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giovedì 25 ottobre 2012


  Attualità



Le armate oltranziste 
e punitive non mollano.
DDL DIFFAMAZIONE: salta
l’accordo sulle sanzioni.
Il partito dei forcaioli
non molla quota 100mila.
Il Senato rimanda tutto.

Ieri sera sembrava che si fosse trovata l'intesa su una versione "annacquata" della 'Salva Sallusti'. Invece l'aula del Senato rinvia a lunedì l'esame degli emendamenti proprio quando stava per affrontare uno degli argomenti più spinosi: la riduzione delle multe per chi diffama. La maggioranza è spaccata: da una parte l’asse Pdl-Lega, sostenuto da una fetta dell’Udc, che non intende abbassare le sanzioni ai giornalisti e dall’altra la mediazione del Pd per un ddl meno punitivo. Franco Siddi (Fnsi): «Eliminare il carcere non è sufficiente per dire che siamo in presenza di una buona legge». In coda le clausole dell’intesa raggiunta nella serata del 24 ottobre.

Roma, 25 ottobre 2012. Pareva che la maggioranza avesse raggiunto un’intesa bipartisan sulla ‘salva Sallusti’, che avrebbe portato in aula al Senato un testo sulla legge bavaglio annacquato rispetto alla versione precedente. E invece l’accordo salta. Il presidente del gruppo Pdl Maurizio Gasparri ha chiesto di rinviare tutto e la votazione si è incagliata sull’entità delle sanzioni pecuniarie a carico dei responsabili della diffamazione. Gasparri ha chiesto di accantonare gli emendamenti della discordia, ovvero quelli che riducono le multe a una forchetta che va dai 5mila ai 50mila euro. D’accordo con il rinvio si è detta anche il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro e la discussione riprenderà lunedì.

Si tratta di una maggioranza che è spaccata: da una parte l’asse Pdl-Lega, sostenuto da parte dell’Udc, che non intende abbassare le sanzioni ai giornalisti e dall’altra la mediazione del Pd per un ddl meno punitivo. Che la Camera dovrà poi smontare o, più probabilmente, limare. Ma che, se approvato al Senato, passerà nella sostanza. E alle accuse dei senatori del Carroccio che definivano quella di ieri sera una “riunione del tutto informale alla quale abbiamo ritenuto opportuno non prendere parte”, Finocchiaro ha risposto: ”Alla riunione di ieri sera per vedere di tentare di arrivare ad un accordo sul ddl diffamazione c’era anche la Lega. Il senatore Mura è rimasto anche dopo che io me ne sono andata”.

Voto segreto sull’articolo 1 - Ieri sera nella riunione si era parlato molto chiaro sul tetto massimo per le multe. Poi però in Aula tutto cambia anche perché, per usare le parole della Finocchiaro con i suoi, “questo più che un Senato è un’arena, un Colosseo nel quale si vuol vedere scorrere il sangue”. Da cui si crea una situazione “difficilmente governabile”. E ad animare la ‘fronda’ che dice no ad una riduzione così “drastica” delle multe, rispetto al tetto delle 100mila euro indicato dal ddl licenziato in commissione, è il segretario dell’Api Francesco Rutelli che, tra l’altro, è tra i promotori della raccolta di firme per ottenere il voto segreto sull’articolo 1 del provvedimento, praticamente il cuore del testo: quello che elimina il carcere per i cronisti, riduce le pene (in teoria) e disciplina l’obbligo di rettifica anche per i prodotti editoriali on line. L’articolo riforma in particolare una parte cruciale della legge sulla stampa del 1948 e in particolare l’articolo 13 laddove al posto della pena della reclusione da uno a sei anni per la diffamazione commessa con il mezzo della stampa e consistente nell’attribuzione di un fatto determinato, si applica una multa, fino a centomila euro.

Ma che l’accordo di maggioranza non tenesse alla prova dell’Aula lo si era già capito con il voto sulla norma che prevede la restituzione dei contributi per l’editoria in caso di condanna. Anche qui l’intesa era per sopprimerla. Ma poi 8 senatori del Pd e 68 del Pdl, più tutto il gruppo della Lega, e di Cn, hanno votato per mantenere in vita l’ennesimo obbligo per chi diffama.

Obbligo di rettifica per le testate online – In più, si prevede la pubblicazione obbligatoria delle sentenze e la restituzione dei contributi per l’editoria da parte di chi viene condannato. Passa anche l’emendamento Mugnai (Pdl) sull’obbligo di rettifica non solo per i giornali ma anche per i “prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata”. In pratica, quindi, per tutte le testate web e non solo per le edizioni telematiche delle testate giornalistiche vere e proprie. Approvato anche l’emendamento Rutelli-Bruno (Api) che impone al gestore di un archivio digitale di una testata editoriale on line l’integrazione o l’aggiornamento, su richiesta dell’interessato, della notizia che lo riguarda alla luce di un’avvenuta rettifica. In sostanza, deve esserci una modalità di collegamento tramite ‘link’ che assicuri la visibilità della rettifica della notizia originaria. (fonti: Il Fatto Qotidiano, Ansa, Agi)

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DDL SALLUSTI: AULA SENATO RINVIA ESAME A LUNEDI'

Roma, 25 ottobre 2012. Quando ha visto la 'mala parata', e cioè la non tenuta dell'intesa raggiunta ieri sera dalla maggioranza sul ddl per la diffamazione, Gasparri ha chiesto di rinviare tutto. Dagli interventi che avevano preceduto la sua richiesta, infatti, si era capito che gli emendamenti sulla riduzione delle multe sarebbero stati a rischio.    Alla sua richiesta di rinvio si sono associati anche Anna Finocchiaro e Francesco Rutelli.    Poco prima era stata accolta dalla presidenza di Palazzo Madama la proposta di far esprimere l'Assemblea con voto segreto sull'articolo 1 del provvedimento: quello che elimina il carcere per i giornalisti che hanno diffamato e che introduce, tra l'altro, l'obbligo di rettifica. L'articolo 1 è un po’ il cuore del provvedimento. Tra le varie misure, cancella il carcere per il giornalista che diffama, stabilisce multe e risarcimento danni; prevede l'obbligo di rettifica anche per le testate on line. In più, si prevede la pubblicazione obbligatoria delle sentenze e la restituzione dei contributi per l'editoria da parte di chi viene condannato. (ANSA).



Diffamazione/Passa emendamento su rettifiche in archivi digitali. “Gestore deve rendere accessibile integrazione o aggiornamento”

Roma, 25 ottobre 2012. Se una notizia è diffamatoria e viene rettificata la correzione va apportata anche agli archivi digitali pubblicamente consultabili. Lo stabilisce un emendamento presentato dai senatori dell’Api Franco Bruno e Francesco Rutelli, nato originariamente per consentire a chi consulta un archivio digitale di un “quotidiano o di un periodico” cartaceo, di prendere visione anche dell’aggiornamento della notizia pubblicata in origine. Nel corso della discussione in aula l’emendamento è stato poi riformulato ed esteso agli archivi digitali “dei prodotti editoriali”. “Il gestore del’archivio - recita la norma - è tenuto a predisporre un sistema idoneo a segnalare con evidenza e facilità a chi accede alla notizia originaria l’esistenza dell’integrazione o del’aggiornamento”. (TMNews)



DDL SALLUSTI: In caso di condanna i giornali dovranno restituire i contributi per l’editoria

Roma, 25 ottobre 2012. L’Aula del Senato sconfessa l’accordo raggiunto ieri nella maggioranza sul ddl diffamazione. In caso di condanna i giornali dovranno restituire i contributi per l’editoria, così come prevede il comma 2 dell’articolo 9 del ddl sulla diffamazione per il quale era stata decisa la soppressione con parere favorevole di governo e relatori. I ‘no’ alla soppressione della norma che prevede la restituzione dei contributi all’editoria sono stati 119, mentre i sì 112. Contro i tre emendamenti che chiedevano la cancellazione del comma 2, uno dei quali portava la firma del capogruppo del Pd Anna Finocchiaro e del senatore sempre Pd Vincenzo Vita, si è espresso un altro senatore Democratico, Gerardo D’Ambrosio. (ANSA).



OBBLIGO RETTIFICA ANCHE PER QUELLI SENZA SUPPORTO CARTACEO

Roma, 25 ottobre 2012. L’Aula del Senato amplia il concetto di testata giornalistica estendendolo a tutti i “prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata”, cioé anche a quelli che non hanno un supporto cartaceo. Con l’ok all’emendamento del Pdl, primo firmatario Franco Mugnai, (1.207) anche per i prodotti editoriali che non hanno un supporto cartaceo scatterà dunque l’obbligo di rettifica. La definizione, spiega Giacomo Caliendo (Pdl), è quella ripresa dalla legge n.66 del 2001 e “abbiamo pensato di rifarci a questa dicitura perché è quella che riguarda i prodotti editoriali per i quali scatta l’obbligo di avere un direttore editoriale”. (ANSA).



DIFFAMAZIONE. FNSI: MEDIAZIONE TRA EMENDAMENTI INACCETTABILI E PUNITIVI. SIDDI: ELIMINARE CARCERE NON SUFFICIENTE A DIRE CHE SI TRATTA DI BUONA LEGGE Roma, 25 ottobre 2012. «L'intesa sul progetto di legge relativo alla diffamazione a mezzo stampa appare un'intesa tutta loro, un equilibrio tra spinte politiche che non adegua il nostro Paese ai canoni delle più avanzate democrazie a tutela della libertà di stampa e a garanzia reale dei diritti dei cittadini. Si tratta di una mediazione tra emendamenti tutti inaccettabili, punitivi e lesivi del diritto di cronaca e inidonei a ripristinare la dignità di persone danneggiate da eventuali errori o orrori di stampa». Lo dichiara Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, che avverte: «eliminare il carcere non è sufficiente per dire che siamo in presenza di una buona legge». «L'unica nota positiva, la cancellazione del carcere dalle pene previste per la diffamazione - osserva la Fnsi - è 'scambiatà con l'inasprimento di tutte le altre pene possibili, che, pur 'addolcitè rispetto a qualche proposta perfino demenziale, hanno un carattere fortemente dissuasivo verso un giornalismo che voglia scavare seriamente nel bacino delle notizie più inquietanti della vita pubblica». Infatti, sottolinea Siddi, «restano in piedi la responsabilità penale, la responsabilità civile, le multe in sede penale e l'indennizzo in sede civile oltre a nuovi vincoli sparsi qua e là». «È incredibile che sui principi di libertà del diritto all'informazione e della responsabilità etica del giornalismo si pensi di poter trattare la materia come un qualsiasi negoziato sulle poltrone» ammonisce il segretario della Fnsi. E comunque, «se non si è in grado di fare una legge buona e giusta, si proceda intervenendo solo sul punto su cui tutti sono d'accordo: l'abolizione del carcere, come anche il primo firmatario dell'ipotesi di nuova legge, il senatore Vannino Chiti, va sostenendo dopo l'emersione di sentimenti di rivalsa e odio di tutti gli sconfitti della legge sulle intercettazioni». (Adnkronos)

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Questi, in sintesi, i contenuti dell'accordo raggiunto nella riunione durata tre ore (serata del 24 ottobre 2012):



NO CARCERE - Era questa la norma più scontata. Quasi tutti, tra maggioranza e opposizione, erano d'accordo per eliminare il carcere per il giornalista che diffama.



SANZIONI MENO SALATE - Le sanzioni per chi diffama oscilleranno tra i 5.000 e i 50 mila euro. Si cancellano i 100 mila euro previsti dal ddl così come era stato approvato in Commissione.



RETTIFICA ONLINE - L'obbligo scatterà solo per le testate giornalistiche e varrà solo per gli articoli pubblicati. Nessun obbligo, invece, per i commenti.



RETTIFICA, STESSO SPAZIO DIFFAMAZIONE - La rettifica sui media normali, invece, dovrà avere lo stesso spazio e dovrà essere inserita nella stessa pagina «occupata» dall'articolo diffamatorio.



GIUDIZIO IMMEDIATO - I tecnici si sono impegnati a dire sì ad un emendamento dell'Idv, primo firmatario Luigi Li Gotti, che introduce un giudizio immediato per i reati di diffamazione. Tale giudizio dovrà essere celebrato nel giro di sei mesi visto che «non si devono fare particolari indagini».



RECIDIVA - Nessun raddoppio della pena in caso di recidiva. Se si torna a delinquere si applicherà la norma del codice già prevista per i recidivi. Non ci sarà, poi, l'obbligo dell'interdizione dalla professione giornalistica. Il giudice potrà o meno ma senza alcun obbligo particolare. E l'interdizione diventa più soft: in caso di prima recidiva l'interdizione dalla professione giornalistica potrà andare da uno a tre mesi, in caso di seconda recidiva, da tre a sei mesi e in caso di terza, fino ad un anno.

NO CONDANNE PER EDITORI - Gli editori non dovranno più rispondere per il reato di diffamazione. Salta dunque il discorso del pagamento delle quote.



NO RISCHI PER CONTRIBUTI - Almeno nel ddl per la diffamazione i contributi all'editoria non correranno rischi. Si cancella la norma che prevedeva la restituzione di parte di questi in caso di diffamazione non risarcita.



EVITATO SCONTRO - All'ultimo minuto quindi evitato uno scontro tra Pdl, Pd e Udc. Erano ben 138 infatti gli emendamenti presentati per modificare il testo aspramente criticato non solo da sindacato e Ordine dei giornalisti, ma anche dalla Federazione degli editori e da diversi esperti di diritto.

(in www.corriere.it del 24/10/2012




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