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giovedì 3 gennaio 2013


VALTER VECELLIO

La Costituzione non esiste più. Suicidi in carcere. La verità sul G8…

03-01-2013
Lo Stato per me è la Costituzione; e la Costituzione non esiste più. Non esiste più nel senso tecnico, anche”. Non è Marco Pannella che parla, il Pannella che ci spiega come coloro che definiscono la Costituzione italiana “la più bella del mondo”, in realtà intendono dire: “la più buona”, perché in tutti questi anni se la sono mangiata, divorata. No, non è il “solito” eccesso radicale. Piuttosto è il pacato ragionamento di Leonardo Sciascia, intervistato da una televisione. Quasi sillabando, Sciascia dice di aver “sempre pensato che la Costituzione si fosse dissolta, ma proprio in questi giorni ho letto un libro scritto da un tecnico e pubblicato da una casa editrice tecnica purtroppo, perché questo è un libro che bisognerebbe che tutti gli italiani lo leggessero: “La Costituzione di carta”, di Mariano D’Antonio, pubblicato da Giuffré: una casa editrice specializzata in pubblicazioni giuridiche, in cui tecnicamente viene detto che la Costituzione della Repubblica italiana praticamente non esiste più. Secondo la tesi centrale di questo giurista la Costituzione si è dissolta perché siamo entrati in una fase pre-Montesquieu: i tre poteri che dovrebbero restare indipendenti, si sono riunificati nella partitocrazia. Praticamente i partiti fanno le leggi, le fanno eseguire, le fanno giudicare. Quando c’è questo, la democrazia non c’è più". E se valeva trent’anni fa, figuriamoci oggi.
Un paio di scarne righe battute dalle agenzie: "Da giovedì 3 gennaio, riprenderò lo sciopero della fame, e subito dopo anche quello della sete. Lo scrive sul suo profilo Twitter Marco Pannella". Perché “riprende”? Cosa si propone Pannella, quali gli obiettivi di questa sua iniziativa? Perché fa quello che fa? E bisognerà, questa volta, attendere che l’iniziativa si protragga per otto, nove, dieci giorni per accorgersi delle questioni che Pannella pone alla sua attenzione? Il coro di “Bevi. Che hai vinto”, al primo sorso d’acqua s’è subito chetato, disinteressandosi e di Pannella e dei problemi e delle questioni che pone. Assisteremo ancora al coro di solidarietà e sostegno. Per avere valore e significato, dicono a Londra, la solidarietà deve essere accompagnata almeno da un penny. Quando e chi, il penny per i radicali?
Intanto un altro detenuto si è tolto la vita, il primo del 2013. Era italiano si è impiccato alle sbarre della sua cella nel carcere dell'Ucciardone a Palermo. Era accusato dell'omicidio di una prostituta. Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria ricorda che "se la già critica situazione penitenziaria del Paese non si aggrava ulteriormente è proprio grazie alle donne e agli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria che tra il 2010 ed il 2011 sono intervenuti tempestivamente in carcere salvando la vita a più di 2.000 detenuti che hanno tentato di suicidarsi e impedendo che gli oltre diecimila atti di autolesionismo posti in essere da altrettanti ristretti potessero degenerare ed ulteriori avere gravi conseguenze".
Giornalista professionista, attualmente lavora in RAI. Dirige il giornale telematico «Notizie Radicali», è iscritto al Partito Radicale dal 1972, è stato componente del Comitato Nazionale, della Direzione, della Segreteria Nazionale.

Sempre ieri un detenuto cinquantenne ha tentato il suicidio impiccandosi alle grate della finestra del carcere di Reggio Calabria. Solo grazie al pronto intervento dell'agente della polizia penitenziaria in servizio nella sezione detentiva è stato evitato il peggio.
A Reggio Calabria sono ristretti 350 detenuti e ci sono 149 agenti; molti sono impiegati in altri istituti, pur essendo in forza a Reggio Calabria, come ad esempio quelli distaccati da oltre dieci anni a Sant'Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino.
I fatti della Diaz e nella Caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001: in Italia non è stata fatta giustizia, e per questo è necessario che la Corte Europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo si occupi del caso, accertando fatti e responsabilità. Questa, in sintesi, la tesi sostenuta nei ricorsi, presentati tra il 2009 e il 2011 da 32 cittadini non solo italiani, sui quali la Corte ha ora deciso di avviare un esame preliminare di ammissibilità inviando una serie di domande alle quali il Governo italiano dovrà rispondere entro quattro mesi.
I 32 ricorrenti sostengono di essere stati sottoposti ad atti di tortura e trattamenti inumani e degradanti, e accusano le autorità italiane di non aver comminato pene adeguate alla gravità dei reati commessi. Questo anche perché l'ordinamento italiano non prevede il reato di tortura e trattamento inumano e degradante e tutti i responsabili sono stati giudicati per reati meno gravi; e proprio questo è uno dei punti su cui i giudici chiedono allo Stato italiano di fare chiarezza; a Strasburgo si vuole sapere se l'ordinamento italiano prevede sanzioni adeguate per chi abbia commesso atti di tortura o sottoposto delle persone a trattamenti degradanti e inumani. Ma anche quali misure disciplinari siano state adottate nei confronti dei responsabili durante tutto l’arco del processo e quale sia stato il decorso della loro carriera. La Corte vuole inoltre che il Governo fornisca informazioni su come sono state condotte le inchieste, dato che i ricorrenti sostengono che queste non sono state efficaci nell'individuare tutti i responsabili anche per la mancata collaborazione delle forze dell'ordine. Infine i giudici vogliono sapere a che punto è il processo per i fatti di Bolzaneto.
 

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