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mercoledì 19 dicembre 2012


MAURIZIO BOLOGNETTI

“Interrompere la flagranza di reato contro i diritti umani e la Costituzione. Presidente, che fine ha fatto la prepotente urgenza?”

20-12-2012
Se non fossimo in Regime di “democrazia reale”, nel leggere le dichiarazioni del Presidente della Repubblica e della Ministra di Grazia e Ingiustizia Paola Severino, potremmo pensare di essere ospiti di una puntata di “scherzi a parte”.
E invece no, è tutto maledettamente reale, anzi surreale. Rita Bernardini, che per sua e nostra fortuna non partecipa alla farsa messa in scena da un potere refrattario a qualsiasi richiamo al rispetto reale dei diritti umani violati, ha chiarito all’avvocato Severino che potrebbero accedere alla messa alla prova o alla detenzione domiciliare, prevista dal DDL della Ministra, solo 250 detenuti. La deputata radicale, inoltre, non ha mancato di sottolineare a chi ha il maledetto vizio di falsificare e giocare al gioco delle tre carte che Pannella “ha accettato le cure e non i provvedimenti inutili”.
Quanto al Presidente Napolitano, dico che è davvero stupefacente che dopo mesi insista con la storia delle “condizioni”. Al Presidente verrebbe da rispondere che mentre un uomo armato solo della forza della nonviolenza sta offrendo se stesso per opporsi alla violenza del potere, "per aiutare il potere a realizzare e rispettare le sue leggi e i suoi impegni", Lui continua a non voler capire che quanto gli chiede Marco Pannella non è una facoltà, ma un dovere.
Ieri sera a illuminare il triste panorama offertoci dalle più alte cariche istituzionali per fortuna si è acceso un faro: la voce di Don Andrea Gallo. Quel Don Gallo, che nell’accettare di candidarsi in liste per l’amnistia, La Giustizia e la Libertà, ha tra l’altro affermato: "Pannella è un trafficante d'amore".
Direzione Radicali Italiani e Segretario di Radicali Lucani.

Già, un trafficante d’amore impegnato a dar corpo alla speranza e ad essere speranza. E tutto questo mentre dall'alto delle loro cattedre, delle loro toghe, dei loro ori, dei loro bottini, del loro potere impotente, chi può non agisce trincerandosi dietro misere foglie di fico.
Dal Presidente della mia Repubblica - se Repubblica è, se Stato di diritto è - avrei voluto ascoltare altre parole, avrei voluto sentire levarsi forte la voce di chi è Garante della “più bella del mondo”, quotidianamente oltraggiata e vilipesa. Avrei voluto ascoltare un “Sì Marco, ho capito, hai ragione; dobbiamo interrompere la flagranza di reato, uscire dalla fogna in cui ci siamo cacciati, smetterla di girare la testa altrove ogni volta che qualcuno crepa nelle patrie galere. Dobbiamo prendere atto che siamo andati a sbattere, che lo Stato che rappresento non rispetta la sua propria legalità, che la questione, le questioni che stai ponendo sono dramma, il dramma di una giustizia incapace di dare risposte con i suoi milioni di procedimenti arretrati, che si traducono in un’amnistia di fatto clandestina e di classe”.
E sarebbe bastato inviare quel messaggio alle Camere. E basterebbe prendere atto che nei dati, nei numeri, nelle cifre che ci affanniamo a divulgare e che prontamente vengono clandestinizzate c’è la fotografia di una questione sociale enorme, di una realtà che così com’è non garantisce nulla, né le vittime né gli imputati. Le condizioni si creano e la Politica ha il compito di crearle e il Presidente, garante della “più bella del mondo”, ha il dovere di difendere la Costituzione e lo Stato di diritto.
E soprattutto, Signor Presidente, Signora Ministra, di fronte a un reato, che è crimine di Stato, occorre agire. E questo non c’entra con le “condizioni”, semplicemente va sanata la situazione di illegalità. La nostra soluzione si chiama amnistia e diciamo “amnistia per la Repubblica”, perché a ben vedere a beneficiarne sarebbe in primis il nostro Stato, che impunemente e con il beneplacito del Quirinale continua a violare Convenzioni internazionali e il dettato costituzionale.
Sabato saremo in piazza per dire una volta di più che occorre “Interrompere la flagranza di reato contro i diritti umani e la Costituzione” e per aggiungere che le vostre lacrime di coccodrillo, e i coccodrilli che avevate preparato e che ancora una volta non userete, sono l’armamentario tipico dei farisei.
P.S.
Intanto vogliate gradire qualche frase raccolta da una trasmissione che da voce a quelle che Marco Pannella definisce “catacombe”, cioè alle nostre infami galere sovraffollate quanto i nostri uffici giudiziari.
Pannella: "Dico al potere che noi nonviolenti intendiamo aiutare il potere a realizzare e rispettare le sue leggi e i suoi impegni"
Pannella: “Ma vi pare possibile che si stia trepidando per la mia vita quando ci sono migliaia di vite torturate?”
Pannella: "Bisogna salvare l'antidemocrazia, se no diventa una gigantesca piazzale Loreto"
Capito, Signor Presidente? Capito, signora Ministra? Noi non abbiamo più tempo e occorre, dico, guadagnare tutto il tempo perso. Perso nell’ignavia, nella mancanza di coraggio, di slanci. Perso in Palazzi dove sembra che la passione autentica sia svanita o forse non c’è mai stata. Dove non risuona l’ ”I have a dream” e nemmeno si riesce a cogliere il senso dello Stato di chi come Marco Pannella non protesta ma propone, non ricatta ma dialoga.
 

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