STRANGOLO’ LA MOGLIE CHE ERA AL NONO MESE DEL QUARTO FIGLIO MENTRE DORMIVA CON LA COMPLICITA’ DELL’AMANTE CHE REGGEVA I PIEDI
L'ignobile assassino |
STRANGOLO’ LA MOGLIE CHE ERA AL NONO
MESE DEL QUARTO FIGLIO MENTRE DORMIVA CON LA COMPLICITA’ DELL’AMANTE CHE
REGGEVA I PIEDI
La vittima aveva
avuto nel giugno del 1951 un acceso litigio con l’amante del marito e lo aveva
informato dicendogli che “aveva rotto la testa alla sua bella”. ..
I due amanti, a seguito delle contestazioni fatte sulla scorta dei risultati
dell’autopsia, avevano pianamente ammesso di aver cagionato, insieme, la morte
della Cirillo soffocandola nel sonno e cercando di simularne l’avvenuta morte
naturale….
Il delitto la notte di capodanno del 1953 a Marcianise
a via Carbone nella stanza dove era stato allestito il presepe e dormivano i tre bambini
Marcianise - Mi
sono occupato di questo delitto, su
queste stesse colonne, il 14 ottobre del 2014. Ci ritorno oggi, per il semplice
fatto che poi ho appreso - consultando
il fascicolo presso l’Archivio di Stato - altri sconcertanti particolari ed ho
potuto anche ritrarre i personaggi. Questo è forse il più significativo
capitolo del mio prossimo libro “Delitti
in bianco & nero a Caserta”, in uscita per Edizioni Italia, che sarà
arricchito dalla prefazione di Ugo
Clemente, direttore Editoriale di questo giornale. Ne vale veramente la
pena rievocarlo. Un delitto agghiacciante, singolare, inusitato, assurdo,
inaudito… Un uomo, di anni 26, affetto da sifilide, (perché frequentava le
prostitute della zona) sposato, con tre figli, uccide, con la complicità dell’amante,
strangolandola, la moglie di anni 24, che aspettava un altro bambino…. mentre i tre
figli dormivano nella stessa stanza dove, tra l’altro, la moglie aveva
allestito il presepe… era la fine dell’anno 1953. Non era pazzo. No. La perizia
psichiatrica lo dichiarò sano di mente. Lui fu condannato all’ergastolo (per la
crudeltà) la sua amante a 30 anni. Ma vediamo nei dettagli l’intrigata vicenda.
Il 28 dicembre del 1953 i carabinieri di Marcianise segnalavano al locale
Pretore che verso le 11, 30 di quel giorno Domenico
Cirillo aveva riferito che la sorella Maria, di anni 24, era deceduta verso le 4 del
mattino nella propria abitazione mentre trovavasi a letto col marito, Gaetano Delli Curti di anni 26 e che il
predetto Cirillo avanzava il sospetto che la donna fosse stata uccisa dal
marito con il quale, da tempo, era in continuo dissidio per la immorale
condotta dello stesso. Segnalavano, altresì, di aver proceduto al fermo del
Delli Curti e della sua amante Angela
Delli Paoli, a seguito di sommaria ispezione del cadavere che presentava
recenti escoriazioni da “unghiate alla regione laterale del mento, lungo il
margine inferiore della mandibola sinistra e alla regione zigomatica destra.
Il Pretore di Marcianise, portatosi immediatamente nell’abitazione del Delli Curti, sita in un vano terraneo della via Carbone al civico 7 accertava con l’assistenza di un perito nominato in persona del Dr. Girolamo Foglia che il cadavere della donna, giacente in posizione supina su un letto matrimoniale, presentava le lesioni indicate nella segnalazione ma il perito - (evidentemente non se la sentiva di accusare un suo assistito di omicidio) - riteneva di escludere come causa della morte una ipotesi di strangolamento o di strozzamento dando atto che il decesso erasi verificato, per lo stato di rigidità cadaverica non oltre nove, dieci ore prima. Tuttavia il Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ricevute le debite comunicazioni, disponeva procedersi ad autopsia del cadavere eseguita il 30 successivo dai Prof. Francesco Tarsitano, dell’Università di Sassari e dal Dr. Mario Pugliese con studio in Santa Maria Capua Vetere.
AVV. CARLO CIPULLO |
Il Pretore di Marcianise, portatosi immediatamente nell’abitazione del Delli Curti, sita in un vano terraneo della via Carbone al civico 7 accertava con l’assistenza di un perito nominato in persona del Dr. Girolamo Foglia che il cadavere della donna, giacente in posizione supina su un letto matrimoniale, presentava le lesioni indicate nella segnalazione ma il perito - (evidentemente non se la sentiva di accusare un suo assistito di omicidio) - riteneva di escludere come causa della morte una ipotesi di strangolamento o di strozzamento dando atto che il decesso erasi verificato, per lo stato di rigidità cadaverica non oltre nove, dieci ore prima. Tuttavia il Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ricevute le debite comunicazioni, disponeva procedersi ad autopsia del cadavere eseguita il 30 successivo dai Prof. Francesco Tarsitano, dell’Università di Sassari e dal Dr. Mario Pugliese con studio in Santa Maria Capua Vetere.
Si poteva stabilire che
pertanto la giovane – come già rilevato dal precedente perito – era in istato
di avanzata gravidanza e che il cadavere presentava specificamente varie
lesioni, oltre all’esistenza di sangue fluido nel seno longitudinale nei seni
della base cranica. Concludevano, pertanto, che la causa della morte era stata
“un’asfissia meccanica” per soffocamento prodotta mediante occlusione della
bocca e del naso con le mani, siccome dimostrano le numerose unghiate sul volto
e le contusioni escoriate sul labbro superiore e del prolabio inferiore. Confermavano,
infine, che la Cirillo era incinta rinvenendo nella cavità uterina un feto di
sesso femminile, ben sviluppato, lungo circa 48 centimetri. In una successiva
relazione – depositata nel corso dell’istruttoria formale – i periti riferivano
di aver potuto controllare, a seguito
dell’esame istologico e di quello chimico - tossicologico delle parti di
visceri prelevate che al momento della
morte la Cirillo era giunta alla seconda metà del nono mese di gravidanza.
Disposta una tempestiva perquisizione in casa del Delli Curti, si rinvenivano
un lenzuolo ed una fodera per guanciale sporchi i sangue ed uno straccio
imbevuto di urina che si ritenne perduto dalla Cirillo durante le manovre di
soffocamento. In casa della Delli Paoli veniva poi sequestrata una pistola americana “Remington”, cal. 12, con relativo
caricatore con quattro colpi, nonché una
scatola di “Asmalisin” contenente una fiala di detto farmaco. Il Delli Curti,
interrogato dai carabinieri prima che fossero noti i risultati dell’autopsia e
cioè la sera stessa del suo fermo - avvenuto il 28 dicembre 1953 – dichiarava
di aver sposato la Cirillo nel luglio del 1948 dopo averla sedotta e che appena l’anno successivo – avendo
conosciuto la Delli Paoli che lavorava in un fondo di suo padre – ne era poi
divenuto l’amante continuando la relazione nonostante che la moglie, dopo
qualche mese, fosse venuta a conoscenza della tresca. La Cirillo, anzi, per questo fatto oltre che
adirarsi con lui, aveva avuto nel giugno del 1951 un acceso litigio con la
Delli Paoli ed esse stessa ne aveva informato poi il marito dicendogli che “aveva rotto la testa alla sua bella”. Riguardo alla morte della moglie il Delli
Curti spiegava (con dovizia di particolari) che la donna, fin dai primi anni del
matrimonio, aveva sempre sofferto di stanchezza e di affanno per cui andava spesso
in delirio.
Continuando nel sua simulato racconto il Delli Curti asserì che il mattino precedente, appunto, la donna aveva accusato i soliti disturbi – tanto che egli l’aveva consigliata di restare a letto, ma verso le 11, allorché aveva fatto ritorno a casa la moglie si era già alzata per accudire i bambini e per dedicarsi alle faccende domestiche. Insieme avevano pranzato e la Cirillo, nonostante le contrarie prescrizioni del medico, aveva voluto bere circa tre quarti di vino di fragola e, la sera, addirittura qualche mezzo litro di vino. Epperò essa nl pomeriggio era stata in normali condizioni fisiche tanto che insieme avevano giocato a tombola con alcuni vicini di casa nel cortile e solo dopo aver cenato la donna aveva asserito di non sentirsi bene. Verso le 23 dopo essersi coricati essa aveva poi cominciato a lamentarsi, a respirare affannosamente e a percuotersi il viso per il dolore. Egli non aveva dato, sulle prime, eccessiva importanza a questo dolore che era solito risolversi in pochi minuti. Ma dopo averla fatta bere un poco di acqua zuccherata il suo stato era apparso aggravarsi per cui, verso le tre e mezza circa, la donna lo aveva pregato di andare a chiamare le sue sorelle, perché desiderava di rivederle. Egli si era quindi vestito alla meglio e corso a casa di Antonietta e Rosa Cirillo per informarle delle gravi condizioni di sua moglie e subito dopo era andato dal medico, il Dr. Grillo, il quale, giunto al capezzale della donna non aveva potuto far altro che constatarne la morte. Il Dr. Francesco Grillo chiariva, a sua volta, di aver visitato al Cirillo precedentemente una dola volta perchè in preda ad una crisi di affanno e di aver formulato una diagnosi di sospetta debolezza nervosa accompagnata da una eventuale miocardia; che la mattina del 28, verso le ore 4,30, il Delli Curti era andato a chiamarlo dicendogli che la moglie versava in grave stato e che, tuttavia, giunto a casa della Cirillo aveva accertato che la stessa – circondata nel suo letto da numerose donne piangenti, era già cadavere onde il marito si era abbandonato ad incontrollate manifestazioni di dolore.
AVV. GIUSEPPE GAROFALO |
Continuando nel sua simulato racconto il Delli Curti asserì che il mattino precedente, appunto, la donna aveva accusato i soliti disturbi – tanto che egli l’aveva consigliata di restare a letto, ma verso le 11, allorché aveva fatto ritorno a casa la moglie si era già alzata per accudire i bambini e per dedicarsi alle faccende domestiche. Insieme avevano pranzato e la Cirillo, nonostante le contrarie prescrizioni del medico, aveva voluto bere circa tre quarti di vino di fragola e, la sera, addirittura qualche mezzo litro di vino. Epperò essa nl pomeriggio era stata in normali condizioni fisiche tanto che insieme avevano giocato a tombola con alcuni vicini di casa nel cortile e solo dopo aver cenato la donna aveva asserito di non sentirsi bene. Verso le 23 dopo essersi coricati essa aveva poi cominciato a lamentarsi, a respirare affannosamente e a percuotersi il viso per il dolore. Egli non aveva dato, sulle prime, eccessiva importanza a questo dolore che era solito risolversi in pochi minuti. Ma dopo averla fatta bere un poco di acqua zuccherata il suo stato era apparso aggravarsi per cui, verso le tre e mezza circa, la donna lo aveva pregato di andare a chiamare le sue sorelle, perché desiderava di rivederle. Egli si era quindi vestito alla meglio e corso a casa di Antonietta e Rosa Cirillo per informarle delle gravi condizioni di sua moglie e subito dopo era andato dal medico, il Dr. Grillo, il quale, giunto al capezzale della donna non aveva potuto far altro che constatarne la morte. Il Dr. Francesco Grillo chiariva, a sua volta, di aver visitato al Cirillo precedentemente una dola volta perchè in preda ad una crisi di affanno e di aver formulato una diagnosi di sospetta debolezza nervosa accompagnata da una eventuale miocardia; che la mattina del 28, verso le ore 4,30, il Delli Curti era andato a chiamarlo dicendogli che la moglie versava in grave stato e che, tuttavia, giunto a casa della Cirillo aveva accertato che la stessa – circondata nel suo letto da numerose donne piangenti, era già cadavere onde il marito si era abbandonato ad incontrollate manifestazioni di dolore.
Interrogato un altro medico di Marcianise, il Dr. Angelo Ferraro, questi
asseriva di aver visitato la Cirillo nel mese di agosto o di settembre su
invito delle sorelle della paziente le quali gli avevano, tra l’altro, riferito
che la donna non andava d’accordo con il marito e di averla trovata affetta da
bronchite asmatica acuta ma non da malattia di cuore e di averle prescritto,
nell’occasione, delle iniezioni di “Asmalisin”. La Angelina Delli Paoli confermava, da parte sua, di essere stata sedotta dal
Delli Curti tre anni addietro e di aver continuato da all’ epoca la intima
relazione con costui con grave risentimento della moglie; la quale, venuta a
conoscenza della tresca l’aveva finanche percossa con un bastone e, in un
secondo litigio, le aveva finanche strappato i capelli. Dichiarava, inoltre, la
Delli Paoli che la sera di domenica 27 agosto, verso le ore 22,30, aveva avuto
l’ultimo appuntamento amoroso con il Delli Curti nella casa di lei, costituita
da un piccolo vano terraneo ove essa si era ridotta a vivere da sola per essere
stata scacciata dai propri genitori a seguito della relazione intrecciata. Il
Delli Curti quella sera, dopo essersi congiunta con lei, indugiava a far
ritorno a casa per il che essa lo aveva invitato a rincasare temendo la
reazione della moglie. Ma l’amante a detta della donna aveva risposto: “Che
m’importa di mia moglie, lascia che la trovi morta tanto l’ho lasciata a letto
con l’affanno!”. Pur negando, infine, di conoscere alcunchè riguardo alla morte
della Cirillo. Tuttavia la stessa ammetteva – su precisa contestazione dei
carabinieri - di aver rivolto a tali Anna Bizzarro e Teresina Iavarone le seguenti frasi: ”Se quello (il Delli Curti)
la affoga si vede? Se l’avvelena si vede?... mi pare mille anni che chella more
così io mi metto con Gaetanino”.
Precisava comunque che essa non aveva voluto manifestare, con tali espressioni, un proposito delittuoso ma che aveva inteso solo rivelare la sua ansia di regolarizzare la sua posizione con il Delli Curti che l’aveva sedotta. Nel corso delle loro indagini i carabinieri accertavano peraltro attraverso varie testimonianze dei parenti della Cirillo (Antonietta Cirillo, Domenico Cirillo, Carmela Cirillo) e di vicini di casa (Andrea Valentino e Francesca Santonicola) e degli stessi parenti degli imputati (Giuseppe Delli Curti e Francesca Maria Altieri) che i rapporti fra i coniugi Delli Curti si erano via via inaspriti a causa della cattiva condotta di lui mentre la Santonicola aggiungeva che verso le ore 3,30 circa della notte aveva inteso la Cirillo gridare dalla vicina abitazione “Ahi…Madonna!”… Nel concludere il loro rapporto i carabinieri facevano presente infine, che i due amanti, a seguito delle contestazioni fatte personalmente dal Pretore di Marcianise sulla scorta dei risultati dell’autopsia, avevano pianamente e specificamente ammesso di aver cagionato, insieme, la morte ella Cirillo soffocandola nel sonno e cercando di simularne l’avvenuta morte naturale. Veniva pertanto disposta una perizia psichiatrica allo scopo di accertare quali fossero le condizioni mentali dell’uomo. Il gravoso compito di sottrarre eventualmente un altro ospite alla carceri, per infoltire il ruolo del manicomio criminale, fu affidato al Prof. Giovanni Amati, direttore Alienista del Manicomio Giudiziario di Aversa. Mentre la perizia per accertare le cause della morte della donna era stata affidata – come detto - ai dottori Mario Pugliese e al prof. Francesco Tarsitano dell’Università di Sassari i quali conclusero che “la causa della morte della Maria Cirillo un’asfissia meccanica, prodotta mediante soffocamento, per occlusione delle aperture aeree naturali (naso e bocca) a mezzo di una o due mani di terza persona. Nelle conclusioni – scrisse il perito – pertanto al momento, in cui commise il fatto, per il quale vi è processo, Gaetano Delli Curti aveva capacità di intendere e di volere, in quanto non era affetto da alcuna infermità che potesse alterare lo stato della sua mente in grado tale da annullare e da scemare tale capacità. Egli, in conseguenza, non è persona socialmente pericolosa nel senso psichiatrico di tale definizione”. Cioè un giudizio di piena capacità di intendere e di volere del Delli Curti e così i due imputati venivano rinviati al giudizio della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere.
AVV. SEN. GENEROSO IODICE |
Precisava comunque che essa non aveva voluto manifestare, con tali espressioni, un proposito delittuoso ma che aveva inteso solo rivelare la sua ansia di regolarizzare la sua posizione con il Delli Curti che l’aveva sedotta. Nel corso delle loro indagini i carabinieri accertavano peraltro attraverso varie testimonianze dei parenti della Cirillo (Antonietta Cirillo, Domenico Cirillo, Carmela Cirillo) e di vicini di casa (Andrea Valentino e Francesca Santonicola) e degli stessi parenti degli imputati (Giuseppe Delli Curti e Francesca Maria Altieri) che i rapporti fra i coniugi Delli Curti si erano via via inaspriti a causa della cattiva condotta di lui mentre la Santonicola aggiungeva che verso le ore 3,30 circa della notte aveva inteso la Cirillo gridare dalla vicina abitazione “Ahi…Madonna!”… Nel concludere il loro rapporto i carabinieri facevano presente infine, che i due amanti, a seguito delle contestazioni fatte personalmente dal Pretore di Marcianise sulla scorta dei risultati dell’autopsia, avevano pianamente e specificamente ammesso di aver cagionato, insieme, la morte ella Cirillo soffocandola nel sonno e cercando di simularne l’avvenuta morte naturale. Veniva pertanto disposta una perizia psichiatrica allo scopo di accertare quali fossero le condizioni mentali dell’uomo. Il gravoso compito di sottrarre eventualmente un altro ospite alla carceri, per infoltire il ruolo del manicomio criminale, fu affidato al Prof. Giovanni Amati, direttore Alienista del Manicomio Giudiziario di Aversa. Mentre la perizia per accertare le cause della morte della donna era stata affidata – come detto - ai dottori Mario Pugliese e al prof. Francesco Tarsitano dell’Università di Sassari i quali conclusero che “la causa della morte della Maria Cirillo un’asfissia meccanica, prodotta mediante soffocamento, per occlusione delle aperture aeree naturali (naso e bocca) a mezzo di una o due mani di terza persona. Nelle conclusioni – scrisse il perito – pertanto al momento, in cui commise il fatto, per il quale vi è processo, Gaetano Delli Curti aveva capacità di intendere e di volere, in quanto non era affetto da alcuna infermità che potesse alterare lo stato della sua mente in grado tale da annullare e da scemare tale capacità. Egli, in conseguenza, non è persona socialmente pericolosa nel senso psichiatrico di tale definizione”. Cioè un giudizio di piena capacità di intendere e di volere del Delli Curti e così i due imputati venivano rinviati al giudizio della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere.
Fonte:
Archivio di Stato di Caserta
ERGASTOLO PER ENTRAMBI. IN APPELLO CONFERMA PER
LUI 30 ANNI PER L’AMANTE
All’udienza dibattimentale si
costituivano parte civile le sorelle della defunta Rosa Cirillo e Carmela
Cirillo ed il fratello Domenico.
Il Delli Curti più volte sollecitato a rendere dichiarazioni restava silenzioso
talchè i suoi difensori facevano istanza di sospensione del procedimento per
stabilire le attuali condizioni di mente dello stesso. La Corte (Giovanni Morfino, presidente; giudice a
latere, Renato Mastrocinque;
pubblico ministero, procuratore generale,
Francesco Andreaggi)
rigettava tale richiesta “rilevando che il comportamento del Delli Curti,
caratterizzato da uno stato di assoluta indifferenza e di mutismo era stato già
oggetto di valutazione da parte del perito di ufficio e ordinava il prosieguo
del dibattimento”. Dopo la requisitoria con la richiesta dell’ergastolo per entrambi e la arringhe
difensive, la Corte emise un verdetto esemplare: ergastoli per entrambi gli
amanti diabolici. La sentenza venne
appellata dagli imputati. Il Delli Curti chiedeva le esclusioni delle
aggravanti ritenuti in sentenza
(premeditazione e motivi abietto) vizio parziale di mente, attenuante della
minima partecipazione, attenuanti generiche. La Delli Paoli chiedeva in linea principale di assenza del
concorso in omicidio per insufficienza di prove e, invia subordinata
l’esclusione delle aggravanti con la concessione della minima partecipazione e
le attenuanti generiche.
Il Procuratore Generale concludeva per il rigetto dei gravami. La difesa della Delli Paoli, all’ultimo momento, rinunciò espressamente alla concessione dell’assoluzione per insufficienza di prove e l’attenuante della minima partecipazione insistendo, massimamente, nella concessione delle attenuanti generiche. “Le conclusioni della perizia psichiatrica eseguita su Delli Curti – soggetto non completamente evoluto nelle superiori facoltà intellettive – notevolmente deficiente nei sentimenti altruistici ed etici e con valida volontà ed eretismo del temperamento e della emotività – confermano infine, le risultanze delle specifiche del processo adeguandosi in pieno il reato alla personalità psichica del soggetto in quanto estrinsecazione di una spinta di sentimento istintivi primordiali e brutali con il concorso di una volontà decisa al raggiungimento dei desideri più bassi. Contro il volere dei genitori seduce e sposa la sventurata Maria Cirillo, che dopo avergli dato quattro figli, viene soppressa perché era di ostacolo alla tresca che portava alla goduria di un sesso sfrenato spesso contro natura con la sua amante”. Il 18 maggio del 1960, la Corte di Assise di appello di Napoli (Presidente, Nicola Mazzocca; giudice a latere, Antonio Tullio Cataldo; procuratore generale, pubblico ministero, Eduardo Fernandes) decise “che tutti gli anzidetti elementi concorrono quindi ad una differenziazione del grado di responsabilità in favore dell’imputata Angelina Delli Paoli. Stimasi pertanto sotto tale profilo procedere ad un adeguamento della pena e concedere ad angelina Delli Paoli le richieste attenuanti generiche. Per Gaetano Delli Curti sussistono tutte le aggravanti contestate. Pertanto, in parziale riforma della sentenza impugnata, concede le attenuanti generiche alla sola Angelina Delli Paoli e condanna quest’ultima alla pena di anni trenta”. Nel corso dei tre lunghi giudizi furono impegnati alternativamente gli avvocati: Pasquale De Gennaro, Carlo Cipullo, Alfonso Martucci, Ciro Maffuccini, Enrico Altavilla, Generoso Iodice, Pietro Fortini e Giuseppe Garofalo. |
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