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giovedì 11 aprile 2013

L'Avv., Giaquinto è convinto che la sua cliente sarà certamente assolta. Noi allora ci domandiamo:  il pvo che ha chiesto la condanna e i tre ufficiali della Guardia di Finanza hanno detto il falso? 


Capacchione a processo per calunnia. Chiesti due anni e mezzo per la senatrice. Una vicenda di 13 anni fa. L'avvocato: assoluzione certa

Il giornalista Ferdinando Terlizzi e l'avv. Vittorio Giaquinto in Corte di Assise negli anni '70





Caserta, 10 aprile 2013. Due anni e mezzo di reclusione: è la pena che un vpo, cioè un vice pretore onorario con funzioni di pubblico ministero, ritiene congrua per Rosaria Capacchione, la giornalista del Mattino e ora senatrice accusata di avere calunniato un sottufficiale della Guardia di Finanza, Luigi Papale. La requisitoria si è svolta ieri a Santa Maria Capua Vetere: il processo è stato poi rinviato al 24 aprile per la sentenza. La vicenda è complicata e risale a ben 13 anni fa. Secondo l’accusa, la giornalista si sarebbe sfogata in un bar con un ufficiale della Finanza, denunciando la poca attendibilità di Papale che all’epoca indagava sul fratello Salvatore, vittima di usura e chiamato in causa come socio da alcuni usurai.

LO SFOGO COL FINANZIERE - In seguito a quel colloquio informale, l’ufficiale avrebbe redatto un’informativa contro Papale, nella cui condotta non è però stato rilevato nulla di illecito. «Noi contestiamo che vi sia stata questa confidenza — aveva spiegato in campagna elettorale l’avvocato di Rosaria Capacchione, Vittorio Giaquinto —. Ma, seppure ci fosse stata, non si tratta di una denuncia e senza denuncia non c’è il reato di calunnia». Oggi, a requisitoria avvenuta, Giaquinto ribadisce il convincimento che l’accusa si risolverà in una bolla di sapone. E commenta con amarezza: «Mi sarei aspettato, data la delicatezza della vicenda, che almeno la pubblica accusa fosse rappresentata da un togato. Invece è arrivato un vpo, che in tutta fretta, e forse senza il necessario approfondimento, ha sparato la sua richiesta».


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