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lunedì 25 maggio 2020


Intercettazioni, Raoul Bova a Palamara: “Ti prego indaga sulla sentenza” - “La trovo un’ingiustizia senza precedente. Tutti assolti tranne me” scrive l’attore facendo riferimento all’accusa di evasione fiscale. L’ex consigliere del Csm che lo rincuora: “Non bisogna mollare”.
Nella lunga fila di richieste di aiuto a Luca Palamara, l’ex consigliere Csm finito al centro dello scandalo delle nomine pilotate di magistrati, a sorpresa, c’è anche quella dell’attore Raoul Bova. Dalle carte di Perugia, tra le chat intercettate c’è’ anche la loro corrispondenza.  “Ti prego di indagare su questa sentenza, la trovo un’ingiustizia senza precedente. Tutti assolti tranne me”, si legge in un WhatsApp inviato il 25 luglio 2017 alle 10 e 03 dall’attore a Palamara che, alle 10.18, cerca di rincuorarlo: “Non finisce qui. Non bisogna mollare ora”. E alle 10.21 gli assicura: “Sono veramente rammaricato”.

La vicenda

Ma perché l’icona del cinema italiano chiedeva aiuto all’ex capo dell’Anm? L’attore protagonista del film campione d’incasso, “Scusa ma ti chiamo amore”, era incappato in una brutta vicenda giudiziaria. La procura di Roma aveva chiesto la sua condanna a un anno di carcere con l’accusa di aver evaso 680mila euro al fisco nel quinquennio 2005-2010. Gli veniva contestata un’irregolarità relativa al quinquennio 2005-2010 nei conti della sua società Sammarco Srl.

“I giornalisti non si smentiscono mai”

I messaggini tra i due depositati dalla procura di Perugia risalgono al giugno precedente. Il 30 Bova lo invita “alla serata che ti dicevo”. Palamara risponde che sta “cercando di organizzarsi”. E rilancia con un “aperitivo il 3”. Chiudono con un caffé per il 4 luglio. Ma Bova insiste: “Fammi sapere per il 9 per organizzare l’ospitalità. Sarà una serata molto bella e come rappresentante delle istituzioni sarebbe un segno tangibile e di speranza per chi vuole credere nella legalità”. Il 5 luglio però esce la notizia della richiesta del ok alla condanna per evasione e Raoul scrive a Palamara alle 17.56: “Come al solito i giornalisti. Non si smentiscono mai”. L’ex pm risponde: “Purtroppo una piaga”...

“La partita non è finita”

Il 25 luglio del 2017 arriva la condanna. E l’attore chiede l’intervento di Palamara. All’invito a “indagare” l’ex pm risponde: “Non finisce qui. Non bisogna mollare ora”. E alla controreplica di Bova: “Valsecchi ha avuto quello che voleva”, Palamara tenta di rassicurarlo: “La partita non è finita. Sono sicuro che la tua onestà alla fine verrà fuori”. Ma dieci minuti dopo l’artista insiste: “Ma ti chiedo di verificare se ho meritato una condanna così dura. Così mirata. È stata considerata una manovra premeditata. Sono sotto shock. Ma in tutto questo il commercialista non ha alcuna responsabilità?”. Il magistrato risponde: “Ti faccio sapere ma devi reagire non è perso nulla”.

I consigli

Nei giorni successivi alla condanna, Palamara si informa delle sue condizioni e gli dà consigli. “Vorrei scrivere pubblicamente qualcosa, mi stanno annullando molti contratti”, gli chiede preoccupato l’attore. “Fallo dicendo che rispetti la decisione ma che ancora si tratta di un procedimento non definitiva nella condizione che riuscirà a dimostrare la totale estraneità ai fatti”, risponde il magistrato il 28 luglio del 2017. Due giorni dopo il comunicato è pronto e Raoul Bova glielo sottopone: “Preciso che ho sempre pagato il dovuto e non sono stato condannato né per evasione fiscale né per altri reati ma condannato in primo grado soltanto per un contratto tra me e la mia società di immagine produzione perché ritenuto non idoneo dalla sezione penale, mentre altri giudici tributari lo hanno considerato a tutti gli effetti valido. Sono colpevole solo di non essermi laureato in economia non essere stato in grado di tenermi da solo la contabilitá (...) Non smetterò di vivere nel rispetto delle regole del prossimo di aiuto, di aiutare chi ha bisogno, e non me ne andrò anche se qualcuno lo vorrebbe, da questo paese che amo».
“Volevo in tuo parere”, conclude. E Palamara risponde: “Ci sentiamo in serata”.


Fonte : di Virginia Piccolillo/ Corriere della Sera/  24 maggio 2020


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