Governo di governati
(di Stelio W. Venceslai)
Che nelle case di riposo delle persone
anziane ci sia stata una moria dovuta a una bestiale ignoranza dei doveri
essenziali di umanità verso le persone lì ricoverate, falcidiando centinaia di
vite, è un’altra vergogna del nostro eccellente servizio sanitario. Che hanno fatto, in questi anni, i preposti
al controllo di queste case compiacenti solo con la morte?
Il nuovo linguaggio della pandemia conosce parole dette a
sproposito. Non ci sarebbe nulla di male se non fossero dette e ripetute con
sussiego, come verità rivelate soltanto a qualcuno.
Spesso, c’è una vena
d’ignoranza che sfiora il ridicolo, ma nessuno se ne accorge, presi come siamo
da ben altri problemi. Se questi non ci fossero, sarebbe divertente un
glossario, utile per ricordare tempi tristi.
Si sente dire di meno la
consueta frase che abbiamo il servizio sanitario migliore del mondo. Non l’abbiamo
visto e continuiamo a non vederlo. Il sacrificio dei medici, degli infermieri,
degli operatori sanitari in genere, degno almeno d’una medaglia postuma, sta a
dimostrare, invece, quanto fosse inefficiente. Non si era preparati a
un’epidemia, è vero, ma che ancora manchino mascherine, guanti e tute, che
ancora il personale sanitario, dando mostra, questo sì, di eccezionale spirito
professionale, continui ad andare allo sbaraglio, senza essere tutelato, è una
vergogna.
Che nelle case di riposo
delle persone anziane ci sia stata una moria dovuta a una bestiale ignoranza
dei doveri essenziali di umanità verso le persone lì ricoverate, falcidiando
centinaia di vite, è un’altra vergogna del nostro eccellente servizio
sanitario. Che hanno fatto, in questi
anni, i preposti al controllo di queste case compiacenti solo con la morte?
Il contagio continua, ad
onta delle assicurazioni dei vari comitati e delle varie task force messi in piedi dal governo. Continua la triste conta dei
morti senza la pietà delle persone care vicine, una conta che passa quasi
inosservata nel balletto delle cifre confuse, ripetute a garantire la serenità
degli ascoltatori. Con rara espressione ricordevole di Mattarella, è la nostra
memoria che se ne sta andando via nei carri funebri dell’esercito, verso
l’incineratore.
Adesso, siamo nella fase
2, la fase della riapertura. Una scelta difficile e urgente, allo stesso tempo,
lo ammetto, ma che confusione! Le interpretazioni si moltiplicano, come le
lamentele degli esclusi. Non si può dar retta a tutti, è chiaro, ma la
confusione alimenta sconcerto e diffidenza. Una sola cosa è certa: il
distanziamento sociale.
A casa mia, significa
che un avvocato non può stare con un operaio né che un fruttivendolo può stare
accanto a un commercialista oppure a un muratore. Perbacco, le classi sociali ci sono ancora! E
invece no. Si tratta di distanza fisica, non sociale. La distorsione degli
ignoranti che ci governano si diletta di parole che s’arrotondano in bocca, ma
il cui significato è invece diverso. Non va bene. Poi, bisogna sanificare
tutto, da sanitation. Ma non sarebbe
meglio dire disinfestare, perché di questo si tratta?
Ma queste sono
sciocchezze. Da quando abbiamo il job act
al posto del diritto del lavoro, tutto va bene.
Non va bene, invece,
quello che accade a chi non ha più soldi per mangiare. Questa sì che è una cosa grave. Il governo
stanzia dei fondi che non ha, ma presta garanzie sui soldi altrui. Fa quel che
può, ma è poco, perché poi chi deve pagare, cioè le banche, ha le sue regole. Quanti
documenti servono per avere il contributo garantito dallo Stato? Pare almeno
diciannove. So di piccole e medie imprese disperate nel procacciarsi carte
inutili per dimostrare che esistono e che hanno avuto danni gravissimi da
questo fermo imposto dalla pandemia. Non va bene.
Poi, quanti restano
fuori da questa pioggia benefica? Migliaia di famiglie sono sull’orlo della
disperazione. Il lavoro non c’è, i risparmi, se c’erano, se ne stanno andando,
mangiare costa e nessuno ti dà se non paghi. Le code alle mense della Caritas
si allungano. Sono i nostri diseredati. C’è
qualcuno in alto che pensa a loro, tranne il buon Dio?
Una rabbia impotente
pervade il Paese nel nuovo conflitto tra chi ha un reddito fisso e chi non l’ha
più o non l’ha mai avuto, vivendo di espedienti o di lavoro nero. Prima, forse
stavano meglio degli impiegati o dei pensionati, ma ora?
Questo è il vero
problema sociale del momento. Non si può far finta di niente, perché la tempesta
può arrivare da un momento all’altro, e con il bisogno non si scherza.
Fra tutte le riforme che
sarebbero necessarie, dell’unica, davvero prioritaria, non se ne parla neppure:
la burocrazia.
In uno degli ultimi show televisivi del (nostro) Presidente,
quando ha annunciato la decisione del Comitato tecnico-scientifico, che governa
il governo, dell’apertura della fase 2, gli è sfuggito un ringraziamento
all’INPS che” in cinque giorni, ha fatto
il lavoro di cinque anni”. Vuol dire che in cinque anni meno cinque giorni
all’INPS si fa poco o nulla. È un’affermazione molto grave. Abbiamo una
burocrazia così inefficiente?
L’altro giorno c’è stato
l’innalzamento dell’ultimo troncone dell’ex ponte Morandi, a Genova. Un miracolo.
In un anno siamo riusciti a ricostruire il ponte. Un successo dell’ingegno e
della non burocrazia italiana. Com’è stato possibile, dopo quello che siamo
stati costretti a vedere per decenni sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria?
Semplice: si è nominato un
responsabile e si sono super-snellite le procedure. L’uovo di Colombo. Ne
traggo due conclusioni: la prima è che, evidentemente, molte procedure sono
inutili; la seconda è perché, allora, non si fa lo stesso con tutte le altre
opere pubbliche? Possibile che non si riesca ad apprendere neppure da noi
stessi? Questa è la vera riforma che aiuterebbe il Paese a uscire dal Medioevo
delle carte.
L’ultima perla, fra le
tante, è quella dei congiunti. Questo Paese è un po’ rimbecillito se si dà peso
a una dizione infelice. Che lo Stato si metta a discettare chi sono i congiunti,
se con legami stabili o effimeri, è solo ridicolo. Solo in Iran c’è una polizia
morale che porta dentro adulteri e donne senza velo.
Scatenare una polemica
su questo genere di cose è assurdo, ma poiché è una cosa semplice, tutti ne
parlano, ci ridono e ci discettano sopra. Non credo che se faccio un giro
attorno al palazzo con un amico il “distanziamento sociale” non funzioni più.
Devo dimostrare che abbiamo una relazione, e per di più stabile? Chiudiamo le
chiese e ci preoccupiamo delle frequentazioni personali? Ma chi sono i
consiglieri del Conte?
Purtroppo, la sensazione
crescente è che non ci sia un governo, ma una galleria di comitati e di task force che governano, ognuno per suo
conto. Qual è la regola, se c’è?
Il Piemonte va per conto
suo, la Sicilia pure, la Campania, il Veneto e la Lombardia idem. Non parliamo
della Calabria. Dov’è il governo? È sprofondato forse nell’anarchia
istituzionale?
Infine, vorrei fare un’ultima
considerazione: quegli eventi così importanti, problematici, di difficile
soluzione che angosciavano i benpensanti: la guerra in Libia, la fame nel
mondo, i bambini soldati, i profughi siriani, gli sbarchi degli immigranti, il
terrorismo islamico, la via della seta e così via, che fine hanno fatto? Sono
spariti tutti? Un miracolo pandemico.
O non erano problemi
veri o i nostri ci hanno fatto dimenticare quelli altrui.
Il primo di maggio
festeggeremo il lavoro. Purtroppo, per l’occasione è assente. Pare che sia in
viaggio di nozze con la ripresa.
Roma, 30 /04/2020
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