L'IMPRENDITORE:
UN FOLLE, CORAGGIOSO,
SOGNATORE
di Stefano Anselmi
Quanto tempo sprechiamo
alla ricerca di scorciatoie per il successo e la realizzazione imprenditoriale,
quando sappiamo bene che l’unica strada è guardare in faccia la fatica, le difficoltà,
le persone?
Certo, è molto
difficile, c’è molto lavoro da fare, ma questa è la vita. Ma guardiamo il lato
positivo: se sei un imprenditore puoi fare quello, che vuoi (e cioè quello che
ti piace) e farlo a modo tuo.
L’unica cosa
fondamentale da fare, e te lo dico per esperienza, è iniziare da qualche parte:
le idee, le opportunità, i partner, le finanze, non si materializzano dal
nulla. Impara a fare bene qualcosa e inizia a lavorare tanto duramente: solo
così potrai avere grandi soddisfazioni!
Lavoro nell’ambito dei
trasporti e della logistica da tanti anni, sempre con la massima
professionalità. Nella vita ho fatto tantissime esperienze diverse, perché i
miei genitori mi hanno trasmesso fin da piccolo l’importanza dell’impegno serio
e costante e del lavoro ‘attivo’.
Lavorare attivamente
significa migliorare costantemente quello che si fa, innovando, inventando
nuove soluzioni.
La mia vita lavorativa
è un esempio concreto di questo atteggiamento: ho cominciato nel negozio di
famiglia, poi come agente di commercio di abbigliamento. Ho bruciato le tappe,
e nel giro di qualche anno sono diventato capoarea, poi direttore vendite,
direttore commerciale, responsabile di linea, responsabile del brand.
Successivamente, ho investito su me stesso come freelance, in modo da
valorizzare tutto quello che avevo fatto e allargare le mie conoscenze e i miei
orizzonti. Lo sbocco naturale di questo percorso è stata l’apertura di un’impresa
tutta mia.
L’aspetto professionale
che mi ha reso - e mi rende - più orgoglioso è la mia capacità di vedere in un
problema un’opportunità. Quando i clienti si rivolgono a me con richieste
complesse che riesco a soddisfare mi sento felice, anche perché so che la
soddisfazione dei miei clienti è il miglior biglietto da visita che si possa
avere.
Per essere imprenditori
- non importa di quale dimensione sia l’impresa - è necessario essere persone
flessibili, decise a dare il massimo per il raggiungimento del risultato che ci
si è prefissi. Consiglio a qualsiasi neo imprenditore di credere in quello che
fa tutti i giorni e di migliorarsi, sempre.
Credo che il peggior
difetto per un imprenditore sia quello di sentirsi arrivato, di ristagnare. A
lungo andare, questo atteggiamento atrofizza qualsiasi entusiasmo. La fame di
imparare cose nuove, invece, va sempre tenuta accesa!
Chi si approccia per la
prima volta alla vita da imprenditore deve essere consapevole che non avrà
nessun limite di orario, nessun piano ferie né giorni di malattia pagati. La
vita privata sarà ridotta quasi a zero e, soprattutto, all’inizio si avrà una
remunerazione economica più bassa di quella dei propri dipendenti. Insomma, il
vero imprenditore, se non è pazzo poco ci manca!
A questa drastica - ma
abbastanza realistica - descrizione, aggiungo anche qualche dato statistico: in
Italia, 2 aziende su 10 chiudono i battenti entro i primi 12 mesi di vita; una
su due entro i 5 anni d’esercizio.
Inoltre, un
imprenditore deve avere una conoscenza sufficiente di contabilità, di finanza,
di diritto fiscale, commerciale e del lavoro, nonché essere pratico di
strategie commerciali e di marketing. Deve saper parlare in pubblico, deve
avere buone doti relazionali, essere lungimirante, paziente, altruista,
eticamente corretto e diligente.
Per chiudere il
cerchio, aggiungo che un imprenditore deve sopportare (per lo meno in Italia)
di:
• combattere ogni giorno con una
burocrazia ai limiti del comico;
• avere un carico fiscale tra i più alti
al mondo;
• utilizzare linee di credito che esigono
garanzie reali pari al doppio di
quanto si chiede;
• essere ‘supportati’ da un'innovazione
tecnologica da parte dello Stato che porta almeno 5 anni di ritardo rispetto ad
altri paesi industrializzati
Ora, se tutto quello
che hai letto finora non ti ha spaventato o fatto cambiare idea, sei un pazzo
come me e penso che la mia storia ti darà ancora più forza per proseguire in
questa direzione, magari con maggiore consapevolezza grazie a qualche consiglio
da parte di chi ha fatto questa scelta vent’anni fa. Ti do ufficialmente il
benvenuto nel ‘club dei folli e coraggiosi sognatori’.
Il settore di cui mi
occupo è l’export, e credo sia un’interessante opzione da prendere in
considerazione in questi tempi: export significa capacità di saper piazzare un
prodotto /servizio per qualcuno che ha voglia di provarlo, ma tecnicamente non
sa come fare.
Oggi siamo in grado di
vendere le nostre eccellenze a tutto il mondo, e sono orgoglioso di dire che il
made in Italy è estremamente ricco e variegato, ma la vera sfida è vendere a
persone che non hanno la mentalità italiana. Il mio talento personale è di
saper offrire un prodotto presentandolo in modo personalizzato, tagliando la
comunicazione su misura dell'interlocutore internazionale che ho davanti. Credo
che questo esempio sia calzante non solo per chi opera nel mio settore, ma per
chiunque voglia vendere i propri prodotti /servizi.
Se per esempio vuoi
vendere dei vini a un cinese che non ha una lunga cultura e un palato affinato
da una conoscenza storica del vino, dovresti vendere ciò che gli arriva
immediatamente: il sapore. Metti per il momento in secondo piano gli eventuali
riconoscimenti e i premi che quel vino potrebbe aver ricevuto in Italia. Al
contrario, se vuoi vendere quello stesso vino a un americano, dovrai puntare
sul brand, perché per un americano è l’aspetto principale. Se allo stesso
americano, per esempio, vorrai vendere dei prodotti alimentari, dovrai aiutarlo
a identificare quei prodotti all’interno della cultura gastronomica italiana e
seguire con attenzione i vari brand già presenti sul territorio americano.
Ovviamente, dovrai accontentare la sua richiesta proponendo nel contempo
innovazioni in linea con il mercato già presente.
Ecco perché il mio
impegno consiste nel presentare il prodotto/servizio al meglio in base alla
visione del cliente, non alla mia. Solo in questo modo potrò ottenere il
miglior risultato al massimo prezzo possibile di vendita, nell'ottica di creare
un mercato duraturo e stabile.
La soddisfazione porta
sempre a un feedback positivo, e questo aiuta a crescere sia l’azienda sia te
come professionista, perché nel mio lavoro l’importante è saper interpretare i
mercati target che vogliamo aggredire e riuscire a capire quale sia il canale
giusto per poter vendere. Noi italiani spesso pensiamo che i canali di vendita
siano sempre gli stessi, uguali in tutto il mondo, ma questo è profondamente
sbagliato; non possiamo pretendere di stereotipare tutti i canali di vendita… secondo
le nostre esperienze e necessità! Ho basato sempre i miei successi su una
preventiva e meticolosa interpretazione del mercato. Per esempio, in America
sono riuscito a vendere vini facendo pubblicità sulle pagine di un giornale
americano rivolto alla comunità italiana negli USA. Con presentazioni mirate al
‘brand’ ho imposto il prodotto e ho creato una nicchia di mercato stabile.
Ultimo elemento, ma
cruciale, è il network di conoscenze. In tutto il mondo mi sono creato, in
questi anni, amici, colleghi e collaboratori che hanno reso possibile il mio
successo. Anche se non ti occupi di export, ricorda che i rapporti di stima e
fiducia con cliente, collaboratori e colleghi sono basilari.
Il mio motto è: ‘Non importa quanto grande sia la tua azienda
oggi. Ogni azienda parte da un sogno e da un progetto. Ogni azienda ha un’origine
umile, e ricordarlo alle persone serve a ridurre la distanza tra la tua
organizzazione e la loro vita’. (Dave Kerpen, ‘Likeable’).
I miei consigli:
• Lavora duramente, non smettere mai di
imparare.
• Fai grande attenzione a come comunichi i
tuoi prodotti o i tuoi servizi. Mettiti prima nei panni del cliente e poi trova
il modo giusto per comunicare dal suo punto di vista.
• Sii coraggioso! Affronta i problemi,
quando si presentano, guardandoli in faccia: potrebbero nascondere un’opportunità.
L’articolo
è tratto dal bellissimo libro edito da Fausto Lupetti- Libri d’Impresa. “Come
ce l’hanno fatta 73 imprenditori italiani – 2020 –Bellissima l’introduzione di
Mirco Gasparotto (che mi piacerebbe
molto conoscere) ed al quale dedicherò un mio prossimo articolo.




Nessun commento:
Posta un commento