Il 6 marzo alle 17 e 30 alla Feltrinelli di Caserta
IL LIBRO “LE RAGIONI DEL BOIA”
DI GIUSEPPE GAROFALO
interverranno con
l’Autore , Lello Magi, Marilena Lucente e Genny Iannotti
Continua la serie di presentazioni del libro
“Le Ragioni del Boia”, di Giuseppe
Garofalo, che dopo la “prima”
presso l’Università delle Tre Età, che ha visto colloquiare l’Autore con Oscar Bobbio, moderati da Marilù Musto, il libro fu poi
presentato all’Università Vanvitelli, Dipartimento di Giurisprudenza, con Carlo Taormina, Alessandro D’Alessio, Mariano
Menna, Antonio Mirra, Adolfo Russo e Francesco Petrillo, moderati da Ugo Clemente; approda ora, il 6 marzo prossimo, alla Libreria Feltrinelli di Caserta, con
inizio alle ore 17 e 30, alla presenza dell’Autore, che colloquierà con Raffaello Magi e Marilena Lucente moderati da Gennaro Iannotti.
“Ho
indossato la toga per 70 anni – scrive Giuseppe Garofalo nella
introduzione del libro - Non c’è teatro iudiciale (soppresso o nuovo
di zecca) dove io non abbia recitato la mia parte. Anche in due fuori del
comune: la Chambre d’accusation di Parigi e la CAF (Commissione di Appello
Federale) dove conobbi lo strano volto della giustizia sportiva. Non ho di che pentirmi. Non senza difficoltà
in questo lungo tema ho dovuto adeguarmi ai continui cambi di linguaggio della
giustizia, a volte incomprensibile, contraddittorio e sgrammaticato. Ho difeso
politici, professionisti, magistrati, associati a delinquere, assassini per
amore, odio, vendetta, denaro, rapinatori, ladri, truffatori per mestiere o per
necessità, bancarottieri abituali e occasionali, sedotte e sedotti abbandonati.
Ho sostenuto cause giuste e cause ingiuste, ho sofferto sconfitte immeritate e
goduto vittorie altrettanto immeritate. Inizialmente ho guadagnato poco pur
lavorando molto e alla fine ho guadagnato molto lavorando poco. Ho ricevuto
riconoscimenti attestati e lusinghieri commenti. Ho scritto libri che hanno
avuto successo. Nel deporre
definitivamente la toga in armadio ho voluto ricordare le vicissitudini di un
avvocato, protagonista di questo racconto, non perché sia stato a suo tempo un
novello Demostene, ma perché visse tutte le giustizie e controgiustizie di un
particolare periodo della storia di Napoli. L’inizio delle sue disavventure fu
la morte da veleno in carcere di un inquisito eccellente. E fu anche il segnale
dell’inizio di una tempesta che avrebbe, prima o poi, investito tutti, lui
compreso, facendolo finire nelle carceri della fortezza di Capua, in attesa del
processo, anticamera della condanna a morte.
A lui la penna e la parola”.
Il libro narra la storia di
uno degli avvocati più illustri della città di Napoli che si ritrova ai piedi
del patibolo, condotto col cannale al collo, come una bestia da macello, pronto
ad essere messo a morte in uno dei secolari teatri della giustizia, dalla scure
del boia.
Giudici, accusatori, vittime e
regnanti, tutti sembrano essere nell’atto di recitare una tragedia invece che
presenziare ad un processo di pena capitale. La scena teatrale non manca,
Castel Capuano e Piazza Mercato sono solo tra le più citate scenografie davanti
alle quali i sanguinosi atti di governo si consumano. È una narrazione fatta di
processi giudiziari che si svolgono a cavallo tra il XVIII e XIX secolo nella
Napoli borbonica, e i cui protagonisti sono vittime e colpevoli, non tanto di
ciò di cui vengono accusati, quanto della giustizia che processa se stessa.
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