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mercoledì 13 maggio 2020



Boss ai domiciliari, 498 usciti finora. Zagaria tra i primi a tornare in carcere

Il vicecapo del Dap Tartaglia ha preparato l’elenco segreto dei 40 che dovranno rientrare subito. Il fratello del capo dei Casalesi sarà curato nella sezione 41 bis dell’ospedale di Viterbo: udienza il 22 maggio



Ci sono 40 nomi nella prima lista segreta dei boss da rimandare in carcere. Il camorrista Pasquale Zagaria, il capomafia palermitano Francesco Bonura e lo ‘ndranghetista Vincenzino Iannazzo, che stavano al 41 bis. Poi anche l’ergastolano siciliano Antonio Sudato. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha già scritto ai giudici di sorveglianza per chiedere di revocare la detenzione domiciliare scattata nelle scorse settimane per motivi di salute legati al rischio Covid. «Sono disponibili delle adeguate strutture sanitarie protette», scrive adesso il Dap. Per Zagaria è stato trovato posto nell’ospedale di Viterbo che ha una sezione attrezzata per i 41 bis: il tribunale di sorveglianza di Sassari deciderà il 22 maggio. Per il boss palermitano Antonino Sacco, si sono invece già riaperte le porte del carcere di Livorno, dove c’è una struttura sanitaria con «ampia offerta specialistica», ha scritto il magistrato di sorveglianza di Siena.

È l’effetto del nuovo decreto proposto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per mettere un freno alle scarcerazioni di mafiosi e trafficanti di droga, sono state 498 nella stagione dell’emergenza Coronavirus. Il caso è scoppiato il 6 maggio, quando Repubblica ha svelato la lista dei boss mandati ai domiciliari. E il ministro ha annunciato un provvedimento per il ritorno in cella. Intanto, mentre si lavorava al decreto, al Dap il nuovo vice capo Roberto Tartaglia, l’ex pm del processo “Trattativa”, programmava un piano per i ricoveri in strutture sanitarie protette. In parte dentro le carceri, in parte all’esterno. Quel piano che nella precedente gestione del Dap, affidata a Francesco Basentini, non si era predisposto. E ai giudici non era rimasto altro che concedere i domiciliari ai mafiosi con problemi di salute.
Adesso, il piano dei ricoveri per i boss c’è. Ed è in continuo ampliamento.

La settimana scorsa, Tartaglia ha avviato i contatti con la struttura del commissario straordinario per il rischio Covid, diretta da Domenico Arcuri, per aumentare ulteriormente la disponibilità di posti. Obiettivo del Dap, da martedì diretto dal magistrato Dino Petralia, quello di segnalare ai giudici di sorveglianza quanti più nomi della lista dei 217 detenuti con condanne definitive, gli altri sono ancora in attesa di giudizio, dunque fuori dalla competenza dell’amministrazione penitenziaria.

Insorgono gli avvocati contro il decreto Bonafede. I legali del boss Bonura, Giovanni Di Benedetto e Flavio Sinatra, hanno presentato una questione di legittimità costituzionale al magistrato di sorveglianza di Milano: sostengono che il decreto non possa applicarsi retroattivamente e che siano lesi i diritti alla difesa e alla salute. Esultano invece i Cinque Stelle: «Il decreto funziona». Il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, dice: «È nell’interesse di tutti che gli errori del passato vengano sistemati al più presto». Centrodestra, invece, polemico, in vista della mozione di sfiducia per Bonafede, che si discuterà il 20 maggio: «Quei posti in ospedale non c’erano prima?», dice la deputata di Fi Giusi Bartolozzi.

Al Dap si lavora già ad altri nomi. E ad attivarsi, per la revoca dei domiciliari, sono stati anche alcuni magistrati, che hanno chiesto informazioni all’amministrazione penitenziaria. Si è aperta una fase 2 anche nelle carceri: «Si assiste a una relativa rimessione della diffusione dell’epidemia», ha scritto il magistrato che ha revocato i domiciliari al boss Sacco. C’è invece chi è tornato in carcere perché da casa aveva ripreso i contatti con i fedelissimi: il capomafia trapanese Vito D’Angelo, uno dei fedelissimi dell’entourage del superlatitante Messina Denaro, è stato riarrestato dai carabinieri.




Fonte:  La Repubblica / DI LIANA MILELLA E SALVO PALAZZOLO





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