DELITTO O SUICIDIO?
LE SORELLE PANARELLA
PRESUNTE ASSASSINE DEL
FRATELLO GIACOMO
ANATOMIA
DI UN
RAPPORTO INCESTUOSO
Prosegue il ciclo del simulacro dei
“Processi del Lunedì”, nell’ambito dell’Anno Accademico della Università
delle Tre Età di Santa Maria Capua Vetere.
Santa Maria Capua
Vetere - Prosegue il
ciclo del simulacro dei “Processi del Lunedì”, nell’ambito dell’Anno Accademico
della Università delle Tre Età di Santa Maria Capua Vetere.
Per il prossimo 16
Aprile è prevista la rappresentazione del processo a carico della sorelle Assuntina e Angela Panarella, con il marito di quest’ultima, Raffaele Migliaccio, accusati di omicidio volontario “per avere simulato il
suicidio” di Giacomo Panarella per impiccagione dopo averlo ucciso.
La Corte di Assise della Università della
Terza Età è composta dai giudici popolari:
Salvatore Romano, Anna Maria Pavoni, Maria Adelini, Angela Della Monica, Anna
Maria Lopez e Laura Bucciero. L’Avvocato difensore è Errico Talento, mentre la pubblica accusa è impersonata da Santo Giugno. Il presidente è il
giornalista Ferdinando Terlizzi, che cura il ciclo di seminari. L’organizzazione
generale è di Gennaro Stanislao,
direttore dei Corsi Unitre.
Il fatto accadde
alla via Galatina il 24 giugno del 1953. Il processo suscitò una vasta eco
anche perché gli imputati dopo aver confessato
ritrattarono. Ma ancora più clamorosa e inusitata fu la sentenza della Corte di
Assise che - a fronte della grave
condanna chiesta dalla pubblica accusa (25
anni per le sorelle e 22 per il marito) - emise un verdetto di assoluzione sia
pure “per insufficienza di prove”.
La Corte di Assise
che emise la sentenza era presieduta da Giovanni
Morfino; giudice a latere, Renato
Mastrocinque; giudici popolari: Alfonso
Del Mastro, Luigi Cirillo, Amedeo Tagianetti, Pasquale Centore, Luigi Cerbo e
Luigi Ghidella.
Dopo qualche giorno
dal fattaccio giunse alla Procura una lettera anonima con la quale si
accusa i tre di avere avvelenato la madre Concetta Tortolano (deceduta dopo alcuni giorni dal delitto) per
eliminare un testimone oculare dell’impiccagione.
Il movente - secondo una espressa dichiarazione delle
sorelle Panarella - era da ricercarsi nel fatto che il giovane aveva tentato di
aggredire (per violentarla) la sorella Assuntina.
Nel corso dell’istruttoria vennero espletate
alcune perizie. L’autopsia sul cadavere di Giacomo
Panarella (dopo il certificato di morte redatto dal Dr. Giovanni Pozzuoli) venne eseguita dai
medici sammaritani Pasquale Tagliacozzi
e Carmine De Rosa. La perizia
ginecologica sulla verginità della Assuntina
Panarella venne eseguita dal dott. Michele
Sanvitale. Quella tossicologica sulla camicia dell’impiccato dal Prof. Francesco
Tarsitano e quella sulla morte della Assunta
Tortolano (dallo stesso Tarsitano) con l’ausilio del Dott. Mario Pugliese. La relazione tecnica e
gli schizzi della zona del delitto vennero redatti dall’ing. Pietro Raucci.
Nei tre gradi di
giudizio furono impegnati gli avvocati: Giuseppe
Garofalo, Ciro Maffuccini, Generoso Jodice e Alfredo De Marsico.
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