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giovedì 7 marzo 2013


Indagine sugli appalti sopravvitto, in una intercettazione citato il Vice Capo del Dap Luigi Pagano

06-03-2013
Per garantirsi gli appalti per il vitto e il sopravvitto nelle carceri italiane c'è da accattivarsi i vertici del Dap. Ma dalla loro sembra che abbiano già qualcuno capace di introdursi dappertutto, l'ex braccio destro del ministro leghista Roberto Castelli. Serve portare un pacco di primizie al numero due? Ci pensa lui. E se il nuovo numero uno storce il naso poco male, perché tra un po' sarà già vecchio e al suo posto arriverà qualcun altro. Parola dell'uomo che oggigiorno dà da mangiare a un detenuto su sei, inclusi tre dei suoi fratelli. Rischia di arrivare dritta ai vertici del dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero della giustizia l'inchiesta della procura della Repubblica di Potenza sull'impero dei fratelli Tarricone di Muro Lucano, agli arresti da giovedì scorso con l'accusa di una maxi-evasione da 40milioni di euro ai danni del fisco e di una delle loro aziende.
Agli atti del fascicolo dei pm Eliana Franco e Sergio Marotta sono state infatti già acquisite alcune intercettazioni telefoniche del maggiore dei cinque imprenditori titolari di marchi come Betflag (gioco d'azzardo on line), Drive Beer (la birra pubblicizzata dal campione di Formula 1 Giancarlo Fisichella) e Saep (mensa e general service per gli istituti di detenzione). Risalgono al periodo che va da dicembre dell'anno scorso fino a pochi giorni prima del blitz delle Fiamme gialle al comando del tenente colonnello Antonio Vernillo. A effettuarle sono stati gli uomini della mobile di Potenza coordinati dal dirigente Carlo Pagano che da diversi mesi stanno conducendo un'indagine su alcuni appalti sospetti al centro di un esposto molto dettagliato, e per questo hanno finito per incrociare a loro volta i nomi dei fratelli Tarricone, signori incontrastati dell'area industriale di Balvano e dintorni.
Una volta scoperto il comune denominatore delle due inchieste in procura la riunificazione è stata una scelta quasi obbligata. Di fatto molti degli spunti emersi dalle intercettazioni vengono considerati d'interesse investigativo. In particolare quelli offerti dal maggiore dei fratelli, Giuseppe Tarricone, al telefono con Giuseppe Magni, tre volte sindaco leghista di Calco, ma soprattutto consulente dal 2001 al 2004 del ministro Castelli per l'edilizia penitenziaria.
Ma che cosa fa per i Tarricone l'ex braccio destro del guardasigilli, già assolto dall'accusa di concussione per aver chiesto una tangente del 7% per una fornitura di gruppi elettrogeni per alcune carceri? Lui che per quelle consulenze esterne al ministero è già costato anche una condanna in primo grado della Corte dei conti nei confronti dell'ex Ministro, annullata soltanto in appello? Attualmente Magni, che ha un trascorso da imprenditore nel ferro filato e nell'industria ittica, ricopre l'incarico di vicepresidente del Associazione italiana del consiglio dei comuni e delle regioni d'Europa. Ma all'occasione sembra più impegnato nelle classiche pratiche di lobbying nei suoi vecchi uffici dove dispensa doni ed evidentemente raccoglie dritte per i suoi referenti.
Doni come il pacco natalizio che sembra aver consegnato personalmente nell'ufficio del numero due del Dap Luigi Pagano, responsabile della comunicazione dell'amministrazione penitenziaria, «senza badare alla cento euro» come gli raccomanda Tarricone al telefono. Per tutto il resto i due sembrano preferire incontrarsi di persona come lo stesso Tarricone riferisce in alcune telefonate a un suo fornitore di carni pugliese preoccupato per il destino degli appalti nelle carceri. Per rassicurarlo Giuseppe, che non figura come amministratore della Saep ma di fatto manovra nell'interesse della società, stando agli investigatori userebbe proprio le parole di Magni, tipo: il numero uno, "quello che più in alto di lui non ce n'è", se ne andrà via a breve, perciò possono stare tranquilli.
La Saep spa risulta fondata nel 2001 e nel giro di soli tre anni sarebbe riuscita ad aggiudicarsi gli spacci interni di 26 carceri diversi in tutta Italia arrivando a un fatturato di 18 milioni e mezzo di euro. Nonostante le polemiche per i prezzi praticati per i generi esclusi dal vitto garantito (il cosiddetto sopravvitto), risultati in molti casi superiori a quelli dei supermercati vicini agli istituti di pena serviti, nel 2009 è arrivata a servire 29 carceri tra i quali anche tutti quelli lucani, in pratica un detenuto su sei in Italia. Fatturato: 22 milioni e mezzo di euro e utili per 3. Poi ci sono le macchine di lusso in leasing iscritte a bilancio per un valore totale di oltre 714mila euro iva esclusa - tra cui due Mercedes, una Bentley Continental Flying Spur, una Porsche 911 Turbo, una Maserati Granturismo e una Quattroporte 4.2. Auto poste sotto sequestro giovedì scorso su disposizione del gip di Potenza.

*da www.ilquotidianodellacalabria.it

 

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