La mascherina
(di Stelio W, Venceslai)
Si parla di una prossima seconda
fase dell’epidemia. Con molta cautela, perché le previsioni potrebbero essere
disattese. Per l’intanto, si pensa a come riattivare il circuito economico. Non
è solo un problema economico-sociale, è anche una questione di sicurezza e di
ordine pubblico di cui non si vuole parlare. Che in tempo di crisi negli Stati
Uniti ci sia il boom della vendita di
armi fa pensare. Gli Americani sono pragmatici.
È incredibile, però, la confusione che tuttora regna un po’
dovunque.
C’è chi confonde il virus con i batteri. Poco male. C’è chi dice
che il virus non è vivo e chi lo descrive invece attivissimo. In fondo, anche
questo poco importa. Altri sostengono che si tratta solo di un’influenza un po’
più cattiva e che i morti in un anno per un’influenza “normale” non sono molti
di meno di quelli deceduti per questa epidemia.
Di questo virus non sappiamo nulla. Sembra che preferisca gli
uomini alle donne, gli anziani ai giovani (perché sarebbero più vulnerabili per
l’esistenza di malattie o acciacchi connessi all’età), i sessantenni agli
adolescenti e ai bambini, ma poi muoiono lo stesso.
Non sappiamo quanto durerà e se questa è solo la prima ondata o
dovremo aspettarcene altre. Non sappiamo se con il caldo si sviluppa o decade.
Non sappiamo se si trasmette per via aerea (questo sì) oppure, anche
per contatto (sennò, a che servono i guanti?), ma a che distanza? Si parla di un
metro, due, alcuni sostengono, addirittura otto o quindici. Qualcuno suggerisce
che il vento potrebbe portare il contagio attraverso le finestre aperte, se uno
ha starnutito poco lontano.
Altra domanda: questo virus è mutante? Qualcuno sostiene che il
ceppo lombardo è un po’ diverso da quello comune. Sarà poi vero? Allora, come
cercare un vaccino?
Ma ci sono altre incertezze.
Ad esempio, le famose mascherine. Tutti ne parlano. Di Maio, quasi
ogni giorno, annuncia una nave o un aereo carico di mascherine generosamente
donate da qualche Paese amico o lautamente pagate. In questo momento, poco
importa. Sta di fatto che, anche se arrovano, non si trovano. In teoria,
dovrebbero essere a portata di tutti come le macchinette sulla strada che
distribuiscono le sigarette e i preservativi.
In alcune regioni dovrebbero averle tutti. In altre, non si sa.
Questa discrezionalità è incomprensibile e, poi, servono le mascherine?
Gli esperti spiegano che sono almeno di tre tipi:
a - quella
per impedire che il nostro respiro possa contagiare gli altri. Diciamo che sono
mascherine altruiste;
b –
quella per proteggerci dal contagio altrui:
una mascherina egoista;
c –
quella che fa tutte le funzioni, con o senza respiratore.
Quale mascherina dovremmo adottare? Il buon senso preferirebbe
l’ultima. La questione è che non si trovano.
I prezzi (ma anche questo è relativo, se pagare significa salvarsi
la vita variano. C’è chi le distribuisce gratis. Che tipo di mascherina? C’è
chi le fa pagare due soldi e chi quindici euro. C’è chi ne fa incetta per
rivenderle ad amici, parenti e clienti.
Altra incertezza: quanto durano? Sono riciclabili? Come?
Poi ci sono i malati, quelli veri, e i portatori sani gli
asintomatici. Come saperlo? Come difendersi da questi ignari portatori di
contagio? Possiamo esserlo tutti.
Se qualcuno guarisce, e per fortuna sono molti, avrà per
l’avvenire gli anticorpi necessari? Potrebbe contagiarsi di nuovo? Non lo sa
nessuno (il caso Johnson è preoccupante).
La risposta viene dai famosi tamponi. Il tampone è come la fedina
penale: oggi sono pulito, ma se stasera ammazzo mia moglie non più. Il tampone
mi dice che oggi non ho il virus, ma domani potrei averlo.
Bisognerebbe fare i tamponi a tutta la popolazione. Un’impresa
enorme, come una vaccinazione di massa. Poi si scopre che non ci sono
laboratori di analisi sufficienti. Inoltre, mancano i reagenti. Non li
produciamo più oppure la nostra produzione è nettamente inferiore alle
necessità.
Di epidemia si muore, a migliaia. Il Capo della Protezione civile,
ogni pomeriggio, snocciola dati che dovrebbero essere confortanti. Sui decessi
si scivola via, ma c’è qualcosa che non funziona in queste statistiche che ci sono
ammannite ogni giorno. Anche in Cina le
urne funerarie con le ceneri dei defunti da restituire ai parenti sono di circa
300.000 persone, rispetto alle poche migliaia di decessi annunciati.
Quanti sono, veramente i nostri morti? Nelle case di riposo (si fa
per dire) degli anziani, quante persone sono morte? Ogni giorno se ne scoprono
a decine (v. Pio Istituto Trivulzio, a Milano). In Spagna, in questi giorni,
l’attività principale dei pompieri è di sfondare gli appartamenti, su
segnalazione dei vicini, appartamenti dove la gente, in genere anziana, da
qualche tempo non da più segni di vita.
È un tristissimo elenco di domande senza risposte univoche. Certo,
il Governo non è in grado di rispondere. Si affida agli scienziati, ma se anche
da questi non esce una direttiva chiara per la popolazione, siamo in balia di
un mare in tempesta.
Il bello è che la TV è l’unica che ci permette di avere notizie
dal mondo (e chi esce a comprare un giornale?) ed è essenziale per essere
informati (ma le tesi si contraddicono) e, alla fine, annoia. È diventata un
corso di medicina generale o di farmacopea. Tutti parlano e spiegano ma il buio
è sempre fitto.
Infine, come in tutti i thriller,
c’è la caccia al colpevole. Chi è stato il primo portatore del contagio in
Europa? Un Italiano, un Tedesco, un Cinese?
Le ipotesi si affollano nella loro inutilità come se da questo potesse
derivare un’illuminazione.
Ma non basta. Alla fantapolitica si aggiunge la fantavirologia: è
una mutazione di un virus annidato nello stomaco o nell’intestino di un
pipistrello, no, da un serpente. No, non è di origine naturale, è un prodotto
da laboratorio sfuggito di mano. Possibile. Oppure l’hanno fatto apposta? Chi
c’è dietro? E perché? La dietrologia è il campo delle messi dei fantasiosi.
Sta di fatto che, ad oggi, siamo ancora in galera e allo sbando,
asini involontari per decreto di Stato.
Roma, 07/04/2020

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