Il direttore del Centro nazionale trapianti,
Cardillo: “Non c’è mai stato un traffico di
organi a Castelvolturno.
È pura follia, forse per
colpa di velina FBI”
AGRORINASCE, DA CASAL DI PRINCIPE A CORLEONE UN NUOVO MODELLO DI UTILIZZO DEI BENI CONFISCATI
Cala il sipario sulla quinta
edizione della Summer School Ucsi – la scuola di giornalismo investigativo,
dedicata nel 2019 al fenomeno delle economie criminali e all’evoluzione delle
organizzazioni mafiose, promossa dall’Unione cattolica stampa italiana di
Caserta e dall’Agenzia pubblica per la legalità Agrorinasce, in collaborazione
con l’Ordine dei giornalisti Campania – in programma a Casal di Principe nella cosiddetta “Villa Scarface”, bene confiscato al fratello del capoclan dei
Casalesi, Walter Schiavone,
attualmente in gestione all’ASL Caserta che ha realizzato un Centro diurno per
la salute mentale.
La terza giornata si è chiusa con il confronto tra le due
realtà pubbliche più importanti in Italia: il consorzio “Agrorinasce” in Campania ed il consorzio “Sviluppo e legalità” in Sicilia, guidato dal sindaco di Corleone
Nicolò Nicolosi.
Agrorinasce – Agenzia per
l’innovazione, lo sviluppo e la sicurezza del territorio, è una società
consortile con capitale interamente pubblico costituita da 6 Comuni (Casal di
Principe, Casapesenna, S. Cipriano d’Aversa, Villa Literno, S. Marcellino e S.
Maria La Fossa) allo scopo di rafforzare la legalità in un’area ad alta densità
criminale: conta 157 beni confiscati alla camorra interessati da azioni di recupero
ad uso sociale e pubblico, di cui 141 finanziati da Ministero dell’Interno,
Fondazione con il Sud, Ministero per il SUD/CIPE, Regione Campania, Presidenza
del Consiglio dei Ministri (Dipartimento Gioventù e Pari Opportunità),
Ministero dell’Ambiente, Agrorinasce (Comuni soci e cooperative sociali) e
Fondazione Vodafone; 69 immobili; 300 ettari di terreno agricolo; circa 30
realtà che operano nel terzo settore; oltre 200 addetti impiegati in numerosi
settori agricoli, sociali e produttivi.
"La nostra realtà nasce nel
'98 su iniziativa del Ministero dell'Interno – dice Giovanni Allucci, amministratore di Agrorinasce – grazie ad uomini
dello Stato che avevano sposato la via della prevenzione, come Franco Roberti. Siamo stati i primi ad
aprire ai giornalisti i beni confiscati alla camorra, proprio con l'obiettivo
di mostrare a tutti cosa volesse dire occuparsi di questo tipo di beni. La
villa in cui siamo oggi è stata sequestrata nel '94, confiscata nel '98 e solo
nel marzo 2019, dopo oltre 20 anni, è rinata come Centro di salute mentale. I
processi di riqualificazione vanno snelliti e velocizzati, bisogna collaborare
ed agire in maniera sinergica, altrimenti diventa molto difficile restituire
alla società i beni confiscati alla malavita".
Il consorzio Sviluppo e legalità
è nato in Sicilia nel 2000 e comprende 8 Comuni del territorio, da Corleone a Monreale: in totale, 29 fabbricati; 900 ettari con aziende che
producono prodotti biologici e che distribuiscono nei supermercati; fatturato
di 5 milioni di euro; 3 cooperative.
“Il solo nome della nostra
cittadina – a parlare è il sindaco di Corleone, Nicolò Nicolosi – ha un potere mediatico enorme che va sfruttato
per la rinascita della nostra terra. Nei primi 5 anni, abbiamo incontrato
enormi difficoltà con diversi tentativi di infiltrazioni mafiose. Poi l'azione
di contrasto e vigilanza delle autorità giudiziarie e delle Forze dell'ordine,
ci ha consentito di individuare le mele marce che sono state allontanate
immediatamente. Oggi, i beni confiscati sono realtà produttive ma, cosa ancora
più importante, rappresentano un messaggio sociale che diamo quotidianamente
alla comunità. Solo i cittadini con età superiore a 60 anni sono ancora
scettici, poiché risentono di una situazione che si è stratificata nel tempo, mentre
la maggior parte dei giovani non vuole più la mafia a Corleone. Alle ultime
elezioni, il 65% dei votanti si è espresso a favore di candidati che hanno
pubblicamente preso distanza dalla mafia. Questo ci fa comprendere che la
voglia di cambiamento è tanta. Dai beni confiscati sono nati a Portella della Ginestra un centro
ippico intitolato al piccolo Di Matteo,
ucciso senza pietà dal mafioso Giovanni
Brusca; a San Giuseppe Jato è nato ‘Il
Giardino della Memoria’ per fare sport, teatro e divertirsi ma soprattutto
per trasmettere la serenità a tutti i bambini; a Corleone c'è la cooperativa
‘Lavoro e non solo’ che produce diversi prodotti tipici delle nostre campagne,
venduti poi in tutta Italia”.
Una edizione straordinaria che ha ospitato oltre 100 giornalisti
provenienti da tutta Italia (dal Friuli alle Marche, dal Lazio alla Campania),
assegnando 10 borse di studio riservate a giovani giornalisti, precari o
disoccupati.
“La Summer School Ucsi 2019 –
spiega il direttore Luigi Ferraiuolo
– si conferma come l’appuntamento principale in Italia dedicato al giornalismo
investigativo. Proprio per questo motivo, anni fa abbiamo deciso di trasferire
la scuola da Roma a Casal di Principe, in modo da portare i nostri giovani
giornalisti nei territori simbolo della lotta alle mafie. Grazie all’impegno
del Consorzio Agrorinasce, oggi
Casal di Principe rappresenta un modello nazionale per il riuso dei beni
liberati dalle mafie. Se partiamo da questo territorio e da questi risultati,
possiamo contrastare le mafie anche nel resto del Paese”.
Le mafie, dunque, si stanno
trasformando sempre più in criminalità economiche e, per capire ancora meglio
il fenomeno, basta osservare gli ultimi rapporti: l’economia criminale vale il
30% dell’economia ufficiale della provincia di Caserta; l’economia mafiosa in
Italia è in grado di erodere il 15% del PIL pro capite; i “prodotti” di punta
sono la droga, lo sfruttamento della prostituzione e le estorsioni, che fanno
incassare ogni anno quasi 20 miliardi di euro (non mancano dal bilancio il
contrabbando di sigarette, l’usura ed il traffico di rifiuti).
"L'Agenzia nazionale per
l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla
criminalità organizzata, è nata nel 2010 con non poche difficoltà – afferma il
direttore Bruno Frattasi – e fino ad oggi ha vissuto di precarietà. Nonostante
tutto, abbiamo prodotto tanto ma i conti li faremo alla fine. Abbiamo due
priorità: fare sistema e valorizzare i beni confiscati; tenere in vita le
imprese anche per tutelare quei soggetti che altrimenti perderebbero il lavoro,
senza avere nessuna colpa, a seguito della confisca".
La criminalità organizzata fa registrare circa 150 miliardi di euro di ricavi e, a
fronte di poco più di 35 miliardi di costi, ha utili per oltre 100 miliardi.
Numeri davvero allarmanti che surclassano anche quelli di alcuni colossi
europei dell’energia.
"Dei testimoni di giustizia non si parla mai – precisa
il testimone oculare dell'omicidio di
Don Giuseppe Diana, Augusto Di Meo – con me è stata commessa
un'ingiustizia: dopo l'omicidio di don Peppe sono dovuto scappare con due figli
piccoli in Umbria. Ho dormito in auto, nessuno mi ha aiutato. Mi hanno lasciato
solo e quando sono tornato in paese mi additavano come l'infame che avrebbe
dovuto stare zitto e farsi i fatti suoi. Uno dei pochi a starmi sempre vicino è
stato Renato Natale, sindaco di
Casal di Principe".
Presenti a Casal di Principe, tra
gli altri, il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra; il comandante della Dia, il generale Giuseppe Governale; il procuratore
aggiunto Dda Reggio Calabria, Gaetano
Paci; il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo; il presidente "Svimez", Adriano Giannola; il capo della
redazione "Economia" del Corriere della Sera, Nicola Saldutti; il generale Umberto
Rapetto, già comandante Nucleo Frodi
Telematiche Guardia di Finanza, Autorità privacy Repubblica di San Marino;
il senatore Pietro Grasso, già
procuratore nazionale Antimafia; la senatrice Rosaria Capacchione; l'assessore a Lavoro e Risorse Umane della
Regione Campania, Sonia Palmeri; il
testimone oculare dell'omicidio di Don Giuseppe Diana, Augusto Di Meo; l'europarlamentare Franco Roberti, già procuratore nazionale Antimafia; il sindaco di
Corleone Nicolò Nicolosi, presidente
del Consorzio “Sviluppo e legalità”; il direttore dell'Agenzia nazionale per
l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla
criminalità organizzata, il prefetto Bruno
Frattasi; il sostituto procuratore Dda Napoli, Alessandro D’Alessio; Giacomo Di Gennaro, Università Federico II di
Napoli, curatore del "Rapporto criminalità grandi aree urbane
italiane"; lo scrittore e giornalista Sergio
Nazzaro; l'inviato di Avvenire, Toni Mira; Giuseppe Guerrini dell'Agenzia nazionale coesione territoriale; Enrico Tedesco della Fondazione Polis;
ed il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo che nel corso del seminario in programma ieri, in
merito alle notizie riportate dalla stampa ad inizio anno, ha sottolineato che
“non c’è mai stato un traffico di organi a Castelvolturno. È pura follia, forse
per colpa di una velina dell'FBI”.
La scuola – che vanta anche il patrocinio di Federazione italiana
settimanali cattolici (Fisc), Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi),
Ordine nazionale dei giornalisti, Sindacato unitario dei giornalisti della
Campania (Sugc), Fondazione POLIS della Regione Campania, Diocesi di Aversa,
Ucsi Campania, Assostampa Caserta e Università della Campania “Luigi
Vanvitelli" – è gratuita ed è accreditata per la formazione giornalistica
sulla piattaforma Sigef.
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