Translate

mercoledì 14 dicembre 2016


 I QUIZ DEL “QUARTO GODERE”, SE LA FORMAZIONE… DIVENTA DISINFORMAZIONE…




NEL FILM “FORTÀPASC”, (DEL 2009, DIRETTO DA MARCO RISI, SULLA BREVE ESISTENZA E LA TRAGICA FINE DEL GIORNALISTA GIANCARLO SIANI GIOVANE PRATICANTE, IMPIEGATO “ABUSIVO” PER IL MATTINO COL SOGNO DI UN CONTRATTO GIORNALISTICO E DI UN'INCHIESTA INCRIMINANTE CONTRO I BOSS), C’È UN DIALOGO TRA L’ASPIRANTE GIORNALISTA E IL SUO CAPOREDATTORE CHE GLI SPIEGA:  “GIANCÀ…CE STANNO I GIURNALIST… E PO CE STANNE E GIURNALIST… GIURNALISTI… OVVERO I GIORNALISTI CON LA PALLE, QUELLI NON HANNO MAI SCRITTO UN ARTICOLO ( E SONO PASSATI ALL’ESAME)  E QUELLI CHE COPIANO LE VELINE DELLA PROCURA E DEI CARABINIERI.
di Fred Stand
“Giornalista non si nasce, si diventa” scrisse con amarezza Simone de Beauvoir dopo aver avuto una relazione con il giornalista francese Jacques-Laurent Bost. E se avesse conosciuto Enzo Iacopino!
In Italia si ottiene il tesserino dell’OdG non facilmente; la fatica più grande è scrivere (o meglio farsi scrivere) 60 pezzi per una testata taroccata, senza ricevere compenso reale, e versando la ritenuta d’acconto al posto dell’editore avaro.
Oppure bisogna frequentare le scuole di giornalismo, dove si danno in offerta alle divinità un fiume di soldi per imparare ad affrontare il precariato a vita.
Ma anche quando si diventa giornalisti in Italia è difficile conservare l’iscrizione professionale. Si deve lavorare senza pretendere stipendi fissi o equo compenso, non bisogna versare mai l’Inpgi 2 (e vantarsene con i fessi che l’hanno sempre versata), è consigliabile dissanguarsi all’inizio del nuovo anno di disoccupazione con la tessera al sindacato (per avere qualcuno che ti consoli nello sconforto), e ora c’è l’obbligo della Formazione continua.
È l’ultima maledizione governativa. In sostanza bisogna accumulare un certo numero di crediti professionali in 3 anni e lo si può fare in molti modi:
1) Partecipando alle interessanti proposte formative dell’Ordine (per esempio, come si riconosce l’olio extravergine d’oliva per diventare giornalisti agricoli);
2) Scoprire con Giancarlo Tartaglia quante sono le carte deontologiche (Treviso, Perugia, Roma…) delle quali non si sa il numero preciso; sembra che siano più delle Pandette da Modestino a oggi;
3) Iscriversi ai corsi in provincia, dove si può dormire dall’inizio alla fine delle lezioni senza essere disturbati e nei quali si riesce a sfuggire alla tortura educativa con una serie di scuse ampiamente accettate dalle segretarie guardinghe: “Ho l’ultimo treno fra un’ora”, “sono da sola in redazione”, “ho pagato il grattino di 2 euro per 4 ore” ecc., fino alla migliore di tutte: “devo leggere il tg regionale della Rai”.
4) Infine, rispondendo ai quiz in rete, per guadagnarsi i terribili crediti deontologici.
Quest’ultima è la prova più difficile, perciò dopo aver provato a far leggere più di 10 mila mail di Franco Abruzzo nella vana speranza di far conoscere tutte le leggi in vigore, i supertecnici di Iacopino hanno allentato le maglie e ora ogni iscritto può affidarsi al proprio culo. Per esempio, prendiamo la domanda richiesta dalla Formazione Professionale Continua: I giornalisti titolari di un qualsiasi trattamento pensionistico INPGI a qualunque titolo maturato:
a) Non possono essere nuovamente impiegati con forme di lavoro autonomo dal medesimo datore di lavoro;
b) Possono essere nuovamente impiegati con forme di lavoro autonomo dal medesimo datore di lavoro;
c) Possono fare quello che credono nei limiti fissati dalla libertà di cumulo;
La risposta corretta è la a, ma corretta non significa esatta. Perché non solo è sbagliata la domanda, ma, al massimo, la risposta esatta sarebbe: “da giugno 2014 i prepensionati non possono collaborare ad alcun titolo con l’azienda da cui sono usciti. Punto.” Viva la chiarezza e la completezza! Dunque deduciamo che i prepensionati prima del 2014 e i pensionati over 65 anni possono continuare a fare qualsiasi cosa: avere contratti, pubblicare articoli, dirigere giornali, farsi eleggere dirigenti della Casagit, diventare titolari di uffici-stampa, insegnare a Scienza dell’Informazione, essere nominati professori a Fiuggi. La verità è che questi quiz non corrispondono alla realtà, quindi qualsiasi risposta va bene e nulla cambierà. I pensionati hanno la pensione pagata con i soldi dei giornalisti che lavorano e tolgono il lavoro ai nuovi giornalisti che potrebbero pagare la loro pensione. Comunque c’è una bellissima iniziativa avviata da un gruppo di anziani dissidenti dell’Ordine dei Giornalisti. Pare che nelle campagne tra Perugia e Todi, o tra Padova e Venezia o forse in Molise fra Agnone e Montenero di Bisaccia si sta creando un PENSIONATO NAZIONALE A 5 STELLE, convenzionato con INPGI e CASAGIT. Si chiamerà il “Sempreverdi”, per emulare la Casa degli artisti del Cigno di Busseto. Sarà dedicato ai giornalisti in pensione che non vogliono essere più costretti a lavorare sotto minaccia dagli ex editori cattivi, per togliere il posto ai giovani.
La struttura sarà dotata di una serie di piacevoli badanti dell’est Europa specializzate nel togliere definitivamente la morbosa voglia di scrivere puttanate per le vecchie testate. Inoltre chi abita nel Sempreverdi non pagherà più l’odiatissima tassa di solidarietà voluta da Andrea Camporese per risanare i conti dell’INPGI. E soprattutto nessuno dei pensionati gaudenti dovrà compilare i quiz fatti a cazzo dall’Ordine dei Giornalisti. Tutti i crediti li hanno già avuti dalla Fortuna, i debiti li pagheranno altri.
I pensionati non possono collaborare con l’azienda da cui sono usciti. Ebbene: i giornali sono pieni di fuoriusciti che sono rientrati il giorno dopo. Bell’esempio di moralità. P.S.
• Sto scrivendo la carta antideontologica. • Vedere l’antico testamento che i cristiani sintetizzarono in 10 comandamenti.


Nessun commento:

Posta un commento