ha pianto alla lettura della sentenza  che ha derubricato il delitto originario  in quello di omicidio preterintenzionale e condannato a 4 anni 5 mesi e 10 giorni di reclusione per aver colpito in una crisi di furore, con un tubo di ferro,  Bruno Saladino  di 43 anni, che mori poche ore dopo all'ospedale. Egli continua ad affermare di essere stato costretto a reagire perché l'avversario lo inseguiva brandendo minacciosamente un martello.
      Fra il Saladino ed il  Cinelli, infatti, i  rapporti non erano stati mai buoni. Il primo era veneto ed era immigrato a Torino nel 1956 con la moglie e i due figlioletti, che ora vivono a Candido, ove la donna lavora come domestica. Il secondo era giunto da Caserta solo nel 1961 e il 10  settembre era stato assunto nel cantiere dell'impresa Tonco. Anche lui è sposato ed ha un figlioletto di 10 anni. Forse in relazione alla loro diversa origine i due muratori si beccavano spesso con frasi pungenti.
     Pare anche che il  Saladino  criticasse in modo un po’  irritante il lavoro del napoletano, apostrofandolo, più volte con l’appellativo di “terrone”.  La mattina del 29 dicembre litigarono per una pala che il Cinelli non trovò più nel mucchio di calce ove l'aveva lasciata. “Chi l'ha spostata -  disse - è un testone ignorante”. A  questa espressione il veneto reagì  e si sfilò dalla cintura il martello agitandolo verso il rivale. Questi scappò, ma il Saladino, svincolato dalla stretta di due compagni  - Felice Rosso e Alberto Gilardi -  ( anche loro della Provincia di Caserta )  gli corse dietro.
     Lo raggiunse in una stanza della casa in costruzione e qui, senza testimoni, accadde il dramma. II Cinelli ha dichiarato che, vistosi perduto afferrò in un angolo un tubo di ferro e si difese. “Volevo picchiarlo sul braccio  - dice -  per disarmarlo. Non ho mai fatto del male, io”. Ma il veneto si scansò bruscamente e il ferro lo raggiunse al cranio. All’ospedale  “Mauriziano” – dove è stato subito ricoverato  -  le sue condizioni non sembravano disperate. Ma durante la notte si aggravarono ed egli spirò.
     Stamane in udienza il Cinelli ha ripetuto le dichiarazioni già fatte nel giudizio di  primo grado. Quindi è seguita l'arringa del patrono di parte civile, avv. Giuseppe Avonto che ha chiesto la riconferma dell’accusa di omicidio volontario e della precedente condanna che era stata di 24 anni.   
     Poi il colpo di scena il Procuratore Generale dott.  Federico Jannelll ha concluso la sua requisitoria chiedendo che il Cinelli fosse  invece assolto per “legittima difesa”. La Corte invece – come detto - ha condannato l’imputato per omicidio preterintenzionale a pochi anni di reclusione.   


Accadde a Santa Maria Capua Vetere il 24 agosto del 1962

PADRE DI 10 FIGLI ACCOLTELLA L'AMANTE E POI SI FA MACIULLARE DA UN TRENO
      La donna è in fin di vita.   L'uomo, di 55 anni, credeva di averla uccisa. Un dramma della gelosia è avvenuto stasera a Santa Maria Capua Vetere, nel popoloso rione di S. Erasmo in via Morelli 73. La quarantenne Maria Cillari, bella e prosperosa vedova allegra, che gestisce una rivendita di generi di monopolio, è stata accoltellata dall'amante, il  macellaio Vincenzo Ragucci di 55 anni, ammogliato e padre di dieci figli.
     L'uomo dopo una animata discussione estraeva di tasca un acuminato coltello (una molletta, coltello che apre la lama con un bottone a scatto, quella che usavano i guappi di una volta con una lama che,  solo a vederla,  fa rabbrividire )  e si avventava sulla donna ferendola più volte. Quindi si dava alla fuga, facendo perdere le proprie tracce.  La donna soccorsa da alcuni passanti  è stata trasportata in ospedale “Melorio”, ove è ricoverata in fin di vita. 
     Più tardi, il culmine della tragedia.  Il macellaio è stato rinvenuto cadavere sulla linea ferroviaria Santa Maria Capua Vetere-Napoli. Forse egli, credendo di aver uccisa la donna, si è tolta la vita lasciandosi investire da un treno.




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