Boss ai
domiciliari, 498 usciti finora. Zagaria tra i primi a tornare in carcere
Il vicecapo del Dap Tartaglia ha
preparato l’elenco segreto dei 40 che dovranno rientrare subito. Il fratello
del capo dei Casalesi sarà curato nella sezione 41 bis dell’ospedale di
Viterbo: udienza il 22 maggio
Ci
sono 40 nomi nella prima lista segreta dei boss da rimandare in carcere. Il
camorrista Pasquale Zagaria, il capomafia palermitano Francesco Bonura e lo
‘ndranghetista Vincenzino Iannazzo, che stavano al 41 bis. Poi anche
l’ergastolano siciliano Antonio Sudato. Il Dipartimento dell’amministrazione
penitenziaria ha già scritto ai giudici di sorveglianza per chiedere di
revocare la detenzione domiciliare scattata nelle scorse settimane per motivi
di salute legati al rischio Covid. «Sono disponibili delle adeguate strutture
sanitarie protette», scrive adesso il Dap. Per Zagaria è stato trovato posto
nell’ospedale di Viterbo che ha una sezione attrezzata per i 41 bis: il
tribunale di sorveglianza di Sassari deciderà il 22 maggio. Per il boss
palermitano Antonino Sacco, si sono invece già riaperte le porte del carcere di
Livorno, dove c’è una struttura sanitaria con «ampia offerta specialistica», ha
scritto il magistrato di sorveglianza di Siena.
È
l’effetto del nuovo decreto proposto dal ministro della Giustizia Alfonso
Bonafede per mettere un freno alle scarcerazioni di mafiosi e trafficanti di
droga, sono state 498 nella stagione dell’emergenza Coronavirus. Il caso è
scoppiato il 6 maggio, quando Repubblica ha svelato la lista dei boss mandati
ai domiciliari. E il ministro ha annunciato un provvedimento per il ritorno in
cella. Intanto, mentre si lavorava al decreto, al Dap il nuovo vice capo
Roberto Tartaglia, l’ex pm del processo “Trattativa”, programmava un piano per
i ricoveri in strutture sanitarie protette. In parte dentro le carceri, in
parte all’esterno. Quel piano che nella precedente gestione del Dap, affidata a
Francesco Basentini, non si era predisposto. E ai giudici non era rimasto altro
che concedere i domiciliari ai mafiosi con problemi di salute.
Adesso,
il piano dei ricoveri per i boss c’è. Ed è in continuo ampliamento.
La
settimana scorsa, Tartaglia ha avviato i contatti con la struttura del
commissario straordinario per il rischio Covid, diretta da Domenico Arcuri, per
aumentare ulteriormente la disponibilità di posti. Obiettivo del Dap, da
martedì diretto dal magistrato Dino Petralia, quello di segnalare ai giudici di
sorveglianza quanti più nomi della lista dei 217 detenuti con condanne
definitive, gli altri sono ancora in attesa di giudizio, dunque fuori dalla
competenza dell’amministrazione penitenziaria.
Insorgono
gli avvocati contro il decreto Bonafede. I legali del boss Bonura, Giovanni Di
Benedetto e Flavio Sinatra, hanno presentato una questione di legittimità
costituzionale al magistrato di sorveglianza di Milano: sostengono che il
decreto non possa applicarsi retroattivamente e che siano lesi i diritti alla
difesa e alla salute. Esultano invece i Cinque Stelle: «Il decreto funziona».
Il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, dice: «È
nell’interesse di tutti che gli errori del passato vengano sistemati al più
presto». Centrodestra, invece, polemico, in vista della mozione di sfiducia per
Bonafede, che si discuterà il 20 maggio: «Quei posti in ospedale non c’erano
prima?», dice la deputata di Fi Giusi Bartolozzi.
Al
Dap si lavora già ad altri nomi. E ad attivarsi, per la revoca dei domiciliari,
sono stati anche alcuni magistrati, che hanno chiesto informazioni
all’amministrazione penitenziaria. Si è aperta una fase 2 anche nelle carceri:
«Si assiste a una relativa rimessione della diffusione dell’epidemia», ha
scritto il magistrato che ha revocato i domiciliari al boss Sacco. C’è invece
chi è tornato in carcere perché da casa aveva ripreso i contatti con i
fedelissimi: il capomafia trapanese Vito D’Angelo, uno dei fedelissimi
dell’entourage del superlatitante Messina Denaro, è stato riarrestato dai
carabinieri.
Fonte: La Repubblica / DI LIANA MILELLA E SALVO
PALAZZOLO
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