Per
i vaccini una preghiera ai nostri governanti: decidete di decidere, senza
nascondere la vostra (in)decisione
C’è
insomma, sullo sfondo, la responsabilità d’una decisione. La nostra
Costituzione non la vieta, semmai l’impone. L’articolo 32 ammette i trattamenti
sanitari obbligatori, purché decisi con legge, e purché la legge rispetti la
dignità delle persone. Una ricerca
dell’università Cattolica di Milano ha scoperto che il 41% degli italiani non
intende vaccinarsi contro il Covid 19; però l’immunità di gregge s’ottiene
unicamente se il vaccino raggiunge fra il 60% e il 70% della popolazione.
Servirà quindi un obbligo, piuttosto che un consiglio.
Arrivano i primi
tre vaccini (Pfizer, Moderna, AstraZeneca). Saranno obbligatori? Mistero. La
politica è divisa, con Renzi per il sì, Salvini per il no, tutti gli altri per
il non so; tra i virologi s’alza il niet di Crisanti; e come al solito il
governo prende tempo. Eppure è una scelta cruciale, per la salute collettiva,
per l’economia, per la stessa idea di libertà, nel rapporto fra lo Stato e i
cittadini. Difatti a giugno una ricerca dell’università Cattolica di Milano ha
scoperto che il 41% degli italiani non intende vaccinarsi contro il Covid 19;
però l’immunità di gregge s’ottiene unicamente se il vaccino raggiunge fra il
60% e il 70% della popolazione. Servirà quindi un obbligo, piuttosto che un
consiglio. Ma non si può, obiettano i No-vax: sarebbe incostituzionale.
E allora partiamo
da qui, dalla nostra vecchia Carta. Dove in effetti la salute viene declinata
come un diritto, non già come un dovere; e dove tuttavia l’articolo 32 ammette
i trattamenti sanitari obbligatori, purché decisi con legge, e purché la legge
rispetti la dignità delle persone. C’è dunque una riserva di legge
«rinforzata», così la definì Paolo Barile; e con una doppia conseguenza. In
primo luogo, fuori le Regioni: almeno in questo caso, non hanno alcuna
competenza. Tocca alla legge statale, non a quella regionale. Perché l’articolo
117 della Costituzione attribuisce allo Stato la scelta dei principi
fondamentali in materia di salute; e perché la profilassi vaccinale vi ricade,
disse nel 2018 la Consulta, respingendo un ricorso del Veneto contro l’obbligo
di 10 vaccini per i minori. In secondo luogo, dentro il Parlamento. Perché
l’officina delle leggi si trova laggiù, non fra i saloni di palazzo Chigi, dove
si fabbricano decreti. Stavolta, insomma, non basterà una firma del premier in
calce all’ennesimo Dpcm.
Ma a quali
condizioni la legge può imporci il vaccino? Non per proteggere i singoli
individui, dato che ciascuno ha diritto al rifiuto delle cure. Occorre altresì
che sia in pericolo la salute collettiva; e forse quest’unico requisito è
sufficiente - stando all’opinione di Costantino Mortati - anche se il singolo
non trae benefici dal vaccino. Di più: può ottenerne in cambio un nocumento, un
danno alla propria integrità fisica o mentale. Sono le “scelte tragiche” del
diritto, come s’esprime una sentenza costituzionale del 1996, a proposito della
vaccinazione obbligatoria contro la poliomielite. Il sacrificio di pochi per la
salvezza di tanti. Ed è una scelta che spetta alla politica, sia pure sotto
dettatura della scienza. Ma è una scelta pure la somministrazione del vaccino
su base volontaria, e presenta anch’essa un conto da pagare, in termini
sanitari, economici, sociali.
C’è insomma, sullo
sfondo, la responsabilità d’una decisione. La nostra Costituzione non la vieta,
semmai l’impone. Ma a quanto pare il governo s’avvia verso una terza strada:
fra il sì e il no, propende per il nì. La stessa soluzione escogitata per il
cenone di Natale, col limite di 6 persone a tavola. Siccome non si possono
spedire i carabinieri in ogni casa, ci giungerà alle orecchie una
raccomandazione, e intanto stop alla circolazione dopo cena, per evitare
tentazioni. Risultato: andremo dai nonni portandoci una brandina da campeggio,
per passarci la nottata. Quanto alla vaccinazione, si fa largo l’idea
d’affidarsi alle scelte individuali, però confezionando un patentino sanitario,
obbligatorio per chi vuole viaggiare. Sicché il vaccino resta libero, ma chi lo
rifiuta subisce una sorta di pena detentiva. Da qui, allora, una preghiera ai
nostri governanti: decidete di decidere, senza nascondere la vostra
(in)decisione.
Fonte: di Michele
Ainis/ La Repubblica
Vaccino anti
Covid, il piano dell’Italia: “In arrivo 202 milioni di dosi, si parte il 29
gennaio”
Secondo fonti di
maggioranza, sarebbe in dirittura di arrivo il piano vaccino per il Coronavirus
dell’Italia: “Sono attese 202 milioni di dosi a partire da gennaio 2021. Ogni
dose, tuttavia, ha bisogno di richiamo e non sappiamo di quanto ci sia immunità”,
secondo quanto si legge sull’appunto che il ministro della Salute, Roberto
Speranza ha illustrato ai Capigruppo della maggioranza nella riunione a Palazzo
Chigi.
Più di 200 milioni
di dosi di vaccino anti Coronavirus a partire da fine gennaio 2021 e per tutto
il trimestre successivo. Al momento si tratta di una indiscrezione in arrivo da
fonti di maggioranza, ma sembra proprio che il piano vaccini dell'Italia sia in
dirittura di arrivo. Ogni dose, in base alle conoscenze attuali, "ha
bisogno di richiamo e non sappiamo di quanto ci sia immunità". Questo uno
dei passaggi dell'appunto che il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha
illustrato ai Capigruppo della maggioranza nella riunione a Palazzo Chigi, alla
presenza anche del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in attesa della
presentazione ufficiale in programma domani, mercoledì 2 dicembre. "Siamo
il primo Paese europeo che spiega, per primo al Parlamento che a chiunque
altro, il piano vaccinale", avrebbe rivendicato il Ministro. La
distribuzione del vaccino, hanno reso noto fonti di maggioranza, sarà
interamente statale: la gestione sarà centralizzata e il vaccino sarà
distribuito secondo decisioni mediche e scientifiche.
Al momento,
secondo quanto si apprende sempre dalla riunione, il governo sarebbe per non
imporre alcun obbligo di vaccinazione, procedendo invece su base volontaria. Il
piano di vaccinazione sarà trimestrale, strutturato di tre mesi in tre mesi,
per seguire l'evoluzione della pandemia e quella delle somministrazioni delle
dosi, e andrà avanti fino ai primi mesi del 2022. In attesa dell'autorizzazione
alla distribuzione del vaccino Pfizer-BioNtech e successivamente di quello di
Moderna e di un'altra casa farmaceutica, si dovrebbe partire il 29 gennaio con
la campagna per la vaccinazione elaborata dal ministero della Salute. "Non
possiamo far coincidere la terza ondata eventuale con la campagna vaccinale:
per questo adesso obiettivo è flessione della curva epidemiologica", è il
ragionamento alla base.
I primi ad essere
vaccinati saranno medici e infermieri. Il vaccino anti-Covid dell'azienda
Pfizer arriverà "tra il 23 e il 26 gennaio" e le dosi "andranno
ai 300 punti individuati, che sono direttamente gli ospedali", secondo
quanto riferito, come si apprende da fonti di maggioranza, dal ministro
Speranza ai Capigruppo nella riunione a Palazzo Chigi. Poi toccherà agli ospiti
e agli operatori delle Rsa, e ancora agli 80enni e alla popolazione compresa
nella fascia d'età 60-70 anni. A seguire, dovrebbero esserci i lavoratori
cosiddetti essenziali, compresi quelli della scuola: insegnanti, presidi,
amministrativi, personale ausiliario. Ci sarà comunque il coinvolgimento
dell’esercito per la distribuzione, che avverrà utilizzando grandi spazi
pubblichi, palestre, spazi aperti e fiere.
Fonte: https://www.fanpage.it/
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