Festival del Giornalismo
Giovane a Napoli:
denunce drammatiche.
Generazione perduta?
No, generazione respinta
A che serve iscriversi all’Ordine?
I giornalisti precari hanno animato un serrato dibattito in cui, davanti ai presidenti degli OdG napoletano e nazionale, hanno gridato la loro indignazione, lanciato un appello alla rivoluzione. Il presidente dell’Ordine nazionale ha chiesto l’aiuto dei precari, affinché denuncino tutte le situazioni anomale e irregolari, chiamando all’unità la categoria.
di Domenico Spena
www.campaniasuweb.it-23/9/2012
Festival del Giornalismo Giovane a Napoli, è tutto pronto per il dibattito
più atteso, quello sul precariato giornalistico promosso dal Coordinamento
Giornalisti Precari della Campania e da Errori di Stampa. Ci sono i presidenti
degli OdG nazionale e napoletano, Enrico Iacopino ed Ottavio Lucarelli, è
atteso il sindaco De Magistris; quasi duecento le persone presenti in sala,
alcune decine assiepate fuori, l’atmosfera è di quelle dei grandi eventi.
PELLEGRINO, AVVIO BRUCIANTE – La parola la prende Ciro Pellegrino, del
Coord. Campano, che parte con una vibrata denuncia del “sistema”. Si scaglia
contro i miseri compensi ad articolo, che quando ci sono stanno sui 3-5 euro a
pezzo, contro i pensionati che tolgono spazio ai giovani, contro i giornalisti
garantiti che non capiscono il senso della battaglia dei precari, contro la
Regione Campania e i gruppi politici regionali, che hanno 26000€ l’anno per la
comunicazione politica ma neanche un giornalista assunto. Gli applausi si
moltiplicano, Lucarelli è attentissimo e prende appunti, Iacopino in platea
annuisce.
CORECOM ED EMITTENTI LOCALI - Anche contro il CORECOM, l’organismo che
gestisce ed elargisce i finanziamenti alle emittenti locali, Pellegrino
denuncia invocando l’intervento della Procura: «Accenda un faro sulla
situazione occupazionale delle tv locali, stabilisca quanti sono i giornalisti
effettivamente assunti e a quali condizioni e se i finanziamenti finiscano
veramente in informazione e per pagare il lavoro dei giornalisti!»
A CHE SERVE ISCRIVERSI ALL’OdG? – L’intervento di Pellegrino termina con
una sferzata alle istituzioni del giornalismo italiano, OdG in primis: «A che
serve iscriversi all’Ordine se poi il tesserino non serve a lavorare e a
crescere? A che serve se non ti fa lavorare o imparare il lavoro? Molto meglio
imparare bene l’inglese e mettersi a studiare online i corsi delle università
americane, nella speranza di essere assunti all’estero. Non credete più ai
vecchi giornalisti, ci hanno preso per i fondelli, ci hanno detto che “fare il
giornalista è sempre meglio che andare a lavorare”, ci hanno detto che questa è
la generazione perduta – ma quale perduta!!! – siamo tutti qui, carne viva!!
Non facciamoci togliere la dignità per tre euro.»
LA CARTA DI FIRENZE, QUESTA SCONOSCIUTA – La parola passa a Valeria
Calicchio di Errori di Stampa, che riunisce i giornalisti precari romani, la
sua è un’arringa per la rivoluzione: «A Roma tutti i precari che gravitano
intorno a EdS non riescono a mettere insieme 1000€ neanche in un mese, ci
vogliono 43 giorni lavorando anche i fine settimana … e siamo tanti!!! Questo è
vero caporalato, sfruttamento! Ci sono gli estremi per denunciare, in Lazio c’è
persino una legge contro il precariato giornalistico, ma è lettera morta come
quella sull’equo compenso e la Carta di Firenze che condanna il precariato!!
Chi la conosce in sala?» Su quasi 200 presenti neanche 20 alzano la mano.
Interviene Ciro Pellegrino: «Come fanno a conoscerla? Persino sui manuali delle
scuole di giornalismo, che citano tutte le carte deontologiche, della Carta di
Firenze non si parla; ho denunciato questo fatto ma, finora, senza esito.»
IL GIORNALISTA DA NOTIZIE E VIVE DEL SUO LAVORO – La Calicchia riprende la
parola e va giù dura, contro uno dei guru del progressismo italiano, l’ing. De
Benedetti: «durante un convegno ha detto che “i giornalisti lo dovrebbero
ringraziare perché lui gli da visibilità”, si dovrebbe vergognare perché un
giornalista professionista non vuole visibilità per se stesso ma lavora per
fare informazione, dare notizie, e per questo lavoro deve essere adeguatamente
ripagato e tutelato! Io penso a Giovanni Tizian di Modena, che per aver scritto
di ‘ndrangheta a 3€ al pezzo ora è costretto a girare con la scorta! Perciò
respingete queste prese in giro, agitatevi e studiate e non fatevi prendere per
i fondelli … e se non vi pagano allora abbiate il coraggio di non scrivere
più!!!»
PAGAVO IO LA BOLLETTA DEL TELEFONO – All’interno del dibattito si
affacciano anche Valerio Ceva Grimaldi, vicedirettore di Terra, ed Amalia De
Simone ex-cronista de Il Mattino. Raccontano i loro casi, vere e proprie
testimonianze di un panorama malato e cartina di tornasole di una situazione
purtroppo strutturale dell’informazione italiana. Quello di Ceva potrebbe
essere portato come caso di scuola durante una lezione sul finanziamento
pubblico dell’editoria: “Di Terra, nonostante gli stipendi arretrati e i due
mesi di sciopero, non ne ha parlato nessuno. All’editore, dopo aver incamerato
i finanziamenti, non interessava neanche la tiratura, dopo tre mesi mi ha
chiamato e mi ha detto che le cose andavano male… Pensate che ero a pagare la
bolletta del telefono, agli editori non interessava affatto della redazione e
dei professionisti che ci lavoravano, hanno sfruttato 20 persone e distrutto un
sogno come quello di Terra».
IL MATTINO NON HA IMPARATO NULLA DALL’ESPERIENZA DI SIANI - Il caso di
Amalia De Simone potrebbe essere citato in occasione di un dibattito sulla
rettifica e registriamo con piacere la sua testimonianza: «Nessuna
intimidazione mi ha toccato quanto quella che mi sta facendo Il Mattino”. La
cronista si riferisce alla querela che il quotidiano ricevette per un articolo
sui beni confiscati nell'area vesuviana. La testata, infatti, pretende che sia
la giornalista a pagare la somma quasi per intero: il 70 percento del totale,
che ammonta a 52mila euro. “Ho sempre fatto onestamente il mio lavoro». La
conclusione è amara: «Il Mattino, evidentemente, non ha imparato molto
dall'esperienza di Giancarlo Siani». De Simone attacca ancora Il Mattino: «Ho
sempre creduto fino alla fine alla promessa di assunzione. Ho fatto causa al
giornale per me stessa, per la mia dignità. Il Premio Siani verrà consegnato
nella sede del Mattino? Quanta ipocrisia!».
GLI INTERVENTI ISTITUZIONALI – Fra gli agenti istituzionali il primo ad
intervenire è stato il presidente dell’OdG Lucarelli, che ha attaccato De
Benedetti perché «un giornalista non deve diventare famoso, ma vuole informare,
vuole fare il cronista!», aggiungendo: «come OdG di Napoli prendiamo l’impegno
di vigilare sulle redazioni, perché i pensionati possono scrivere un commento,
un’altra cosa è se lavorano stabilmente per una testata, questo non lo possono
fare! E faccio un appello ai giornalisti con il contratto, affinché si
schierino affianco ai precari!». Il sindaco De Magistris, parimenti, ha preso
l’impegno di vigilare sui contratti e gli incarichi dati dall’amministrazione
ai giornalisti e affinché sia presto sbloccata la situazione di un bene confiscato
assegnato al Coordinamento, che purtroppo non si riesce ad occupare a causa
delle minacce ricevute in zona. Il presidente dell’Ordine nazionale ha chiesto
l’aiuto dei precari, affinché denuncino tutte le situazioni anomale e
irregolari, chiamando all’unità la categoria.
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