VIPERA”
di MAURIZIO DE GIOVANNI
Ho finito di leggere proprio adesso (approfittando del freddo, del mio camino acceso e del ponte festivo) “Vipera”, il libro di Maurizio Di Giovanni. Ho conosciuto Maurizio all’Università, in occasione della inaugurazione del corso del Formed in Criminologia Forense, al quale collaboro e sono interessato. Maurizio per me è stata una “scoperta” sensazionale. Non avevo mai letto alcun suo libro; anche se sapevo che lui era tra i più apprezzati scrittori italiani (e forse il primo tra i viventi partenopei) perché era stato inserito nelle pubblicazioni della collana “Agenda Noir”, la biblioteca di Repubblica e l’Espresso. Ho tutti i numeri. Finora siamo al 32° volume. Ho quindi subito cercato “I bastardi di Pizzofalcone”, tra l’altro la Rai, a giorni, manderà in onda una fiction proprio sui libri di De Giovanni e lo messo in “cantiere” per essere letto. Però, lo confesso, sul mio comodino c’è già il libro dei racconti dell’Archivio del Banco di Napoli (omaggio de “Il Mattino”), archivio al quale sono affezionato per aver frequentato, assieme all’avvocato Giuseppe Garofalo, per le ricerche su “L’Empia Bilancia”, il processo al direttore del Banco dello Spirito Santo accusato di tosare gli zecchini d’oro nel Regno di Napoli (libro bellissimo, edito da Tullio Pironti, oggi introvabile). Quello che più mi è piaciuto del libro “Vipera” è l’incipit:
“VIPERA”
di MAURIZIO
DE GIOVANNI
Ho finito di leggere proprio adesso (approfittando
del freddo, del mio camino acceso e del ponte festivo) “Vipera”, il libro di
Maurizio Di Giovanni. Ho conosciuto Maurizio all’Università, in occasione della inaugurazione del corso
del Formed in Criminologia Forense, al quale collaboro e sono interessato.
Maurizio per me è stata una “scoperta” sensazionale. Non avevo mai letto alcun suo libro; anche se sapevo che lui era tra i più apprezzati scrittori
italiani (e forse il primo tra i viventi partenopei) perché era stato inserito
nelle pubblicazioni della collana “Agenda Noir”, la biblioteca di Repubblica e
l’Espresso. Ho tutti i numeri. Finora siamo al 32° volume. Ho quindi subito
cercato “I bastardi di Pizzofalcone”, tra l’altro la Rai, a giorni, manderà in onda una fiction proprio sui libri
di De Giovanni e lo messo in “cantiere” per essere letto. Però, lo confesso,
sul mio comodino c’è già il libro dei racconti dell’Archivio del Banco di Napoli
(omaggio de “Il Mattino”), archivio al quale sono affezionato per aver
frequentato, assieme all’avvocato Giuseppe Garofalo, per le ricerche su “L’Empia Bilancia”, il
processo al direttore del Banco dello Spirito Santo accusato di tosare gli
zecchini d’oro nel Regno di Napoli (libro bellissimo, edito da Tullio Pironti,
oggi introvabile). Quello che più mi è
piaciuto del libro “Vipera” è l’incipit:
E dimmi: lo sai, tu,
cos'è l'amore?
Tu che lo vendi a due lire
a incontro, cinque minuti per respirarti addosso, nemmeno il tempo di guardarti
negli occhi, di mormorare il tuo nome, pensi dì sapere che cos'è l'amore?
Che ne sai tu delle
lunghe attese, dei silenzi sospesi nell'ansia dì una parola, dì un sorriso?
Con questo tuo corpo
morbido che adesso sento muoversi frenetico sotto di me, con queste gambe lunghe
e bianche che stringono ì miei fianchi, pensi che l'amore sia questo?
Io, l'ho visto, saì, l'amore.
L'ho conosciuto, l’ho incontrato. E’ fatto di dolore e dì malinconia, dì ansia
e dì ritorni.
Non sì consuma in un attimo; non nasce e muore ìn posti come
questo, con la musica dì un pianoforte al piano dì sotto e nell’odore dei
disìnfettanti. L'amore è fatto di aria fresca dì lacrine e risate.
Tu, che mì pianti le
unghie nella schiena e inarchi il bacino contro dì me, pensi dì conoscerlo ma non
lo conosci l’amore.
Tu fingi sempre, fingi
anche ìl piacere che non provi. Fingi, con gli occhi bistrati di nero, la bocca
disegnata a cuore, il neo sulla guancia.
Tutto fìnto. Come gli
abiti lussuosi dì organdìs, che qui dentro, nella cosiddetta casa dell’amore - puoi permetterti solo tu, come il profumo
francese che appesta l’aria di questa stanza.
Che mi risponderesti se
ti chiedessi che cos'è l’amore tu che gemi tra le mie mani, tu che premi il tuo
seno contro di me?
Forse rideresti come hai
riso poco fa, coì tuoi denti bianchi e gli occhi neri la mano sul fianco di
seta; e mi diresti che l’amore è questo,
la stanza di un bordello, reggiseno di pizzo, candele, raso, boa di piume
di struzzo.
Non temere, non te lo chiederò
cos'è l'amore. Non aspetterò dalla tua
bocca dipinta altre bugie.
Mi accontenterò di
sentire, come adesso, il tuo corpo caldo muoversi sotto la mia pelle, al ritmo
del respiro. Sempre più piano. Sempre più piano. E di non udire più i tuoi
lamenti, sotto il cuscino che ti tengo in faccia.
Inoltre Maurizio è molto bravo come i grandi
pittori a fare un “quadro nel quadro”. Ed infatti è molto coinvolgente in “Vipera”
il racconto nel “racconto” la vicenda (anno 1932) del Dottor Modo che, arrestato per un nonnulla dalla milizia
fascista, viene liberato per intervento della bellissima cantante Livia e del
suo cane. “Vipera” è la storia di una bellissima puttana che viene uccisa da un
giovane, fratello di un singolare amante della donna, nel casino “Il Paradiso”
di Via Chiaia a Napoli con un cuscino in faccia.
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