Il
sistema giudiziario italiano è lento e inefficiente, i casi di malagiustizia
sono all'ordine del giorno. Eppure la magistratura è bravissima. Il Csm:
"Questa percentuale non ha riscontro in nessuna organizzazione
istituzionale complessa". Fare chiarezza sul rapporto tra toghe e
politica. Facile a dirsi, in un Paese come l'Italia dove i magistrati entrano
ed escono dalla politica, per poi tornare in magistratura, con estrema
disinvoltura. Naturalmente senza dimettersi dalla carica, con il rischio poi di
trovarsi a giudicare un avversario politico. Prassi di pessimo gusto, questa
delle porte girevoli, in auge soprattutto dalle parti della sinistra.
Il
vicepresidente del Csm Giovanni Legnini dice che sarebbe anche ora di
promulgare una legge decorosa in materia: "Il Parlamento - afferma in
un'intervista al Dubbio - ha a disposizione una grande opportunità: quella di
approvare una legge che regolamenti con chiarezza il rapporto tra l'esercizio
della funzione giurisdizionale e l'elettorato passivo o gli incarichi di
governo, con il divieto di utilizzare in un determinato territorio il credito
acquisito da magistrato per proiettarsi nell'agone politico e preclusione della
possibilità di tornare indietro dopo aver scelto la politica".
Quanto
alle progressioni di carriera dei magistrati, Legnini dà ragione al presidente
della Cassazione Giovanni Canzio, che ha fatto notare come in nessun sistema
organizzato, come appunto la magistratura, succeda che il 99,7% dei componenti
abbia una valutazione positiva. Canzio ha sottolineato che "questa
percentuale non ha riscontro in nessuna organizzazione istituzionale
complessa". Insomma lorsignori, i magistrati, se la cantano e se la
suonano. E sono tutti bravissimi, meritevoli appunto di inarrestabili
progressioni di carriera con relativi aumenti di stipendio, madama la marchesa.
Osserva, Legnini, che "il Csm può e deve fare di più, ma solo il
legislatore potrebbe davvero modificare i criteri di valutazione della
professionalità dei magistrati, rendendoli più efficaci e selettivi, nonché
potenziando gli effetti delle valutazioni di professionalità per il prosieguo
della carriere del singolo magistrato".
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