Alla sbarra il decano dei cronisti giudiziari casertani per una vicenda giudiziaria ai
limiti kafkiani
FISSATO PER LUNEDI 31 MARZO L’UDIENZA PER LA DIFFAMAZIONE A ROBERTO SAVIANO
Saviano non ha digerito il fatto che Terlizzi abbia recensito un libro,
“L’Impero dei Casalesi“, sulla camorra del giornalista napoletano Gigi Di
Fiore, scrivendo che si trattava di un lavoro più fedele alle fonti e ai fatti
rispetto a “Gomorra”, che
contiene invece parecchie vicende inventate di sana pianta.
Santa Maria Capua Vetere –
E’ stata fissata per lunedì 31 marzo, innanzi al Giudice Monocratico
Attena del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il processo per diffamazione intentato dall’autore di “Gomorra”, Roberto Saviano, contro due cronisti giudiziari della Provincia di
Caserta. La vicenda è nota e può essere cosi riassunta.
L’eroe “dell’antimafia di carta” se l’è presa con chi, in
terra di camorra, svolge il non facile compito di informare. E così ha
querelato un sito d’informazione casertano mandando sotto processo il direttore della
testata, Biagio Salvati (per il quale si è proceduto ad uno stralcio e subirà un
processo a parte ) e contro il decano
dei cronisti di nera e giudiziaria casertani Ferdinando Terlizzi.
Si è sentita
diffamata, la “star di Gomorra”, da
una serie di articoli che il quotidiano online ha pubblicato da maggio a
ottobre 2008, quando ormai il bestseller sui Casalesi aveva superato i confini
nazionali per conquistare i mercati europei. Cose forti, attacchi
violentissimi. Roba da condanna sicura. Eh, sì. Il paladino
della libertà di stampa, ad esempio, non ha digerito il fatto che Terlizzi
abbia recensito un libro, “L’Impero dei Casalesi“, sulla camorra del bravissimo
giornalista napoletano Gigi Di Fiore, scrivendo che si trattava di un lavoro
più fedele alle fonti e ai fatti rispetto a Gomorra, che contiene invece parecchie vicende inventate di sana
pianta ( che il giornalista Terlizzi, per la verità, ha definito “cazzate”.
Anatema. E
ancora: Salvati e Terlizzi dovranno spiegare com’è che gli è saltato in mente
di scrivere che Sua Eccellenza Saviano aveva difficoltà a trovare Casa per
motivi di sicurezza, dopo che la stessa notizia l’avevano pubblicata
evidentemente, senza ricevere carte bollate – praticamente tutti i quotidiani
napoletani - e il sito nazionale “Dagospia”.
“Affetto da querelite acuta,
Saviano ( ha scritto “Il Giornale”
riportando la vicenda) ha denunciato il
direttore e il cronista/commentatore del sito anche per articoli ripresi pari
pari da altri quotidiani e soprattutto dall’informatissimo e gettonatissimo
sito Dagospia. La sola decisione di riproporli ai lettori del sito casertano,
secondo lo scrittore, li rende meritevoli di una legnata in un’aula di
giustizia. E poco importa che, prima o in contemporanea al sito casertano, gli
stessi articoli avessero fatto il giro del web e della carta stampata. Così la
prossima volta imparano a lanciarli nella homepage. E il primo che deve pagare
per omesso controllo è proprio il direttore Salvati, quello che generosamente
forniva al carneade Saviano, atti
giudiziari e chicche sui Casalesi. La guerra è guerra”.
Peccato
che Roberto
Saviano in questo periodo si trovi in America, perché spocchioso com’è si sarebbe pure
presentato – con il suo codazzo di gorilli da noi pagati essendo lo stesso
costituitosi parte civile quale persona
offesa. Gli altri personaggi citati dalla difesa di Terlizzi sono: Prof. Alessandro Dal Lago, autore del libro “Eroi di carta, il caso Gomorra e altre
epopee”, sulle “discrepanze tra parole e realtà” (intervista dell’autore
del 12.07.2010) rilevate dal Dal Lago nel testo del Saviano; Biagio Salvati, giornalista, sulle
fonti da cui gli articoli per cui è processo traevano origine e sulla
circostanza che taluni di essi (o tutti) erano ripresi dal sito “Dagospia” con copia e incolla; Roberto
D’Agostino, giornalista e
direttore del sito “Dagospia”, sulle circostanze di cui al punto che precede,
sulle fonti in suo possesso e su ogni altra circostanza utile in relazione ai
fatti di cui all’imputazione; Simone Di Meo, giornalista e
scrittore, sui fatti relativi alla vertenza con il Saviano avente ad oggetto un
presunto plagio di articoli del Di Meo, usati (e, secondo il Di Meo, anche
travisati) dalla persona offesa dal reato nel presente procedimento; Dott. Antonio
Arricale, giornalista, anche in
qualità di consulente tecnico, potrà riferire circa le modalità di attribuzione
di articoli non firmati.
Dunque, dopo l’errore di citare a Milano, un
postino omonimo del Terlizzi, il secondo incidente di percorso, ha
bloccato nuovamente il processo essendo fissata una udienza sbagliata.
Malagiustizia o jella del Saviano? Ma non basta… perché
poi si è arrivati all’assurdo per non dire al ridicolo.
Nello stesso giorno che si doveva celebrare il
processo innanzi al giudice Attena agli avvocati difensori ( Avv. Angelo Santoro e Gennaro Iannotti ) veniva notificato un
decreto di chiusa istruttoria e la richiesta da parte della Procura ( P.M. Giuliana Giuliano) di rinviare a giudizio per
diffamazione ( “nuovamente”: “bis in idem”?) sia il Terlizzi che il
Salvati… con lo stesso capo di imputazione che però portava l’annotazione: così
modificato”… ma nulla veniva rettificato o modificato. Nuova
jattura di Saviano o malagiustizia?
Un’ amara
considerazione: Se il reato avesse previsto l’emissione di una ordinanza di
custodia cautelare Terlizzi e Salvati sarebbero stati arrestati entrambi. Intanto gli
avvocati Nicola Garofalo, Gennaro
Iannotti, e Dario Pepe, difensori, si
sono subito adoperati con una istanza:”Alla Procura,
deposito del decreto che dispone il giudizio emesso dal Gup Francesco
Caramico D’Auria proc. N° 13284/12/21, a carico di Ferdinando
Terlizzi al fine di evidenziare alla SS.VV. l’evidente “ne bis in idem” in
relazione ai fatti oggi contestati all’imputato. Invero, il procedimento a
carico di Biagio Salvati e Ferdinando Terlizzi, originariamente
incardinato presso la Procura di Milano veniva trasmesso per competenza
territoriale alla Procura di S. Maria C.V. ed affidata al P.M. Dott.ssa Ambrosino
ed iscritto al n° 13284/12/21”.
“Sempre in relazione al medesimo fatto –
continua l’esposto degli avocati - ed attribuito ala medesima persona, veniva
notificato all’indagato Terlizzi, ex art. 415 bis cpp, contenente una
pedissequa ripetizione del capo di imputazione per il quale risulta pendente
anche il procedimento penale n° 13284/12 innanzi alla dott.ssa Roberta Attena, giudice
monocratico del Tribunale di S. Maria C.V. la cui prossima udienza è fissata
per il 31 marzo. Alla luce di quanto esposto, pertanto, appare
evidente l’identità del fatto contro la stessa persona evenienza questa che
implica “pur in mancanza di una sentenza irrevocabile l’improponibilità
dell’azione penale in applicazione della preclusione fondata sul principio
generale del “ne bis in idem” ed il divieto di un secondo giudizio (
Cassazione S.U. 28/6/2005 n° 34655) Si
insiste pertanto nella richiesta di archiviazione del presente procedimento ex
art. 408 e 649 cpp.”.
Bene.
Nessuna archiviazione. Abbiamo saputo che il P.M. ha rimandato di nuovi gli
atti alla Procura di Milano. Non è forse una malagiustizia? O è
jattura savianese? Lunedi non
mancheremo di seguire gli sviluppi di questa singolare vicenda che definirla kafkiana è veramente riduttivo.
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