Una soluzione finale
per gli anziani? Il nuovo incubo dell’Europa…le RSA “rendono liberi”…di volare
in cielo!
Non
esistono dubbi. In vari ambienti dell’Unione Europea va manifestandosi, da
qualche settimana, uno strano proposito: quello di segregare per legge gli
anziani superiori ai 65 anni, per tempi lunghi, allo scopo di proteggerli
dall’infezione da Coronavirus. Ne ha parlato fluidamente la presidente della
Commissione europea Ursula von der Leyen, il 12 aprile, in una intervista
rilasciata al quotidiano tedesco «Bild». A sostenere questo proposito, quasi
con le stesse parole, è stato poi, in un’intervista al «Corriere della Sera»,
Vittorio Colao, capo di Vodafone, posto dal governo italiano alla guida della
task-force che, con poteri notevoli, ha il compito di gestire l’emergenza a
stretto contatto con la UE, e destinato, sembra, ad assolvere nel Paese ruoli primari
di governo. La cosa è davvero sconcertante.
Negli
appelli di giuristi che ne sono seguiti, è stato spiegato a sufficienza che si
tratterebbe di un atto incostituzionale. E questo è il primo dato assodato. La
gravità estrema di questo proposito si esprime comunque ad una varietà di
livelli. Affermazioni del genere, fatte da alte cariche dell’Unione Europea e
da persone cooptate in aree istituzionali italiane, sono già indicative di un
clima regressivo, implicando un deficit impressionante di conoscenza delle
regole di uno Stato di diritto. Se poi queste intenzioni si traducessero in
fatti, in Italia e in altri paesi, è chiaro che si avrebbe uno sprofondamento
di civiltà addirittura maggiore e più devastante di quello prodotto in epoca
nazista e fascista.
Tra
passato e presente si avvertono, a ben vedere, dei curiosi punti di contatto. I
gestori dei campi di concentramento nazisti avevano il «buon gusto» di
edulcorare le pratiche di annientamento delle loro vittime: ebrei, zingari,
oppositori politici e altre categorie sociali e civili. Presentavano infatti i
lager come luoghi di lavoro, quasi ameni, fondati su una disciplina rigida ma
produttiva e perfino educativa. Nei cancelli di entrata di Auschwitz e di altri
lager campeggiava, non a caso, il motto
Arbeit macht frei, cioè «Il lavoro rende liberi», che spiega a sufficienza il
cinismo beffardo di quei gerarchi. Ma l’odierno scrupolo «protettivo» per gli
anziani, da difendere attraverso una «amorevole» segregazione, perché
«fragili», «deboli» ed esposti particolarmente all’infezione, va, per
abiezione, decisamente oltre.
Il
concetto di base è tanto subdolo infatti da capovolgere in senso orwelliano la
realtà delle cose. Si provi a immaginare uno Stato ipotetico che imprigioni le
donne per «proteggerle» dai serial killer, anziché assicurare alla giustizia
questi ultimi. S’immagini, ancora, un ipotetico potere pubblico che invece di
perseguire gli atti di razzismo, come è naturale che avvenga in un paese
civile, tornasse a rinchiudere, perché no, gli ebrei nei campi per
«proteggerli» dalla furia degli xenofobi. Si tratterebbe, evidentemente, di una
implosione epocale della civiltà giuridica e, appunto, dello Stato di diritto.
Dalla
prospettiva italiana, resta istruttivo poi che persone in grado di concepire
disegni del genere si trovino introdotte di fatto, di punto in bianco, nelle
istituzioni con ruoli strategici, per decisione o col l’avallo forte di
autorità di governo che, se all’altezza dei loro compiti, dovrebbero prenderne
invece le distanze e licenziarli in tronco. Evidentemente, c’è qualcosa di cupo
che corre nel Paese ed è bene che la nostra società civile rifletta sul futuro
che potrebbe profilarsi. Ma è bene che anche questi strani ambienti facciano i
loro calcoli, perché la società aperta, la democrazia, può essere capace di
difendere sé stessa e di ritrovare nelle sue leggi e nei suoi principî
fondamentali i mezzi che occorrono.
La
disubbidienza civile, quando si travalica il sistema delle libertà garantito
dalle leggi fondamentali dello Stato, oltre che un diritto è un dovere. E come
tale ha assunto un proprio ruolo nelle tradizioni del Diritto, in un modo o in
un altro. Costituisce poi un punto fermo dell’elaborazione giuridica e nel
pensiero politico dell’ultimo secolo. Hannah Harendt e numerosi altri pensatori
hanno posto infatti le fondamenta di un discorso pubblico su questo tipo di
azione sociale. E in maniera decisiva lo ha fatto John Rawls, riconosciuto come
il maggiore studioso della politica del Novecento e ispiratore delle politiche
di rinnovamento che negli Stati Uniti si espressero dopo la guerra in Vietnam e
ancora negli anni clintoniani. Secondo Rawls, alle leggi palesemente ingiuste e
contrarie alla civiltà giuridica è un dovere opporre il diritto di resistenza.
Se ne tenga perciò conto.La storia non ha caratteri predittivi, ma è in grado
di lanciare moniti significativi, segnali lucidi, che in questo caso appaiono davvero
inquietanti. Se il 1937-38 resta nella memoria delle generazioni come il
biennio di sprofondamento pieno e definitivo dell’Italia nella barbarie che la
condusse alla guerra, l’emanazione di simili leggi passerebbe alla storia come
l’inizio di una nuova barbarie, ancora più profonda, con effetti
inimmaginabili.
Fonte
: Di Carlo Ruta /5 Maggio 2020 da Webmaster
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