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venerdì 13 aprile 2018




DELITTO O SUICIDIO?
LE SORELLE PANARELLA

PRESUNTE ASSASSINE DEL
FRATELLO GIACOMO

ANATOMIA
DI UN
RAPPORTO INCESTUOSO


Prosegue il ciclo del simulacro dei “Processi del Lunedì”, nell’ambito dell’Anno Accademico della Università

delle Tre Età di Santa Maria Capua Vetere.

 





Santa Maria Capua Vetere - Prosegue il ciclo del simulacro dei “Processi del Lunedì”, nell’ambito dell’Anno Accademico della Università delle Tre Età di Santa Maria Capua Vetere.
     Per il prossimo 16 Aprile è prevista la rappresentazione del processo a carico della sorelle Assuntina e Angela Panarella, con il marito di quest’ultima, Raffaele Migliaccio, accusati  di omicidio volontario “per avere simulato il suicidio” di Giacomo Panarella per impiccagione dopo averlo ucciso.
     La Corte di Assise della Università della Terza Età è composta dai giudici popolari: Salvatore Romano, Anna Maria Pavoni, Maria Adelini, Angela Della Monica, Anna Maria Lopez e Laura Bucciero. L’Avvocato difensore è Errico Talento,  mentre  la pubblica accusa è impersonata da Santo Giugno. Il presidente è il giornalista Ferdinando Terlizzi,  che cura il ciclo di seminari. L’organizzazione generale è di Gennaro Stanislao, direttore dei Corsi Unitre. 
     Il fatto accadde alla via Galatina il 24 giugno del 1953. Il processo suscitò una vasta eco anche perché gli imputati dopo  aver confessato ritrattarono. Ma ancora più clamorosa e inusitata fu la sentenza della Corte di Assise che  - a fronte della grave condanna chiesta  dalla pubblica accusa (25 anni per le sorelle e 22 per il marito) - emise un verdetto di assoluzione sia pure “per insufficienza di prove”.
    La Corte di Assise che emise la sentenza era presieduta da Giovanni Morfino; giudice a latere, Renato Mastrocinque; giudici popolari: Alfonso Del Mastro, Luigi Cirillo, Amedeo Tagianetti, Pasquale Centore, Luigi Cerbo e Luigi Ghidella. 

    Dopo qualche giorno dal fattaccio giunse alla Procura una lettera anonima con la quale si accusa i tre di avere avvelenato la madre Concetta Tortolano (deceduta dopo alcuni giorni dal delitto) per eliminare un testimone oculare dell’impiccagione.
    Il movente  - secondo una espressa dichiarazione delle sorelle Panarella - era da ricercarsi nel fatto che il giovane aveva tentato di aggredire (per violentarla) la sorella Assuntina.

     Nel corso dell’istruttoria vennero espletate alcune perizie. L’autopsia sul cadavere di Giacomo Panarella (dopo il certificato di morte redatto dal Dr. Giovanni Pozzuoli) venne eseguita dai medici sammaritani Pasquale Tagliacozzi e Carmine De Rosa. La perizia ginecologica sulla verginità della Assuntina Panarella venne eseguita dal dott. Michele Sanvitale. Quella tossicologica sulla camicia dell’impiccato dal Prof. Francesco Tarsitano e quella sulla morte della Assunta Tortolano (dallo stesso Tarsitano) con l’ausilio del Dott. Mario Pugliese. La relazione tecnica e gli schizzi della zona del delitto vennero redatti dall’ing. Pietro Raucci.


     Nei tre gradi di giudizio furono impegnati gli avvocati: Giuseppe Garofalo, Ciro Maffuccini, Generoso Jodice e Alfredo De Marsico.



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