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giovedì 30 aprile 2020


Governo di governati
(di Stelio W. Venceslai)

 

Che nelle case di riposo delle persone anziane ci sia stata una moria dovuta a una bestiale ignoranza dei doveri essenziali di umanità verso le persone lì ricoverate, falcidiando centinaia di vite, è un’altra vergogna del nostro eccellente servizio sanitario.  Che hanno fatto, in questi anni, i preposti al controllo di queste case compiacenti solo con la morte?

 

Il nuovo linguaggio della pandemia conosce parole dette a sproposito. Non ci sarebbe nulla di male se non fossero dette e ripetute con sussiego, come verità rivelate soltanto a qualcuno.
   Spesso, c’è una vena d’ignoranza che sfiora il ridicolo, ma nessuno se ne accorge, presi come siamo da ben altri problemi. Se questi non ci fossero, sarebbe divertente un glossario, utile per ricordare tempi tristi.
   Si sente dire di meno la consueta frase che abbiamo il servizio sanitario migliore del mondo. Non l’abbiamo visto e continuiamo a non vederlo. Il sacrificio dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari in genere, degno almeno d’una medaglia postuma, sta a dimostrare, invece, quanto fosse inefficiente. Non si era preparati a un’epidemia, è vero, ma che ancora manchino mascherine, guanti e tute, che ancora il personale sanitario, dando mostra, questo sì, di eccezionale spirito professionale, continui ad andare allo sbaraglio, senza essere tutelato, è una vergogna.
   Che nelle case di riposo delle persone anziane ci sia stata una moria dovuta a una bestiale ignoranza dei doveri essenziali di umanità verso le persone lì ricoverate, falcidiando centinaia di vite, è un’altra vergogna del nostro eccellente servizio sanitario.  Che hanno fatto, in questi anni, i preposti al controllo di queste case compiacenti solo con la morte?
   Il contagio continua, ad onta delle assicurazioni dei vari comitati e delle varie task force messi in piedi dal governo. Continua la triste conta dei morti senza la pietà delle persone care vicine, una conta che passa quasi inosservata nel balletto delle cifre confuse, ripetute a garantire la serenità degli ascoltatori. Con rara espressione ricordevole di Mattarella, è la nostra memoria che se ne sta andando via nei carri funebri dell’esercito, verso l’incineratore.
   Adesso, siamo nella fase 2, la fase della riapertura. Una scelta difficile e urgente, allo stesso tempo, lo ammetto, ma che confusione! Le interpretazioni si moltiplicano, come le lamentele degli esclusi. Non si può dar retta a tutti, è chiaro, ma la confusione alimenta sconcerto e diffidenza. Una sola cosa è certa: il distanziamento sociale.
   A casa mia, significa che un avvocato non può stare con un operaio né che un fruttivendolo può stare accanto a un commercialista oppure a un muratore.  Perbacco, le classi sociali ci sono ancora! E invece no. Si tratta di distanza fisica, non sociale. La distorsione degli ignoranti che ci governano si diletta di parole che s’arrotondano in bocca, ma il cui significato è invece diverso. Non va bene. Poi, bisogna sanificare tutto, da sanitation. Ma non sarebbe meglio dire disinfestare, perché di questo si tratta?
   Ma queste sono sciocchezze. Da quando abbiamo il job act al posto del diritto del lavoro, tutto va bene.
   Non va bene, invece, quello che accade a chi non ha più soldi per mangiare.  Questa sì che è una cosa grave. Il governo stanzia dei fondi che non ha, ma presta garanzie sui soldi altrui. Fa quel che può, ma è poco, perché poi chi deve pagare, cioè le banche, ha le sue regole. Quanti documenti servono per avere il contributo garantito dallo Stato? Pare almeno diciannove. So di piccole e medie imprese disperate nel procacciarsi carte inutili per dimostrare che esistono e che hanno avuto danni gravissimi da questo fermo imposto dalla pandemia. Non va bene.
   Poi, quanti restano fuori da questa pioggia benefica? Migliaia di famiglie sono sull’orlo della disperazione. Il lavoro non c’è, i risparmi, se c’erano, se ne stanno andando, mangiare costa e nessuno ti dà se non paghi. Le code alle mense della Caritas si allungano.  Sono i nostri diseredati. C’è qualcuno in alto che pensa a loro, tranne il buon Dio?
   Una rabbia impotente pervade il Paese nel nuovo conflitto tra chi ha un reddito fisso e chi non l’ha più o non l’ha mai avuto, vivendo di espedienti o di lavoro nero. Prima, forse stavano meglio degli impiegati o dei pensionati, ma ora?
   Questo è il vero problema sociale del momento. Non si può far finta di niente, perché la tempesta può arrivare da un momento all’altro, e con il bisogno non si scherza.
   Fra tutte le riforme che sarebbero necessarie, dell’unica, davvero prioritaria, non se ne parla neppure: la burocrazia.
   In uno degli ultimi show televisivi del (nostro) Presidente, quando ha annunciato la decisione del Comitato tecnico-scientifico, che governa il governo, dell’apertura della fase 2, gli è sfuggito un ringraziamento all’INPS che” in cinque giorni, ha fatto il lavoro di cinque anni”. Vuol dire che in cinque anni meno cinque giorni all’INPS si fa poco o nulla. È un’affermazione molto grave. Abbiamo una burocrazia così inefficiente?
   L’altro giorno c’è stato l’innalzamento dell’ultimo troncone dell’ex ponte Morandi, a Genova. Un miracolo. In un anno siamo riusciti a ricostruire il ponte. Un successo dell’ingegno e della non burocrazia italiana. Com’è stato possibile, dopo quello che siamo stati costretti a vedere per decenni sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria?
   Semplice: si è nominato un responsabile e si sono super-snellite le procedure. L’uovo di Colombo. Ne traggo due conclusioni: la prima è che, evidentemente, molte procedure sono inutili; la seconda è perché, allora, non si fa lo stesso con tutte le altre opere pubbliche? Possibile che non si riesca ad apprendere neppure da noi stessi? Questa è la vera riforma che aiuterebbe il Paese a uscire dal Medioevo delle carte.
   L’ultima perla, fra le tante, è quella dei congiunti. Questo Paese è un po’ rimbecillito se si dà peso a una dizione infelice. Che lo Stato si metta a discettare chi sono i congiunti, se con legami stabili o effimeri, è solo ridicolo. Solo in Iran c’è una polizia morale che porta dentro adulteri e donne senza velo.
   Scatenare una polemica su questo genere di cose è assurdo, ma poiché è una cosa semplice, tutti ne parlano, ci ridono e ci discettano sopra. Non credo che se faccio un giro attorno al palazzo con un amico il “distanziamento sociale” non funzioni più. Devo dimostrare che abbiamo una relazione, e per di più stabile? Chiudiamo le chiese e ci preoccupiamo delle frequentazioni personali? Ma chi sono i consiglieri del Conte?
   Purtroppo, la sensazione crescente è che non ci sia un governo, ma una galleria di comitati e di task force che governano, ognuno per suo conto.  Qual è la regola, se c’è?
   Il Piemonte va per conto suo, la Sicilia pure, la Campania, il Veneto e la Lombardia idem. Non parliamo della Calabria. Dov’è il governo? È sprofondato forse nell’anarchia istituzionale?
   Infine, vorrei fare un’ultima considerazione: quegli eventi così importanti, problematici, di difficile soluzione che angosciavano i benpensanti: la guerra in Libia, la fame nel mondo, i bambini soldati, i profughi siriani, gli sbarchi degli immigranti, il terrorismo islamico, la via della seta e così via, che fine hanno fatto? Sono spariti tutti? Un miracolo pandemico.
   O non erano problemi veri o i nostri ci hanno fatto dimenticare quelli altrui.
   Il primo di maggio festeggeremo il lavoro. Purtroppo, per l’occasione è assente. Pare che sia in viaggio di nozze con la ripresa.



Roma, 30 /04/2020



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